Dopo nove anni, Giulio continua ancora a dirci con il suo assordante silenzio che è ora di “mollare le menate e di metterci a lottare” esattamente come diceva Finardi.
Molti non vogliono ancora capire e si ostinano a languire in un’indifferenza colpevole, tantissimi altri, invece, hanno capito benissimo il messaggio fin dal primo momento.
Il brutale omicidio di Stato che “ha dato il suo putrido segno all’istinto bestiale”, fin dall’inizio ha risvegliato molte coscienze, altre, intorpidite dal proprio asservimento alle logiche economiche, continuano a girare la testa dall’altra parte quasi infastidite da chi, come la famiglia “allargata” Regeni, non ha mai smesso di lottare chiedendo Verità e Giustizia per tutti i Giulio del mondo.
Di quella grande famiglia fanno parte tutte quelle migliaia di persone che nel nostro paese hanno scelto di non chinare la testa di fronte ai soprusi di un potere che li vorrebbe schiavi e che sempre di più assomiglia a quella protervia crudele che già il Dolce Padre Dante fustigava nel canto VI del Purgatorio (vv.76-78). Val sempre la pena di ricordarsene, anche se sono settecento anni che ce lo sentiamo ripetere:
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!
Da nove anni il popolo di Giulio si raccoglie il 25 gennaio a Fiumicello Villa Vicentina come una grande famiglia non per celebrare o semplicemente ricordare il transito terreste del fratello di ognuno di noi, ma per continuare a dargli voce a dispetto di chi ha voluto togliergliela e farlo tacere.
E’ così che la sua voce continua a rimbombare anche nelle segrete stanze di coloro che ci vogliono servi dei servi, aggiogati ai poteri politico finanziari che ormai dominano il pianeta. Il suo grido si fa però ogni giorno più forte e più attuale.
La straordinaria novità di quest’anno che rappresenta già una vittoria contro i poteri omicidi e oscurantisti, è che il 20 febbraio 2024, presso la Corte d’Assise di Roma è finalmente iniziato il processo per l’omicidio di Giulio e che il 9 aprile 2024 e il 20 gennaio 2025 hanno testimoniato i suoi genitori Claudio Regeni e Paola Deffendi.
L’esempio dell’indispensabile presenza di Giulio nello scenario politico italiano è dimostrata dal recente caso Al-Masri. Anche se può sembrare pedante è proprio il caso di fare un po’ il punto su questa incresciosa situazione che può gettare una luce anche sull’operato dei nostri governi presenti e passati, ma si spera non futuri.
La Corte penale internazionale (Cpi) ha chiesto spiegazioni all’Italia sulla scarcerazione di Njeem Osama Al-Masri, un generale libico ricercato per crimini di guerra commessi in Libia dopo la rivoluzione che ha deposto il regime del colonnello Muammar Gheddafi.
L’uomo era stato arrestato a Torino, dove si era recato per vedere la partita di calcio Juventus-Milan, ma è stato rimandato in Libia.
La Cpi ha spiccato un mandato d’arresto per il militare libico per crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella prigione di Mittiga, vicino Tripoli, nel febbraio 2011.
Al-Masri è stato accusato di avere compiuto una serie di crimini di guerra e di torture a partire dal 2011, anno in cui è scoppiata la guerra civile libica.
Come capo della Rama, la polizia giudiziaria libica, è stato accusato di essere corresponsabile di una serie di massacri e sparizioni a Tarhuna, un centro vicino alla capitale Tripoli.
Lì sono state trovate decine di fosse comuni e diversi sopravvissuti lo hanno accusato di torture fisiche e psicologiche.
Come direttore del carcere di Mitiga è invece accusato di aver torturato, ucciso e schiavizzato migliaia di migranti subsahariani, incarcerati e costretti ai lavori forzati. (it.euronews.com)
Il criminale Al-Masri, dopo essere stato rimesso in libertà con il pretesto di un banale errore burocratico, è stato portato con un aereo di stato italiano all’aeroporto di Tripoli nel quale è stato accolto come un eroe nazionale dai suoi sostenitori che confidano nel sostegno del governo italiano.
