Sfera Ebbasta torna in Friuli, nella città patrimonio Unesco, a distanza di quattro anni dal suo primo e unico concerto in regione, tenutosi nel 2018 all’Arena Alpe Adria di Lignano Sabbiadoro. Il Trap King ha compiuto trent’anni, ha messo su famiglia – come lui stesso dice ai fans – e la sua adolescenza trascorsa nella periferia milanese sta a poco poco divenendo ormai passato. Sfera – divenuto uno dei rappresentanti più famosi del genere Trap – ha cominciato a pubblicare nel 2011. Il successo è enorme, il rapper è il primo artista italiano a posizionarsi tra i primi cento della classifica mondiale stilata da Spotify. Il quarto album in studio è “Famoso” (2020), cinque volte disco di platino, che conferma l’artista a livelli mai visti in Italia per questo genere musicale. La sua partecipazione a X Factor ha esteso ulteriormente la sua notorietà: oggi continua a collaborare con altri artisti anche a livello internazionale. Citiamo, tra tutti, Ghali, Marracash, Capo Plaza, DrefGold, Guè, Mahmood, Rkomi, Madame, Rvssian.

Sfera Ebbasta è salito sul palco di Piazza Grande con il suo “Summer Tour” lo scorso 2 luglio, proponendo i suoi maggiori successi, senza dimenticare i brani che hanno segnato l’inizio della sua carriera. La piazza non è del tutto gremita ma si stima la presenza di 10.000 persone, per lo più d’età adolescenziale. E’ un’invasione festosa e ordinata. La città accoglie agevolmente il pubblico accorso e regge, tutto sommato, il traffico dell’evento. Qualcosa si può migliorare, ma non si soffrono disagi eccessivi. Il palco è più semplice di come lo avevo immaginato: un video centrale proietta immagini multicolori e inquadra l’artista, i giochi di luce e gli effetti pirotecnici sono limitati al minimo indispensabile. L’esibizione inizia in perfetto orario, anzi con un piccolo anticipo. L’artista spara 30 brani, molti dei quali “tagliati“ (qualcuno mi dice che la scaletta ne prevedeva 37). Tra un brano e l’altro brevi scambi di battute col pubblico e spesso un invito a fare casino, a farsi sentire. C’è qualcuno di voi che segue Sfera dal 2017?

Bang bang: Dici che non ho più tempo per noi / Ma se mi cerchi mi trovi, lo sai / Dove vuoi, quando vuoi, ti aspetto giù / Dove andiamo, quale, decidi tu / Ma fidati di me / Le altre non hanno nulla in comune con te / Quindi neanche con me. I diecimila cantano assieme all’artista, conoscono tutti i brani a memoria. Un corpo di ballo accompagna il Trap King con le immagini multicolori proiettate nel megaschermo: le canzoni risultano difficilmente distinguibili tra loro per orecchie abituate ad altri generi. I bassi sparati dagli amplificatori sono volutamente esagerati, come si usa oggi, ma la voce addestrata con l’autotune è sempre ben distinguibile e presente. E’ manipolata, la voce, ma l’effetto è senz’altro perfettamente in sintonia con i testi che affrontano le tematiche della vita nei quartieri con lo sguardo critico e disincantato di chi la periferia la ha vissuta per davvero. Sfera descrive uno spaccato di realtà giovanile comune in molte aree delle principali città italiane dove non sono presenti le ZTL, dove se si gira firmati solo per manifestare un profondo disagio interiore. Come ad esempio nel sesto pezzo in scaletta, Notti: Mi alzavo alle sei, tornavo alle due / Ho cambiato case, paesi, lavori / Soldi puliti, poi sporchi, poi i video, gli ascolti / I biglietti dei treni, i concerti / Le stanze di lusso in hotel / Io che non ero nemmeno mai stato in hotel / Io che non ero mai uscito da un buco / Ora sto sorvolando sulla Tour Eiffel.

O come in Mademoiselle: Ti do il benvenuto in Italia / Il paese di chi non ci mette mai la faccia / Se tuo figlio spaccia è colpa di Sfera Ebbasta / Non di tutto quello che gli manca / Qualsiasi cosa dico sarà usata contro di me / All’intervista non rispondo / Come al cellulare se mi chiama la mia ex / Tu chiama la polizia / Dicono che è colpa mia / Ma nelle tasche non ho nulla, giuro, tenente / Nullatenente, adesso ho tutto quello che mi serve.

In Ricchi per sempre il megaschermo proietta una pioggia di banconote: Saremo ricchi, ricchi per sempre / O forse no, vabbè fa niente / Scrivo una canzone, sì, quella è per sempre / Per certe persone sarà un salvagente / Stanza 26, io fatto in hotel / Come Kurt Cobain, fumo Marlboro Red / Lei si sfila i jeans, poi li sfila a me / Lancio i soldi in aria, anche oggi sono il re / Scappo dal locale finito lo show / Ho i soldi in tasca e lo zio Tommy che mi scorta / Scelgo una tipa, nessuna dice di no / Me la portano in camera con una Vodka / E non mi cambiano i soldi né la fama, no / Ho ancora la fame della prima volta.

