Un Gianluca Guidi tutto suo padre (Johnny Dorelli) nelle movenze, nel cantare, nella gestualità, nel volto e quasi quasi anche nella voce, incanta il Giovanni da Udine con il pezzo oramai classico “Aggiungi un posto a tavola” di Garinei e Giovannini, due pilastri della commedia musicale che assieme a Jaja Fiastri hanno liberamente interpretato un testo di David Forrest (Dopo di me il diluvio).

La storia la conoscono tutti, il diluvio universale sta per giungere, lo annuncia il Signore ad un parroco di montagna che ha già i suoi problemi a tenere a bada una focosa parrocchiana innamorata di lui (Clementina, bravissima Camilla Nigro, tutta ardore ma sostanzialmente acqua e sapone). Manca solo che gli venga chiesto di costruire un’ arca. Lui, novello Noè non si tira indietro nonostante l’ambiente scettico e la fiera opposizione del sindaco (un divertentissimo Marco Simeoli). Bisognerebbe aprire la porta alla maddalena pentita della situazione (una strabiliante Emy Bergamo che canta balla, si muove come un elastico sulla scena). Corpo di ballo con grandissime proprietà di linguaggio gestuale, sono mobili e instancabili i cittadini e le cittadine di questo luogo devoto a San Crispino. Finale a lieta conclusione, con tanto di pranzo aperto a tutti perchè ci sono amici nuovi da accogliere, ma nel percorso tanti temi, primo fra gli altri l’accoglienza, obbligatoria dal punto di vista morale, soprattutto per chi vuole cambiare vita e poi il celibato dei sacerdoti, con un’accusa precisa alla chiesa cattolica che non permette l’amore dei suoi pastori. Ma non è questo che ha ordinato Dio! Un terzo tema, che appare piu’ sfumato è una lieve critica alla politica che si compromette poi torna indietro, poi cambia opinione ancora (l’allegro sindaco che crede … non crede e non lo sa nemmeno lui).
Scenografia meravigliosa, con piattaforme che ruotano scandendo il tempo e si aprono in un respiro ligneo che non sottrae lo slancio della creazione che circonda case e chiesa (Gabriele Moreschi ha stupendamente costruito la scena). Quando viene il diluvio luci verticali scendono dall’alto, mentre i protagonisti sembrano nuotare in uno spazio liquido avvolgente. Tre minuti di intensità fortissima, di lucida folgorazione luminosa

La commedia nasce nel 74 negli anni dello scontro politico piu’ amaro e possiamo considerarla un piccolo tentativo di inneggiare all’amore, all’amicizia e alla tolleranza nei confronti di tutti, negli anni i cui il terrorismo sta mietendo il suo piombo.
Agli autori andava detto, ma quarant’anni fa, quando l’opera è nata, che non è mai opportuno ironizzare in maniera dissacrante, sminuendo il valore della Parola di Dio scritta sulla Bibbia. La Parola andrebbe presa sul serio, gli accorgimenti per rendere gradevolissima questa commedia musicale, ci sarebbero stati tutti lo stesso e le tematiche avrebbero trovato significato e senso ugualmente. Alla fine una colomba vola sulla scena a rappresentare lo Spirito Santo. Forse sarebbe meglio non toccare certi argomenti, soprattutto quando non si conoscono in profondità i significati di cio’ che si illustra.

Il sempre giovanile Garinei, nei palchi in alto, al Giovanni da Udine, viene riconosciuto e saluta attori e pubblico.
Un lungo e gioviale saluto anche con il cast, conclude una serata che ha affascinato un pubblico di uomini, donne e bambini.
Forse l’otto dicembre del 74 al Sistina a Roma, quando la commedia fu rappresentata per la prima volta, fu la stessa festa.

Vito Sutto © instArt