Le illazioni che a questo punto ognuno è legittimato a fare raccontano di corruzione, interessi economici inconfessabili e segrete, oscure connivenze tra il nostro paese e i peggiori macellai del mondo così in Libia come nell’Egitto di Abdel Fattah al-Sisi. A pagare il conto salatissimo di questi intrighi sono da sempre le popolazioni misere e innocenti o i giovani intraprendenti operatori umanitari, giornalisti e cooperatori internazionali. La lista dei giornalisti caduti in questo modo è davvero lunga, è stato possibile ricordarne solo alcuni durante la serata a Fiumicello Villa Vicentina: Ilaria Alpi, Enzo Baldoni, Marco Lucchetta, Alessandro Ota, Dario D’Angelo, Miran Hrovatin che sono il simbolo del sacrificio di tanti. Il 2024 ha segnato una drammatica escalation della repressione contro la libertà di stampa nel mondo con 124 giornalisti e operatori dei media assassinati (lindipendente.online).
Sono stati tutti casi che hanno coinvolto persone molto diverse tra loro in scenari geopolitici a volte divergenti. Ad accomunarli nella tragedia sono similitudini che collimano, soprattutto per quanto riguarda il nostro caso, nel coinvolgimento e depistaggio di autorità italiane variamente deviate e corrotte in combutta con similari poteri occulti di altri paesi.
Non si tratta di essere complottisti o paranoici ma di guardare in faccia la realtà senza crearsi troppi falsi alibi. Giulio Regeni è stato rapito, torturato e ucciso per dare una lezione a tutti i ficcanaso che vogliono legittimamente scoprire le verità nascoste dai regimi autoritari che si spacciano per democratici ma che, al contrario, tramano i delitti più innominabili solo per la brama di potere che li domina.
Alla prima udienza del processo che ha messo alla sbarra quattro agenti torturatori dei servizi segreti egiziani si è visto un breve video girato di nascosto da un ambulante, e per l’occasione doppiato da Pif, che chiede a Giulio Regeni in un sobborgo di Il Cairo di fare la cresta sui fondi destinati dall’università di Cambridge per la sua ricerca. Giulio, naturalmente, risponde negativamente argomentando con l’onestà che lo contraddistingueva. E’ proprio questo comportamento retto e cristallino che inquieta il potere. Le dittature sanno bene come combattere i ribelli che sono quasi contemplati e funzionali ai soprusi, alle violenze e alla repressione, ma hanno sempre grosse difficoltà a gestire gli onesti e le persone con la schiena dritta, quelli sinceri che non si vendono e non si lasciano corrompere e che preferiscono farsi spaccare letteralmente tutte le ossa piuttosto che venire meno ai propri principi e valori. Non sono eroi, sono persone comuni che sanno tener fede alla parola data e che hanno rispetto per se stessi.
Alcuni testimoni che hanno visto Giulio nel carcere egiziano dove è stato torturato hanno riferito che quello che i suoi macellai gli chiedevano più insistentemente è dove fosse stato addestrato a resistere alle tecniche d’interrogatorio dei servizi segreti. Probabilmente non riuscivano a credere che stesse dicendo semplicemente la verità, che non avesse proprio nulla da confessare, niente da nascondere, voleva solo fare il suo lavoro di studioso e di ricercatore. I corrotti non possono concepire e nemmeno sopportare coloro che non si abbassano a prostituire la propria integrità morale.
E’ questo che rende ancora Giulio e la sua grande famiglia forti e vivi, come dicono gli inglesi: “Alive and Kicking”. Anche nel nostro miserabile paese, a impensierire la protervia del potere non sono tanto le cosiddette opposizioni ma sono soprattutto coloro che non si piegano alle liturgie orgiastiche del potere dove molti sono quelli che pagherebbero pur di farsi comprare.
Al palazzetto del pattinaggio di Fiumicello Villa Vicentina, allestito come un vero e proprio auditorium per accogliere le centinaia e centinaia di persone convenute per fare cose insieme a Giulio e alla sua famiglia, i musicisti dei “Green Tea Infusion” hanno aperto l’incontro suonando la progressiva “Waves” dal loro primo album ed era davvero un’onda dolcissima eppure amara di nostalgia e di rimpianti che ha travolto tutti nel ricordo di una vita spezzata che però disseminando la propria energia ha fatto germinare un movimento che non si ferma perché ha la forza del mare e una voglia di fare inarrestabile.
Preziosa, insieme a molte altre, la testimonianza in video dell’egiziana Laila, madre di Alaa Abdel Fattah attivista politico detenuto nelle carceri di Al Sisi per i fatti di piazza Tahrir del 2011. L’anziana in sciopero della fame da mesi ha ricordato in un’intervista di sentirsi molto vicina a Paola Deffendi, la mamma di Giulio che in tutti questi anni non ha avuto paura di affrontare il suo immenso dolore per la Verità e la Giustizia che sono i valori per cui Giulio vive ancora!
