Questa mattina abbiamo visitato lo studio del Maestro Giorgio Celiberti. Ha aperto le porte a instArt con il suo consueto sorriso e un’aperta delicata ospitalità. Abbiamo avuto l’impressione di trovarci in un giardino ritmato da sculture,pitture, disegni, assiepati, ordinatamente raccolti quasi un inventario, una biblioteca, mentre a tratti emerge un disordinato e felice sbandamento giovanile, con le carte qua e là sparse, come se qualche cosa stesse accadendo, una specie di work in progress, una sorta di tempesta del pensiero che fuoriesce dalla mente impulsiva dell’artista e travolge tutti e tutto.
Giorgio Celiberti vive qui, nel suo studio che è quasi casa studio, alle porte di Udine.
Con la sua arte incarnata e pulsante in una personalità guizzante e viva, irriverente dei quasi novant’anni. Si parla insieme di tutto, ma le cose piu’ importanti tra quelle che ci diciamo non possono trascendere Terezin e il ricordo intimo e drammatico di quel carcere per bambini, di quel campo di sterminio che la stolta presunzione umana ha saputo costruire con la sua ragione votata allo stermino.
L’uomo della fionda sulla carlinga dell’aereo o a Terezin è quello. Non voglia Dio che quei tempi ritornino, dice Celiberti forse pensando a qualche momento della nostra attualità.
Le sue statue, i richiami quasi tombali, sono li’ nel suo studio, monito,forse minaccia, rabbiosa consapevolezza che l’io sa costruire tecnologie ma le ali maligne non le dimentica.
Sarà l’artista pedagogo di un’umanità che sappia superare l’individualismo estremo e cancellare ogni fremito di intolleranza?
Giorgio Celiberti auspica sia cosi e allora il suo studio – casa – giardino non è solamente rifugio ma di più, scuola pulsante e viva che vuole insegnare anche a noi oggi: l’uomo non dimentichi mai di essere uomo.
© vito sutto per instArt