Viaggio intorno alla mia camera alle Giornate del Cinema Muto 2020 (2/3)

A dirla tutta, alle Giornate 2020 è mancato il grande capolavoro epocale, il monumento irrinunciabile della storia del cinema, la pietra miliare indimenticabile. Ed è paradossalmente, una cosa positiva. Non avendo l’affanno del botteghino, degli accrediti e del grande pubblico, il festival, pur dovendo rinunciare a gran parte del programma tradizionale, ha potuto concentrarsi su relativamente pochi film, magari poco noti, ognuno dei quali aveva però qualcosa di interessante e meritava di essere visto con grande attenzione

Le metafore del viaggio – Le Giornate del Cinema Muto 2020 – Limited Edition 39

Le Giornate del Cinema Muto 2020, Limited Edition hanno cambiato forma adattandosi alle restrizioni dei protocolli anticovid ma non hanno per niente sacrificato l’altissima qualità delle proprie proposte cinematografiche e culturali. La versione on line della rassegna si è rivelata all’altezza delle più rosee aspettative ed ha confermato la sua grande tradizione

Musica in Villa 2020: Kabala e Ghematria tra le ombre della sera.

Ares Tavolazzi, Daniele di Bonaventura, Elias Nardi hanno proposto, in un vibrante concerto, su uno dei palcoscenici di Musica in Villa 2020, “Ghimel” il loro ultimo lavoro tra folklore mediorientale, etno-jazz e suggestioni latine. Il progetto e il disco prendono il nome dalla terza lettera dell’alfabeto ebraico che ha grande consonanza con alfabeti del mondo antico. Il suo significato simbolico e cabalistico nella disciplina della Ghematria è quello di indicare la ricerca, l’evoluzione e la rivoluzione ma anche l’accoglienza e lo spirito di carità tra gli uomini. La lettera Ghimel è preceduta dalla Bet, commentando il modo in cui vengono scritte e il loro significato, il grande Otiot Rabbi Akiva diceva “Bet rappresenta la Bayt (casa) aperta a tutti. La Ghimel, rappresenta il Ghever (uomo) che vede una persona bisognosa sull’uscio e si volge verso di essa per prestarle aiuto”.

Dante 21- La musica dei cieli al Teatro Nuovo Giovanni da Udine: un Paradiso purgatoriale.

Tutti sanno bene che la terza cantica della Divina Commedia di Dante Alighieri è dedicata alla luce della beatitudine, al canto e alla danza gioiosa delle anime, ad una vera e propria, testuale “rappresentazione” ad uso del Poeta dello splendore della grazia del Creatore. Tutto in chiaro scuro è stata invece la messa in scena che ha aperto stagione autunnale del Teatro Giovanni da Udine, e non è sembrata una precisa scelta drammaturgica quanto una sua assenza.