Al Palamostre va in scena un concerto importante per i contenuti e per chi come artista li propone, frutto di una visione condivisa, ma la rassegna Note Nuove propone sempre eventi particolari, progetti che spaziano nella storia della musica di ogni genere, reinterpretati e non, ma sempre o quasi con una visione orientata al background della storia della musica. Così nel secondo appuntamento si esibiscono Cristiano Godano (Marlene Kuntz) e Alessandro “Asso” Stefana (polistrumentista) in un viaggio a due nella musica del Neil Young unplugged. Una scommessa tra i due protagonisti che, dopo aver provato con una pseudo data zero tra amici alcune canzoni in un locale in qualche posto, hanno passato la notte a parlare della loro passione per il famoso artista tra un bicchiere di vino e l’altro trovando la formula per imbastire il loro tributo al grande artista canadese, dando spazio al suo repertorio acustico con brani meno conosciuti ma di grande impatto emotivo per armonia e contenuti. Reinterpretazione a volte ricercata, a volte sperimentale e incerta, ma il valore dello spettacolo nel complesso è alto. C’e spazio in chiusura per qualche inedito di Godano, arrangiato alla Neil dal titolo Com’è possibile e La mia Vincita, che fanno comparsa solo ai bis. Le atmosfere create dal duo riportano ad un’epoca musicale che ha lasciato il segno profondo nella maggior parte del pubblico diversamente giovane presente, ma c’è anche una buona rappresentanza di giovani grazie al progetto Jazz Sessions che vuole portare alle nuove generazioni una nuova via di ascolto dell’espressività musicale di un tempo, poi non così lontano da loro, nella speranza di dare spazio a nuove e future interessanti sperimentazioni. Godano non è di molte parole, in effetti è sul palco per suonare, ma quelle poche che scaturiscono raccontano una storia di musica, amicizia e passione per Young. “Asso” sembra girare tra uno strumento e l’altro come una trottola con la punta sulla panchetta nera da pianoforte, sempre in misura garbata negli interventi e di assoluto supporto alla chitarra di Godano che ritma dando il tempo al duo. I brani proposti sono una ventina circa tra i quali ci sono Harvest Moon, Old man, Albuquerque, See the sky about to rain, Heart of gold per citarne alcuni. Sonorità che richiamano i grandi spazi infiniti, il sapore dell’America bucolica, il ricordo di un fuoco e una chitarra, in un contorno spesso di profonda malinconia. Il pubblico non lesina applausi per la performance che volge al termine dopo circa un’ora e mezza di performance. Mentre gli artisti si flettono agli applausi, le luci si accendono e il breve ma intenso viaggio nel mondo di Neil Young si conclude lasciando qualcosa in più nel ricordo di anni ormai vintage. Grazie a Euritmica per averci ospitato e per averci dato la possibilità di raccontare in queste righe un concerto interessante e ricco di storia della musica d’autore d’oltre oceano.
© Massimo Cum per instArt