Ci voleva Giuliana Musso, artista della consapevolezza civile, per riportare al centro della scena quel teatro che “ci guarda negli occhi e che ci ascolta” come lei stessa ha confessato. Un teatro che alla fine si trasforma diventando un vero e proprio risarcimento morale.
Straordinaria esponente del teatro di narrazione, fin dal fenomenale debutto del suo ventennale percorso artistico con l’indimenticabile e sempre attualissimo “Nati in casa”, Musso ci ha abituato a un metodo di lavoro fondato sulla necessità di avviare ogni progetto, a prescindere dalla tematica affrontata, da un’indagine documentata e approfondita, sviscerata in ogni possibile sfaccettatura.
Lo conferma anche con “Dentro. Una storia vera, se volete”, il suo più recente spettacolo nato ancora una volta da un percorso propedeutico nel corso del quale analizza dati, comportamenti, opinioni approcciando con discrezione, rispetto e partecipazione un tema forte e assai ardito come quello dell’abuso su minori in contesto familiare per poi trasferire sul palcoscenico una storia attraverso la testimonianza di chi questa situazione l’ha vissuta.
Ideato per La Biennale Teatro Atto IV Nascondi(No) con il supporto di Teatro di Artegna – Associazione Amici del Teatro – Servizi Teatrali Srl Casarsa (Pn), prodotto da La Corte Ospitale, coproduzione Operaestate Festival Veneto e la direzione tecnica Claudio Parrino, “Dentro” è approdato lo scorso 26 marzo al Giovanni da Udine (cartellone Tempi Unici della 25^ stagione di prosa del teatro udinese), dove è stato lungamente applaudito ottenendo una calorosa e commossa accoglienza dal pubblico in sala.
Lavoro di notevole impatto, che coinvolge, non senza provocare nello spettatore una tempesta emotiva dolorosa e lacerante. Un autentico colpo del ko che alla fine di 90 minuti intensi lascia attoniti e indignati.
Musso per la prima volta non interpreta un personaggio. Lo dichiara entrando in palcoscenico dopo avere salutato la platea. “Mi chiamo Giuliana, ho cinquant’anni, vivo a Udine. Io sono io”. Allo stesso modo presenta la donna che le è accanto. “Un anno fa ho incontrato una donna. Si chiama Roberta (interpretata dall’attrice friulana Maria Ariis). Ha la mia stessa età, vive a Milano, ha tre figli. Neanche lei è un personaggio teatrale. Lei è lei”.
Evidente quindi che quello che vedremo è teatro-verità. La storia narra l’incontro di due donne, un’attrice, appunto Giuliana, e una madre, Roberta con la sua storia segreta, la sua ricerca di verità e il suo bisogno di dare voce al suo dolore. Una storia di un abuso in ambito intrafamiliare, una verità troppo difficile da accettare, un incesto inconfessabile, tenuto nascosto, non creduto, dentro e fuori casa, poiché “la sofferenza si vede ma non è una prova”, negato da una madre forse per mancanza di coraggio e troppo dolore, archiviato senza avere ottenuto alcuna forma di giustizia. “Ingoiate questo rospo” dirà un avvocato.
Una luce rossa illumina una scena scarna fatta di due file di sedie, rosse anch’esse, ordinate e disposte frontalmente. Le occuperanno le due donne protagoniste di un dialogo incalzante e doloroso, che racconta il loro incontro, la richiesta d’aiuto di Roberta e le titubanze di Giuliana a misurarsi con un tema complesso e scottante. In 13 capitoli lo spettatore è chiamato ad entrare nella quotidianità di una famiglia “per bene”, a riconoscere il dolore di una madre che sospetta ma non vuole ricevere conferme, che ammette il senso di colpa per non essere riuscita a proteggere la propria figlia, l’impotenza di quella stessa madre davanti alla resa incondizionata di terapeuti, medici, assistenti sociali e avvocati. Un tabù che è puro terrore di sapere la verità.
Il ritmo della messa in scena è scandito dalla potenza delle parole, dalla musica che fa da contrappunto (composte ed eseguite da Giovanna Pezzetta, con la consulenza e gli arrangiamenti di Leo Virgili), dal movimento delle sedie che vengono spostate, sconvolgendo quell’ordine iniziale per finire ribaltate e appoggiate a terra quasi a conferma dello stravolgimento emotivo di chi sta in scena e di chi alla scena assiste.
Coraggiosa e ammirevole la scelta di Giuliana Musso che con questo spettacolo ha confermato il suo talento d’interprete e la sua bravura di drammaturga ma soprattutto ha ridato vigore a quel teatro che può ancora concedersi il lusso di raccontare la vita vera rappresentandola sul palcoscenico di un teatro.
Da segnaliamo infine che dello spettacolo è stato pubblicato il libro omonimo scritto da Giuliana Musso, edizioni Scalpendi – Collana Teatro. Un’occasione per una riflessione in più.
Rita Bragagnolo © instArt