MILE 22 (titolo originale) è un thriller spionistico di produzione americana.  Un nucleo di agenti della CIA sta cercando una partitura di cesio radioattivo in mano ai terroristi, capace di contaminare intere città. L’Indonesia di oggi è il luogo dell’azione filmica e la città dove avvengono i fatti dovrebbe essere Giakarta, anche se la produzione dice di aver girato a Bogotà per motivi di sicurezza.
Un informatore locale, non più sicuro nel proprio paese,  chiede asilo politico in cambio della consegna di un file con l’indicazione dei luoghi dove si trova il micidiale cesio. Ci si può fidare? In ogni caso si decide di portarlo in aeroporto e imbarcarlo su un aereo pronto al decollo, ma per raggiungere la pista occorre percorrere 22 miglia attraversando il centro trafficato della città.
Anche se il film inizia con un assalto spettacolare a un covo di spie  russe presenti in città, il vero nucleo della pellicola  è la corsa delle auto inseguite da motociclisti armati fino ai denti. In generale, gli sceneggiatori visionano centinaia di film con scene di inseguimento urbano e poi “copiano” le migliori, adattandole al contesto. Anche qui si fa lo stesso, ma con una novità. C’è una tale concentrazione di innovazioni tecnologiche nel mappare il terreno attraverso satelliti e telecamere disseminate dovunque, che i protagonisti,  con l’ausilio di sofisticati auricolari, praticamente sono accompagnati per mano fino alla meta. In compenso gli agenti Cia, armi in pugno, si fanno strada da soli anche quando sono costretti a uscire dalle proprie auto per affrontare gli agguerriti avversari dalla faccia asiatica. Il finale è scontato. L’aereo prenderà il volo con il suo prezioso carico, ma c’è un colpo di scena: le spie russe fanno irruzione nella sala piena di monitor della CIA sparando all’impazzata. Come finirà? Probabilmente un sequel ci darà una risposta…

Nel suo genere, il film è ben congegnato con tensioni e suspense ben dosate e lo spettatore non ha tempo di annoiarsi. Il regista cinquantenne Peter Berg è un esperto in film d’azione, è anche attore, sceneggiatore e produttore insieme all’amico protagonista di Mile 22, Mark Wahlberg. Il regista, facendo tesoro delle fiction dirette per la Tv, non si fa mancare nulla: sparatorie a non finire, esplosioni, droni, satelliti spia, tecnologie fantascientifiche. Per chi ama questi spettacoli è un vero spasso. Però, onestamente, bisogna annotare che il dialogo non tiene il passo al ritmo del film. Risulta spesso artificioso quasi pretenzioso nei suoi doppi sensi.

In compenso il montaggio nelle scene d’azione è da spot pubblicitario, con inquadrature che durano anche un solo secondo. Il regista sa il fatto suo: la macchina da presa, spesso a mano, è sempre a ridosso dei personaggi, con inquadrature ravvicinate, quasi macro quando occorre, soprattutto negli scontri corpo a corpo. Si mostrano solo i dettagli per immaginare il resto: trucchi di un mestiere ormai consolidato. La fotografia di Jacques Jouffret è di tipo realistico, cioè si sforza di non farsi notare, ma i suoi colpi di luce nella penombra sono molto efficaci: un maestro in questo tipo di “noir” contemporaneo. Impressionanti e da manuale sono gli effetti speciali e le facce dei due protagonisti hanno la giusta grinta, Mark Wahlberg e una Lauren Cohan che mescola con disinvoltura bellezza e ferocia. Meno efficace John Malkovich, forse perché non è l’attore principale e la sua parte è limitata. Insomma un film da vedere se non altro perché vi sono concentrate in un solo colpo tutte le caratteristiche delle fiction d’azione contemporanee.

© Marcello Terranova per instArt
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