Beethoven alla moda, il terzo incontro del festival Beethoven che sorride, tenutosi ieri sera nella splendida cornice di Villa Romano, è caratterizzato da un programma particolarmente godibile, che inizia con il Trio in mi bemolle maggiore op. 38 per clarinetto, violoncello e pianoforte di Beethoven che vede impegnati Vincenzo Mariozzi al clarinetto, Francesco Mariozzi al violoncello e Andrea Rucli al pianoforte. La parte iniziale, l’Adagio, ha, come in molte altre composizioni beethoveniane, funzione introduttiva all’Allegro con brio. Splendido il contrasto che si viene a creare fra due momenti dialetticamente contrastanti il dialogo fra i tre strumenti, dapprima carico di attesa, nell’Allegro si carica di esplosiva vitalità che si ricompone solo nell’Adagio cantabile ( commovente il timbro del clarinetto del bravissimo Vincenzo Mariozzi). Il Tempo di minuetto è una pagina di sottili incastri fra le diverse parti, che gli ottimi strumentisti del trio risolvono con molta eleganza, come nel successivo Andante con variazioni, dove i tre hanno modo di mettere in mostra la loro bravura. Lo Scherzo è spiritoso nel carattere e nell’articolazione formale, intervallato da un trio più pacato, mentre invece il breve Andante con moto alla marcia funge quasi da introduzione al pirotecnico Presto (di particolare valore qui la performance di Andrea Rucli) che conclude questo capolavoro fra gli applausi dei presenti.
Il Quartetto per archi n.4 in do minore op.18 (Aylan Pritchin e Solenne Paidassi violini, Vladimir Mendelssohn viola e Claude Fruchaux al violoncello) occupa la seconda parte della serata. Quartetto giovanile presenta una scrittura piuttosto sbilanciata sul primo violino, il bravissimo Aylan Pritchin, pur non mancando di parti dialogiche. Fin dalle prime note dell’Allegro ma non tanto il pubblico è affascinato da quell’atmosfera impetuosa che solo la scrittura di Beethoven sa creare. L’esecuzione di questo quartetto è poi un accumulo di emozioni che culmina nell’Allegro finale dove il primo violino è chiamato ad una prova di virtuosismo che il giovane Aylan Pritchin assolve con apparente facilità.
Il pubblico entusiasta applaude.
© Sergio Zolli per instArt