La musica al tempo del Covid ha cambiato il suo colore. È un colore sfumato, leggero, intimo. Un colore che sa di tranquillità, di ritmi posati, di suoni puliti, di nuova ricerca di arrangiamenti e armonie ed effetti di luce senza esagerare. Una prova reale della frenata che la pandemia ci ha costretto a tirare. Si ripensa alla sostanza, a quello che effettivamente conta, quindi anche sul palco ci sono meno musicisti, meno pedane, meno un po’ tutto anche e soprattuto per le misure di contenimento. Ma quello che non manca è la bravura di chi sale sul palco e regala il suo talento al mondo. E quando il talento è anche accompagnata da una simpatia naturale, allora questo indesiderato ed invisibile pericolo intorno a noi svanisce per dare spazio a quel miracolo che solo l’arte, in questo caso la musica, può dare. Arisa è veramente uno dei regali che l’arte italiana ha ricevuto. La sua voce è unica, intonata, potente e leggera, con un velo di distorsione naturale che appare quando c’è da dare potenza al canto. Il concerto è una sequenza di armonie tra jazz, swing, indie. Tutte le canzoni sono eseguite perfettamente, e non si creda manchi la profondità del testo in ogni canzone. Fa differenza e rende le canzoni uniche anche se eseguite con uno stile che a volte può sembrare ridondante nel cantato, ma fa parte dello stile personale dell’artista. Nella sua e loro perfomance, parlando anche dei compagni di viaggio sul palco, nulla risulta noioso. Si parla di vita e d’amore sia nel bene che nel male. Bellissimo, intimo, coraggioso, emozionante, preciso, pulito, simpatico, leggero, moderno, tradizionale, comico, serio e ce ne sono ancora tante di parole per descrivere questo spettacolo che ha tenuto il pubblico in contatto continuo con l’artista per un’ora e mezza circa. Siparietti continui tra Arisa e pubblico, battute, risate, emozioni, brividi in certi brani che scavano nel profondo dell’anima. Una parte importante della nostra vita in diretta sul palco. Spazio ai grandi protagonisti della musica tra i quali Lelio Luttazzi che l’ha lanciata, passando anche per Modugno e il grande Bindi, al quale dedica un pensiero sulla sua difficoltà ad aver vissuto in un mondo non ancora pronto alla diversità. Nei bis c’è tanto humor e improvvisazione con il nuovo brano Ricominciare ancora suonato proprio da Arisa e da Barbera ogni tanto a quattro, a volte a due, poi di nuovo a quattro. Solo voce e piano. Il suono c’è, con qualche spot dove il pianoforte qualche volta è troppo presente, ma finalmente c’è. Stavo aspettando qualcosa di cosi ben curato da qualche tempo, ed è arrivato proprio alla Fiera della Musica di Azzano decimo. Non poteva andare diversamente. Grazie agli organizzatori e grazie agli artisti sul palco, perché di questi tempi passare una serata così ricca anche di pubblico, non è facile! Ecco alcuni brani che sono stati eseguiti da Arisa e da Barbera al piano, Proietti alla batteria e percussioni e Rosati al basso. Sincerità, Le notte, Amarsi in due, L’amore è un’altra cosa, È un briccone (da lilly e il vagabondo della disney), Oggi, Vecchio frac (cover Modugno), Dancing queen (una versione da brividi della canzone degli Abba), Kobra (cover di Rettore), Controvento, Guardando il cielo, Pace, Il tempo che verrà, Si vola, Lascerò, Quante parole che non dici, Bene se ti sta bene, Mi sento bene, Meraviglioso amore mio. Poi i bis con Vincenzina la fabbrica, Ovunque sei (brano di Bindi da brividi), Ricominciare ancora. Arrivederci ad Arisa, chissà se potremo incontrarci nuovamente nella normalità, intanto mi accontento così Mi sento bene.
© Massimo Cum per instArt