Tre donne sono le protagoniste di una pièce teatrale, scritta alla fine degli anni Ottanta da David Mamet, drammaturgo statunitense premio Pulitzer nel 1984, dal titolo Boston Marriage. Lo spettacolo è andato in scena, per la rassegna Soggetto Donna, nell’ambito della stagione di prosa del Teatro Nuovo Giovanni da Udine. Interpreti Maria Paiato, Mariangela Granelli e Ludovica D’Auria, con la regia di Giorgio Sangati.
Boston, salotto di una signorile casa vittoriana, fine secolo 800.
Due dame e una cameriera si alternano sul palcoscenico per una trama che, da apparentemente anonima, si trasforma ben presto nello scoppiettante racconto di complicati rapporti personali ed equivoci.
Boston Marriage è il termine con il quale nel New England di fine Ottocento si identificano le convivenze tra due donne, economicamente indipendenti da uomini, legate da amore o semplice amicizia. Le due donne della nostra storia sono Anna e Claire che, al momento dell’inizio del racconto, sono separate.
Anna intrattiene una relazione clandestina con un uomo che la sostiene economicamente, senza alcun coinvolgimento sentimentale, ma con l’unico scopo di ottenere la tranquillità economica che le serve per poter invogliare Claire a tornare con lei. Claire giunge a fare visita ad Anna non certo con l’intenzione di riallacciare la loro storia, ma con una richiesta: fornirle un luogo appartato dove incontrare la sua nuova fiamma, una ragazza di giovanissima età.
Nel mezzo Catherine, la goffa cameriera alla perenna ricerca di un suo posto nella casa, immigrata dalla Scozia, confusionaria e ingenua.
La vicenda si complica quando la giovane amante di Claire individua al collo di Anna un gioiello di proprietà della madre. Si scopre così che l’amante di Anna è il padre dell’amante di Claire.
La scena, l’interno di una casa borghese americana di fine ‘800, viene allestita come un set nel set con luci di scena in bella vista ai lati delle quinte del salotto e la scritta On Air sempre accesa, ad indicare, come afferma il regista Giorgio Sangati, che tutto ciò a cui lo spettatore assiste è una finzione, credibile, ma pur sempre una finzione.
Anna è un personaggio irriverente e melodrammatico, che usa toni, linguaggio e movimenti molto teatrali e pomposi, facendo però trasparire qua e là un lato più ruspante quando si lascia andare a parolacce e toni sopra le righe. Pragmatica, utilizza l’amante al puro scopo di trovare la propria tranquillità economica e, con la sua, quella dell’amica amata. Anna cerca di usare la sua vena strategica per catturare l’interesse di Claire, donna appassionata, meno stratega e più istintiva, alla ricerca del momento di passione memorabile. Claire è palesemente contrariata dalla relazione dell’amica, disprezza gli uomini e quanto rappresentano. Fieramente libera di amare chi vuole, al punto di voler rischiare pur di riuscire a trascorrere dei momenti di passione con l’amante di cui si intuisce un’età scandalosamente giovane.
Una commedia scoppiettante, dal ritmo vivace, che alterna momenti dal linguaggio aulico a momenti comici conditi da grossolanità e goffaggini e ha il pregio di offrire un approccio lieve ad un tema complesso come quello della omosessualità femminile. Claire e Anna sono due donne libere, che sanno tirare fuori il loro lato scorretto e se vogliamo feroce, pur di raggiungere i loro scopi. Una commedia su tre donne complesse, scritta da un uomo, dove la parte maschile rimane sullo sfondo, mero strumento per consentire di vivere la propria vera vita.
Uno spettacolo divertente e trascinante per tre ottime protagoniste.