Una serata all’insegna della risata e della comicità dal sapore dialettico influenzato dal capoluogo regionale dove Pintus ha vissuto in gioventù e dove l’emozione del ritorno traspare anche nell’accento triestino per quasi tutta la serata. Uno spettacolo dal ritmo incalzante nonostante la dichiarata odissea per raggiungere la città a forma di stella, tra code autostradali e sole puntato su un occhio per tutto il viaggio da Trieste a Palmanova. La serata fortunatamente non è bollente e così non inizia il festival dello sventolio della brochure sapientemente lasciata sulla sedia per conoscere gli eventi futuri in città. Ore 9:35 pm si parte e già la puntualità diventa il gancio per la prima gag del comico che evidenzia le differenze tra l’ansia del friulano e la calma del sardo. Abbiamo già capito come andrà il resto della serata. Inizia così questo viaggio nell’italianità tra un sondaggio sui presenti dove vincono i triestini, i ritardatari, Berlusconi, la vita in famiglia da giovane e quella odierna con moglie e figlio, i manichini in fondo alla piazza di fronte a lui, l’orologio del campanile scambiato per luna e le numerose divagazioni in dialetto triestino sulle loro peculiarità. Non si riesce a respirare. La sua capacità di cogliere il momento e renderlo estremamente comico anche in un contesto drammatico è un talento che solo pochi hanno. Pintus offre tutto quello che può dopo una giornata di viaggio estenuante, dove però il ritorno nei luoghi della sua gioventù fa da ricarica energetica per non desistere. Le sue palpebre danno segnali inequivocabili di stanchezza e stress, ma credo che la calorosa risposta del numeroso pubblico presente, inebriato dalle sue battute, valga il tributo ad una giornata un po’ più pensante di altre. Siamo di fronte a un vero istrione della comicità sorniona, istintiva, della satira compita e intelligente, di quella semplice ed istintiva malizia che non tradisce le aspettative del pubblico felice di regalare oltre alle risate, fragorosi applausi dall’inizio alla fine dello spettacolo, manichini compresi. Personalmente sono uno legato molto alla comicità dei grandi artisti degli anni ’60/’70 e quando riconosco quei tratti, mi rincuora il fatto che anche la comicità non stia scemando in un repentino declino viste le nuove proposte che spesso associano la bassa volgarità alla comicità che deve far ridere per forza. Pintus ha dalla sua una grande esperienza e un talento che nasce con lui fin da bambino, vivace e sempre a caccia della battuta vincente e della marachella dove la mamma sapientemente metteva il punto finale tra le mura di casa. Capita spesso che la voce dentro chiami a gran voce e alle volte dargli ascolto non fa poi così male! Grazie a Pintus per il bellissimo spettacolo, a Palmanova che in sostanza è già spettacolare e ad Azalea per averci dato modo di essere presenti e raccontare lo spettacolo a chi non c’era. Immancabilmente in arrivo tanto altro divertimento nella nostra amata estate friulana, non perdetelo!

Massimo Cum per instArt