L’incontro al palazzetto di Fiumicello Villa Vicentina, coordinato da Marina Tuni, dall’ass. Euritmica e da molti altri volontari, è stato condotto anche quest’anno dal giornalista, ex deputato Giuseppe Giulietti da sempre attento alle reali dinamiche del nostro sistema democratico e alle battaglie civili per difenderlo.
Insieme a lui hanno partecipato moltissime personalità della politica, del giornalismo e dello spettacolo italiano, tutti insieme a sollevare in alto un’onda inarrestabile, quella di un noi collettivo che si oppone all’io narcisistico che si estende ad opprimere tutti, come ha ricordato Giulietti, promettendo a coloro che vorrebbero spegnere, arginare, ammutolire l’indignazione che continua a crescere: “Non vi libererete mai di noi! Nemmeno dopo la sentenza del processo che secondo “lor signori” non avrebbe nemmeno dovuto tenersi. Continueremo a combattere per tutti i Giulio e le Giulie d’Egitto”.
Sono passati nove anni ma l’emozione rimane la medesima. Verità e Giustizia da Fiumicello Villa Vicentina, il paese di Giulio Regeni che non è solo una speranza per la nostra democrazia ma una vera e propria promessa e certezza per il nostro futuro.
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Ne hanno dato prova anche quest’anno i ragazzi del Governo dei Giovani del Comune del quale faceva parte anche Giulio solo poco tempo fa, donando senso non solo a tutta la serata ma anche alla battaglia che è stata sostenuta in tutto questo tempo dai genitori Claudio e Paola, dalla sorella Irene, dall’avvocato Alessandra Ballerini e da quella grande famiglia allargata che ha preso la forma di una splendida torreggiante Onda gialla.
La giunta in erba con il proprio sindaco, infatti, ha citato in modo molto appropriato e convincente una frase dallo stupendo libro di Charlie Mackesy, “Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo. La storia in movimento” che sta spopolando in questi mesi anche sotto forma di cortometraggio dello stesso autore.
La storia racconta dell’improbabile ma avvincente viaggio di un bambino smarrito in una tormenta di neve e degli amici animali che incontra che lo aiutano a ritrovare la sua casa che si rivelerà essere sempre laddove ci sono le persone che amiamo.
Ad un certo punto la talpa chiede al bambino: “Che cosa vuoi fare da grande?” Il bambino risponde: “Essere Gentile”. Questo dovrebbe essere il desiderio e l’obiettivo di ognuno di noi, ad un mondo che ci spinge a seguire i modelli dello sceriffo americano e dei suoi bravacci miliardari o quelli del crudele zar di tutte le Russie, bisogna contrapporre la dolcezza e la fermezza di uno sguardo gentile e accogliente. Al ghigno arrogante di chi ha perso completamente ogni senso di umanità e non si vergogna più davanti a niente, nemmeno alle deportazioni di milioni di profughi, all’agonia dei bambini e alle infami torture fisiche e psicologiche su vittime innocenti è necessario rispondere con lo spirito di fratellanza e la fermezza nei valori umani e democratici.
Prezioso a questo riguardo l’intervento della senatrice a vita Elena Cattaneo che ha sottolineato l’importanza di “una comunità che da nove anni cammina verso la verità”, che ha ben chiaro il valore fondativo e universale della libertà di studiare e di capire (diritto allo studio). Giulio era un accademico nel pieno adempimento delle sue funzioni, la sua vicenda è un potente simbolo dell’amore e della volontà di conoscenza, esempio per tutti noi.
Pif, il situazionista dell’informazione, seguendo a ruota, si è domandato sornione: “Perché siamo qua?” Perché, dopo tanti anni, migliaia di persone continuano pervicacemente ad affollare le giornate durante le quali Giulio “continua a fare cose” e a chiedere giustizia? La risposta è più semplice di quello che potrebbe sembrare: Perché è una lezione di vita, la società e la politica, nella loro forma più deteriore, vorrebbero che la normalità fosse non dover chiedere giustizia. La passività e la rassegnazione non devono diventare la regola nella nostra povera Patria. E’ proprio questa la lezione di Giulio, non piegare la schiena davanti a nessuno, i diritti non sono negoziabili, mai!
Sono seguiti molti interventi emozionanti e accorati; spesso è stata evocato il nome di Antonio Gramsci con un accostamento che è apparso a tutta prima iperbolico, ma in realtà ricco di suggestioni. Il giornalista Marco Damilano, citando una delle “Lettere dal carcere” del 1926, ha esortato tutti a non essere indifferenti e a “scrivere ancora” a Giulio che è uno che ci “corrisponde”, che parla in modo sincero ed ha sempre un sacco di cose da dirci.
