Prosegue nei laboratori della Zoic, la ditta triestina eccellenza mondiale nell’ambito della paleontologia, il lavoro di apertura delle camice di gesso, ripulitura dei reperti e ricostruzione delle parti mancanti dello scheletro dell’enorme dinosauro cornuto Big John, che si profila come uno dei più grandi triceratopi tra quelli finora ritrovati.
I resti di questo gigante della preistoria – scavato in un ranch del Montana negli Stati Uniti e recentemente acquisito dalla Zoic allo stato grezzo, ancora avvolto nei blocchi di bende gessate che ne custodiscono le ossa – sono in fase di lavorazione, attraverso un work in progress raccontato al pubblico attraverso una serie di video proposti a cadenza regolare sui social dedicati a Big John.
Mentre è allo studio la possibilità di poter aprire su prenotazione le porte del nuovo show room allestito appositamente per il montaggio e l’esposizione di Big John, gli esperti della Zoic continuano a svelarci passo passo online le varie fasi di ricostruzione di questo bestione erbivoro con le tre corna e la testa corazzata, uno degli ultimi dinosauri a comparire prima della grande estinzione di massa del Cretaceo-Paleogene, circa 65-95 milioni di anni fa. Caratteristica distintiva del cranio dei triceratopi è proprio il grande collare osseo, una vera e propria corazza, e le tre corna, due sopra gli occhi e un terzo corno, più piccolo, sul muso, sopra le narici. Contrariamente alle corna di altri animali, costituite da cartilagine o cheratina, e quindi più fragili, le corna dei Triceratopi erano vere e proprie estroflessioni ossee che offrivano una maggiore resistenza nelle situazioni di scontro fisico, contro qualunque rivale. Si immagina che uno dei suoi principali antagonisti, a lui contemporaneo nell’ultima epoca dell’Era dei dinosauri, fosse l’altrettanto famoso Tyrannosauro. I due esemplari vengono spesso raffigurati avvinghiati in un’epica lotta dall’esito non sempre scontato: il Triceratopo era un nemico difficile da battere anche per il noto esemplare carnivoro, per via del corpo robusto ma soprattutto per l’enorme cranio, uno dei più grandi e appariscenti di qualsiasi animale terrestre, e per le corna affilate, in grado infliggere ferite mortali al suo aggressore. Si ritiene che gli esemplari più grandi di Triceratopo potessero raggiungere una lunghezza di 9 metri, una larghezza di 3 metri ed un peso di circa 12 tonnellate. La lunghezza del cranio era pari ad un terzo della lunghezza dell’intero animale: per questo si può stimare che Big John, con il suo cranio di oltre 2 metri e mezzo di lunghezza e i quasi 2 metri di larghezza, sia sicuramente uno dei più grandi triceratopi mai rinvenuti al mondo.
«Il lavoro su Big John continua», spiega il responsabile della Zoic Flavio Bacchia nel terzo video che racconta l’avanzamento dei lavori. «È stato terminato il secondo femore ed è stato posizionato in quella che probabilmente sarà la sua collocazione definitiva. Abbiamo stabilito la postura finale di Big John una volta montato, che sarà quella che ricorda il toro di Wall Street. Dobbiamo adesso proseguire con l’estrazione dei singoli reperti dalle camicie di gesso, che contengono ancora al loro interno zolle di terra e radici: le ossa sono tutte impastate e rovinate sia dagli agenti atmosferici sia dagli agenti biologici» Sono dunque fasi delicatissime, dove già sono stati individuati e ottenuti singoli componenti. «È stata individuata la scapola, una bellissima vertebra dorsale e un altro osso particolarmente interessante – prosegue Bacchia – un coracoide, una delle due ossa che fanno un po’ da scudo al posto dello sterno degli animali. Si può quindi già capire che su Big John avremo sicuramente in connessione scapola, coracoide, omero e poi qualcosa delle zampe anteriori, quindi una connessione molto interessante che aumenta la completezza del grande scheletro».
Non appena possibile, queste spettacolari fasi della lavorazione e del montaggio di Big John saranno mostrate al pubblico anche dal vivo. Intanto proseguiranno le riprese video all’interno dei laboratori per raccontare le novità che via via emergono dal lavoro dei paleontologi.
Comunicato stampa