Dopo il debutto al Piccolo Teatro Strehler di Milano, “L’arte della commedia“, opera scritta da Eduardo De Filippo nel 1964, è andata in scena al teatro Nuovo di Udine lo scorso 7 novembre, primo appuntamento del cartellone Tempi Unici della Stagione di Prosa 2023/2024 firmata da Roberto Valerio.
Un testo tra i meno frequentati del grande drammaturgo napoletano, una nuova sfida dunque per Fausto Russo Alesi, interprete e regista della pièce, con l’universo di Eduardo a 11 anni dall’esperienza di “Natale in casa Cupiello” in cui gli riuscì di trasformare, con grande successo, la commedia in uno straordinario assolo di cui è stato l’unico e poliedrico attore capace di dare voce a tutti i protagonisti in scena.
Gioca di squadra invece nell’adattamento de “L’Arte della commedia”, spettacolo prodotto da Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Elledieffe (scene di Marco Rossi, costumi di Gianluca Sbicca, musiche di Giovanni Vitaletti, luci di Max Mugnai, consulenza per i movimenti di scena Alessio Maria Romano, assistente alla regia Davide Gasparro, assistente ai costumi Rossana Gea Cavallo), di cui cura la regia e ritaglia per sé il ruolo di protagonista (Oreste Campese, attore capocomico) affidando gli altri ruoli a un cast di ottimi attori (David Meden, Sem Bonventre, Alex Cendron, Paolo Zuccari, Filippo Luna, Gennaro De Sia, Imma Villa, Demian Troiano Hackman, Davide Falbo) capaci di rendere giustizia ai diversi registri interpretativi che il lavoro teatrale richiede, riuscendo a infondere nuova linfa e intensità alle parole di Eduardo.
Considerato il testo più pirandelliano della produzione eduardiana, pur essendo stata scritta nel 1964, la commedia affronta un tema di stringete attualità ovvero il rapporto contraddittorio tra lo Stato e il Teatro, il ruolo dell’arte e degli artisti nella società, anche e soprattutto quella contemporanea.
La compagnia protagonista della vicenda pare assai modesta e versa in uno stato di grande difficoltà dopo avere perso, a causa di un incendio, la struttura che rappresentava la propria sede e casa. Il capocomico prova a esporre una richiesta d’aiuto a un Prefetto (Alex Cendron) assolutamente incapace di liberarsi dai capestri burocratici e di comprendere le ragioni dell’arte e del teatro.
Il primo atto è caratterizzato da atmosfere piuttosto cupe in cui si fronteggiano due mondi lontanissimi, quello di Campese e del Prefetto, in cui a lasciare il segno sono le parole del capocomico in una sorta di disperato appello “Venga a teatro Sig. Prefetto! A Teatro la suprema verità è stata e sarà sempre la suprema finzione”.
Lo spettacolo prende vigore e vivacità nel secondo atto contraddistinto da una coralità intensa, riuscendo a coinvolgere lo spettatore in un gioco di ruoli in cui verità e finzione si confondono. Sfilano personaggi reali o forse sono solo attori travestiti a rappresentare diversi mestieri mettendo così in difficoltà il Prefetto. “Gli attori sono in cerca di autorità – afferma Eduardo in passaggio fondamentale della commedia – non personaggi in cerca d’autore”.
È proprio in quest’ultimo atto che il testo non parla più solo delle problematiche legate al Teatro e del rapporto tra il Teatro e lo Stato ma spinge lo spettatore a riflettere sul valore e il rispetto della cultura nella quotidianità di ciascuno.
Fausto Russo Alesi ha definito la sua messinscena “un’opera metateatrale dove il gioco del teatro nel teatro si sviluppa all’ennesima potenza”. Una forza che si è sprigionata anche al Teatro Nuovo di Udine conquistando la platea che alla fine ha espresso il proprio gradimento con applausi calorosi e prolungati.
© Rita Bragagnolo per instArt