A questo proposito davvero stupenda la citazione fatta da Marina Tuni da “Splendessero lanterne”, un componimento di Dylan Thomas “La palla che lanciai giocando nel parco, non è ancora scesa al suolo”. Il “gioco” di Giulio Regeni non è per nulla concluso e il testimone è necessariamente nostro, spetta a noi rilanciare; la “partita” contro l’indifferenza merita di essere portata a termine e spetta a noi “farci sotto” e impegnarci fianco a fianco con Giulio.
Gianni Cuperlo, con grande verve e acume sognante, ha raccontato uno strano, eroico episodio della vita degli economisti, eterni rivali, John Maynard Keynes e Friedrich Hayek che, a tutta prima, sembrava del tutto sconclusionato e fuori contesto. Naturalmente l’aneddoto si è rivelato del tutto illuminante e quasi una chiave per comprendere la forza e l’energia positive che il “caso Regeni” continua ad irraggiare.
Nell’estate del 1942, studenti e docenti dell’università di Cambridge (la stessa di Giulio) furono coinvolti in turni di guardia sui tetti degli edifici per timore dei bombardamenti tedeschi. Armati, si fa per dire, di badile e ramazza, Keynes e Hayek avevano il compito di buttare giù dal tetto le bombe prima che prendessero fuoco con l’intento di limitare i danni.
Non ci permettiamo di sindacare sulla plausibilità di un racconto del genere, romanzato in una biografia di Luciano Canova dedicata a Keynes (Quando l’oceano s’arrabbia, ed Egea, 2020):
Maynard, Hai paura?
Beh, insomma, a sessant’anni su un tetto di notte non è proprio una festa col punch, eh. Però almeno possiamo farci compagnia. E magari discutere un po’.
E’ chiaro che un badile contro una bomba d’aereo non serve a niente, ma assolutamente indispensabile e fecondo è unire le forze, discutere, condividere timori e valori, sostenersi vicendevolmente anche nei momenti più tragici e difficili, sfidando l’impossibile, perfino contro ogni ragionevolezza e logica in nome dei sacrosanti ideali di Verità e Giustizia.
Questo è Giulio che, a mani nude e a testa alta, ha affrontato la vita a “muso duro” proprio come ha cantato Alberto Bertoli sui versi del padre ai tanti di Fiumicello Villa Vicentina, “guerriero senza patria e senza spada, con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”.
Molti ancora sono stati gli interventi, così tanti che non li citeremo tutti per non dimenticare e far torto a nessuno.
Lella Costa, Gherardo Colombo, Elly Schlein, Roberto Fico, in video-messaggio Carlo Lucarelli, Ottavia Piccolo, Marco Paolini, Stefano Accorsi, Alessandro De Marchi, Michele Serra e molti altri hanno tessuto emozioni, poesie, ricordi, battute, musica, lacrime e sorrisi.
Lo stato dell’arte dal punto di vista giuridico e processuale è stato delineato in modo esaustivo, preciso e accorato dall’inarrivabile avvocato Alessandra Ballerini, la cui grazia e competenza rincuorano tutti coloro che, di tanto in tanto, si fanno venire dei dubbi sulla capziosità bizantina della macchina giudiziaria del nostro paese.
Non me ne vogliano gli altri ma l’intervento più efficace della serata è stato quello della mamma di Giulio che, con grandissima ironia, ha sottinteso la straordinaria determinazione che le viene dal suo amore di madre e di donna dal carattere apparentemente ruvido ma, in realtà, d’infinita, autentica tenerezza.
Ha detto: “Nel caso di mio figlio non ho ancora imparato ad essere troppo gentile come dicono i ragazzi, per adesso continuo ad usare il badile” .
Continuiamo ad usarlo tutti noi contro chi desidera “bombardare” il nostro sistema democratico e la nostra Costituzione Repubblicana germinata dalla Lotta di Resistenza Antifascista.
Alla fine della serata i Green Tea Infusion hanno intonato Alleluja di Leonard Cohen sostenendo la dolce voce di Laura Clemente seguita da tutti i presenti con grande commozione e sentimento.
Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
I did my best, it wasn’t much
I couldn’t feel, so I tried to touch
I’ve told the truth, I didn’t come to fool you
And even though it all went wrong
I’ll stand before the Lord of Song
With nothing on my tongue but Hallelujah
Ciao Giulio, a presto! Verità e Giustizia per te e per tutti! Tu sei Noi!
Flaviano Bosco / instArt 2025 ©