Per la stagione di prosa del Teatro Nuovo Giovanni da Udine è andato in scena un capolavoro del teatro di tutti i tempi, il Malato Immaginario di Molière. Una produzione della Compagnia Molière e del Teatro Stabile di Trieste La Contrada; nei panni del protagonista Argante Emilio Solfrizzi.
Scritto nel 1673, il celeberrimo testo sbeffeggia medici e medicina narrando la storia di Argante, anziano benestante, molto malato di non si sa bene quale malattia. I sintomi ci sono tutti, ma di cosa soffra neppure lui lo sa.
Attorno al protagonista si aggirano personaggi improbabili che, annusata la possibilità di spillare facilmente danaro, propongono i loro altrettanto improbabili rimedi.
Argante, credulone e un poco spilorcio, si fa abbindolare dai presunti medici e farmacisti e da una moglie che tra un finto abbraccio e l’altro non vede l’ora di liberarsi del marito e di intascare la cospicua eredità.
Argante ha un fratello e due figlie, una delle quali, Angelica è innamorata di Cleante. I due sperano di potersi sposare, ma il padre ha per lei altri progetti. Vuole maritarla al ridicolo figlio del medico, perché avere un medico in famiglia potrà senza dubbio aiutarlo ad affrontare la sua misteriosa malattia.
Oltre a Angelica, l’unica a dimostrare davvero interesse per il povero Argante, spaventato dalla vita più che dalla malattia, è la cameriera Tonina. Sarà lei che, con la sua vivacità e saggezza popolare, riuscirà con uno stratagemma, complice il fratello Beraldo, a fare capire ad Argante chi davvero tenga a lui.
Quello di Argante è un ruolo chiave per la carriera di qualsiasi attore. Solfrizzi pare pienamente a suo agio nel personaggio: il suo Argante è burbero ma energico, brioso ma spaventato dalla vita, superficiale ma capace alla fine di riflettere profondamente sulla sua solitudine.
I personaggi sopra le righe, il testo e la verve comica di Solfrizzi portano il pubblico spesso alle risate e questo è un bene, considerato che stiamo uscendo a fatica dal periodo della pandemia che ha condizionato gli ultimi due anni della nostra vita, nel quale il ruolo dei medici e della medicina ha polarizzato il dibattito pubblico creando accese polemiche tra schiere di favorevoli e contrari alla scienza.
Sul palco un parallelepipedo in legno a tutta altezza rappresenta bene la grande casa su più piani del ricco Argante con gli scaffali ricolmi di boccette di medicinali, rimedi ed intrugli vari.
Una regia, quella di Guglielmo Ferro, che punta su un Argante-Solfrizzi un poco più giovane di quanto sia abituale vedere sulla scena, di conseguenza più brioso e attuale.
Di livello l’intera compagnia, in risalto particolarmente Lisa Galantini nei panni della vivace Tonina.
Una serata che scorre veloce e ritmata, tra risate e riflessioni, antica ed attuale, con un bel cast e la conferma di un grande Emilio Solfrizzi.
Laura Fedrigo