Valentina Azzini con i suoi studi accademici tradotti nel disegno e nelle stesura del colore, dimostra di possedere una piena consapevolezza in relazione alla cultura artistica del novecento. Nei suoi passaggi raffinati ed eleganti offre il clima dell’espressionismo tendente all’astrazione, richiama il realismo, accenna al futurismo e soprattutto-a mio avviso, ricorda, almeno idealmente, l’arte della decorazione e del sostenuto passo danzante del primo novecento europeo.
Ci sono tutti questi ingredienti perchè il rimando al secolo precedente la avvolge. Alcune figure femminili sono quasi sensuali, l’uomo manichino mi aiuta a rivedere De Chirico nei suoi spazi vuoti, misteriosi e persino inquietanti, alcuni volti e l’utilizzo della fotografia, sostengono la memoria di Mimmo Rotella.
Vedo molto novecento in Valentina Azzini, sento il sapore del secolo breve che nell’arte, al contrario della storia politica, potrebbe essere definito il secolo lungo, dal realismo, al post impressionismo, all’astrattismo, al neorealismo e al pop. In Valentina Azzini non mancano le sfumature di pop art, mentre gli accenni al surrealismo, sono addirittura implosivi, con queste figure femminili che paiono emergere da un sogno, quindi da un sentire onirico, un po’ rabdomantico, misterioso, interiore.
Il pulsare nelle vene del sangue, scheggia i colori, l’emozione chiede il segno, Valentina Azzini con questi quadri pare interrogarsi e chiedersi appunto, quale sia la specificità della sua ricerca, sembra suggerirsi risposte  sul senso della vita, della storia, dell’eternità. La senti anche quando dialoga con te che questi mondi le balzano dentro -scoccare frecce segniche su una tela che pare rispondergli come specchio.
I suggerimenti storico artistici di sua conoscenza allora diventano una competenza, un valore aggiunto si direbbe, un di più uno sviluppo autonomo, per cui l’autrice vuole andare fuori dal fluido scorrere del novecento, per timore che i rimandi siano eccessivamente prestiti, ma vuole allo stesso tempo rimanere nell’area di rigore storica, nella quale si muove con spirito di appartenenza.
Non è una contraddizione perché il nostro secolo, il duemila, è questo, appartenenza al novecento e urgenza di autonomia, non rottura definitiva, non divorzio drammatico, ma richiesta di chiarimento sul nostro chi siamo e dove andiamo. Problemaccio. Non facile. Valentina Azzini ci prova mettendo in campo una personalità ,un carattere e un retrogusto quasi antico, esprimendosi con un linguaggio che non lascia fraintendimenti, ma indubbiamente nutre stimoli, interrogativi, urgenze psicologiche,lacerazioni interiori.
Figlia del nostro tempo. Non potrebbe essere altrimenti.

© Vito Sutto per instArt