Volete vedere un film con dialoghi raffinati e scene saffiche elegantemente disinvolte? Bene! Allora scegliete la pellicola appena uscita intitolata “Colette” . Si tratta della biografia di Sidonie Gabrielle Colette, un caso clamoroso di scrittrice disinibita nella Parigi di inizio 900 in piena Belle Epoque. Il regista inglese Wash Westmoreland, noto nell’ambiente cinematografico anche come autore  di film pornografici,  ci racconta solo una parte della vita di questa anarchica femminista ante litteram e cioè il suo matrimonio con un impresario letterario che le apre la porta dei salotti  parigini, eleganti e scanzonati. Colette proviene dalla campagna ma ci mette poco a mettere a frutto la sua  abilità nello scrivere storie ripensando alla sua infanzia. Ne approfitta lo scaltro  marito che convince la consorte a rimanere nell’ombra: sarà lui a firmare i suoi libri. Claudine, il personaggio della fantasia di Colette, diventa un caso letterario, un vero bestseller sostenuto dall’editore con un ricco merchandising. Per la strana coppia arrivano la ricchezza e la gloria, ma il ruolo di ghostwriter imposto alla moglie dall’opportunista marito non può durare a lungo. Due donne dell’alta società parigina  aprono gli occhi alla malcapitata, che così pianta in asso l’impresario Willy e diventa quella Colette, scrittrice e attrice teatrale, ammirata e celebrata nella prima metà del Novecento da tutta la Francia. Un regista inglese a chi assegnerebbe  la parte di Colette? Naturalmente all’inglese Keira Knightley già molto esperta nei film in costume (Orgoglio e pregiudizio, Anna Karenina). E  quella del furbo marito? A Dominic West un altro britannico. Chi guarda il trailer originale si accorge che tutti gli attori, giocando a fare i Francesi,  parlano in un perfetto inglese senza inflessioni e la cosa stona un po’. Persino con il doppiaggio si ha la sensazione che qualcosa non va. I protagonisti si muovono in interni vistosi e pieni di orpelli,  come si usava allora nelle case dei ricchi.   Ma siamo veramente a Parigi? La fredda Budapest forse non era la più adatta per ricostruire alcuni scorci della capitale francese. Certo, il film nel complesso sembra  ben fatto , studiato nei particolari, recitato da belle donne avvolte in variopinti costumi , tutto “leccatino” nella fotografia, ma alla fine cosa resta? Qui non stiamo parlando di una donna qualsiasi seppur eccentrica,  ma della mitica Colette, protagonista assoluta e icona della Belle Epoque. Non mi pare ricostruito a sufficienza il contrasto tra la spensieratezza  di un’età che correva verso la catastrofe della Grande Guerra e l’anelito di libertà che scaturiva da questa donna. Keira è bella e brava, anche se talvolta sembra impensierita nel chiedersi chi era veramente questa Colette che sta interpretando. Restano impresse, anche senza volerlo, soprattutto le scene lesbo, indubbiamente girate bene da un professionista esperto. La critica anglosassone ne parla bene, concorrerà per gli Oscar ?

© Marcello Terranova per instArt