C’è sempre desiderio di rivalsa nei suoi testi. Una sorta di acredine e di amarezza che traspare e che si contrappone all’entusiasmo dei fans. Sfera Ebbasta crea una sorta di euforia depressiva. Il suo invito a farsi sentire, al divertimento, a fare casino è – come dire – opposto alla cupezza delle liriche e delle storie che narra. Il dodicesimo pezzo in scaletta è Rockstar: Non innamorarti mai di me / Non potrò mai essere il tuo boyfriend, no / Fumo dentro la stanza d’hotel / Chiamano dalla reception / C’era un ragazzo che come me / Amava i Beatles e i Rolling Stones / Metteva kush nelle Rolling Papers / E lo sciroppo nel biberon / Rockstar, rockstar / Due tipe nel letto e le altre due di là / Gli amici selvaggi, tutti dentro il privée / Fanculo il Moët, prendiamo tutto il bar / E ora puoi pure piangere se non ci sentiamo / Ora non mi dispiace se non mi cercherai / Persi nel locale col telefono in mano / Sperando in un messaggio che non arriva mai.

Sfera chiede al suo popolo di illuminare la Piazza di Palmanova. Tutti lo seguono. Migliaia di smartphone si accendono e per un po’ le luci del palco si spengono. Il pubblico apprezza, emozionato, lieto e festoso. Gli applausi non si sentono, si sentono solo urla di entusiasmo, le mani sono occupate dagli smartphone. In Hoe (feat Tedua) si evoca John Belushi: Lei è qui nel mio letto, Chri, prendi un etto / G fanno i G, sono qui che lo aspetto / Giù con il branco, giuro soltanto / V come V per vendetta e l’ho fatto / Allo Chateau Marmont, cioccolato con i funghi / Vivo troppo rock, muoio come John Belushi / Rappo e vi lascio tutti quanti muti / Le mie barre sono avanti, tu stai dietro come i detenuti.

Nuovo Range, prodotto da Junior K e con la presenza di Rkomi ha fatto sei platini, annuncia Sfera, che invita il pubblico a cantare tutti assieme Mi fai impazzire. Puntualmente, il suo popolo lo segue. Il finale viene annunciato con una introduzione vocale di Toto Cutugno con Italiano anthem (con Rvssian). La chiusura del concerto –  un’ora e mezza di esibizione – è affidata a BRNBQ, acronimo di “bravi ragazzi nei brutti quartieri”, una sorta di manifesto del pensiero di Sfera Ebbasta: Bravi ragazzi nei brutti quartieri / Fumano e parlano lingue diverse / Però non ci parlano ai carabinieri / Fanno le cose che è meglio non dire / Fanno le cose che è meglio non fare / Bravi ragazzi nei brutti quartieri / No, mamma, non preoccuparti / Esco solo a farmi un giro con i bravi ragazzi / Sfrecciano alle tre di notte sull’Audi / Dio non li vede quaggiù / Dietro quei tendoni blu / Quindi non pregano più / Palazzi alti come Watussi / Maglie di Armani, cinte di Gucci / Raga si muovono svelti in questo fuggi fuggi / Butterfly dentro gli astucci / Vestiti bene in quartieri di merda / G nella felpa, G sulla felpa“.

Un testo che evoca meglio di qualsiasi studio accademico, di qualsiasi tesi universitaria cosa possa significare vivere in certi quartieri, oggi. E’ difficile dire se queste canzoni resteranno a lungo. Certo, le melodie sono povere, spesso le dinamiche musicali quasi assenti. Queste canzoni resteranno certamente nel cuore di milioni di ragazzi e ragazze che le stanno vivendo e ascoltando con passione, come sempre è accaduto e come sempre accadrà, almeno si spera. Si cresce ma i ricordi di una bellissima serata trascorsa in compagnia non svaniranno mai. Le critiche di chi sa solo criticare (la musica di una volta … non ci sono più valori …  non c’è più educazione, etc. etc.) svaniranno al sole come la neve di maggio. Ho letto alcune osservazioni (è un eufemismo) sui social, le ho trovate deprimenti. Tante persone invecchiano ma non maturano, restano legate a vita a preconcetti e pregiudizi, peggio per loro. E‘ un loro problema, non è un problema delle nuove generazioni. Una cosa vorrei dire di Sfera Ebbasta. Ritengo di poter affermare che la sua musica sia, in una certa misura, profetica. Non è solo musica che fotografa un presente, ma prefigura una società futura. L’incapacità di un vasto uditorio per lo più anziano (o, se preferite, giovane-giàvecchio) di leggere veramente a fondo (e tra le righe) i suoi testi è evidente. I recenti episodi di disagio sociale accaduti in Francia dovrebbero farci riflettere. Le banlieue italiane sono alle porte e la causa di questi fenomeni di degrado non è certo da porre a carico di chi li subisce in prima persona. Attenzione quindi, critici. La ragione per cui abbiamo due orecchie ed una sola bocca è che dobbiamo ascoltare di più e parlare di meno.