Il Pordenone Blues Festival propone anche quest’anno un programma di prim’ordine e il cartellone dall’8 al 10 luglio è, a dir poco, esplosivo: Rival Sons, Placebo e Alice Cooper. Noi arriviamo al Parco San Valentino alle 19:00 dell’8 luglio: è un afoso lunedì ma c’è già un bel po’ di gente ad attendere i Rival Sons. La band americana, due volte nominata ai Grammy è guidata dalla potente voce di Jay Buchanan, alla chitarra Scott Holiday, al basso David Baste e alla batteria Mike Miley. Si registra anche la presenza di un tastierista – turnista che accompagna il gruppo californiano. Il tour estivo è incentrato sul nuovo album in studio Lightbringer, pubblicato lo scorso ottobre. La loro discografia è composta da 7 album a partire dal 2012 (Before the fire) preceduto da un’intensa attività live e dal loro primo EP del 2011. Sono due le band a cui è stata affidata l’apertura: i Sinners Congregation con Nicolas Morassutto (voce e chitarra), Gionata Zorzettig (basso), Giacomo Petrussa (tastiera) e Elvis Fior (batteria) e i Creeping Jean di Brighton (UK) con il loro sound ispirato al rock classico. I Sinners Congregation propongono una manciata di pezzi che comporranno il loro album di prossima uscita: un set energico e convincente, tecnicamente ineccepibile, guidato dal bravissimo frontman e da Elvis Fior, un vero e proprio metronomo vivente. Sentiremo presto parlare dei SC: attendiamo l’uscita della loro opera che sarà una sorpresa. Ottimo anche il set dei Creeping Jean che, rispetto ai SG pongono meno attenzione alla cura dei dettagli puntando maggiormente sull’impatto emotivo dei loro brani.
L’ampio spazio verde del Parco di San Valentino, nel frattempo, viene sempre di più affollato dal popolo del rock, che si dirige anche verso gli stand dedicati alla gastronomia e al merchandising. Alle 21:30 i Rivals Sons iniziano il loro concerto, sparando Mirrors, Nobody wants to die e Tied up, quest’ultima in una versione che fa assaporare l’essenza rock blues della band in modo più sanguigno rispetto all’incisione in studio. Lo stesso discorso vale per la successiva Too bad, che con il suo riff ipnotico alla Zeppelin evidenzia le doti vocali dello strepitoso Jay Buchanan, un animale da palcoscenico. L’ascolto dei Led Zeppelin deve aver influenzato parecchio i Rival Sons, soprattutto per quanto riguarda la parte ritmica, in primis il sound della batteria di Mike Miley. Open my eyes è una ballata suonata con una double guitar, con una interessante introduzione acustica. Do you worst (più di 50 milioni di ascolti in una delle piattaforme digitali più note) è l’undicesimo brano in scaletta. Un brano che ha le caratteristiche per diventare una hit, sicuramente l’attuale cavallo di battaglia della band. Un amico – fan osserva: “I Rival Sons sono la stella polare che gli amanti di un certo rock devono seguire, il loro genere non passerà mai di moda”. Notevole anche il riff di Scott Holiday di Electric man. Un chitarrista sontuoso Holiday che con cappello e occhiali scuri domina la scena con il frontman: sono sicuramente loro due l’anima del gruppo, senza nulla togliere allo statuario bassista David Baste e al batterista Mike Miley. Prima della chiusura i Rival omaggiano la rassegna con Soul, un blues classicissimo che, ancora una volta, pare essere ispirato ad alcuni brani dei primi Zeppelin. La chiusura del concerto è affidata a Keep on swinging. Un bel concerto hard – blues che ha acceso l’ennesima luce di speranza per il popolo del rock, in uno scenario di grande bellezza. Il Pordenone Blues Festival continua a crescere e rappresenta ormai un importante punto di riferimento nel panorama nazionale. Un arrivederci a presto ai Rival Sons.
© Franco Giordani per instArt
PH: Saby Pat (01 e 02) e Franco Giordani (03)