Domenica scorsa abbiamo assistito alla quinta rappresentazione dello spettacolo teatrale Cumbinìn (intrics e poesie) all’Auditorium comunale Zotti di San Vito al Tagliamento. Protagonisti dello spettacolo – prodotto da Teatro Incerto, CSS Teatro stabile di Innovazione del FVG – Martina Delpiccolo, Fabiano Fantini, Claudio Moretti ed Elvio Scruzzi. La storia è ambientata in uno stranissimo centro benessere, dotato di saune e di spazi per il relax. Due personaggi ambiziosi, rampanti, ambigui – uno pienamente immerso nel suo business industriale (Claudio Moretti) e l’altro (Fabiano Fantini) – assessore di un non meglio precisato comune friulano, attentissimo alla sua carriera politica (mi devo candidare alle regionali!) stanno attendendo un complice (Elvio Scruzzi), Raimondo, vigile urbano e fratello del politico, per chiudere un losco affare. L’imprenditore è specializzato nel ramo della produzione di pasti per le strutture pubbliche: scuole materne, case per anziani. Pasti che comprendono un purè fatto senza le patate, con le polverine: frutti centellinati (due mele tagliate in un certo modo fanno tre porzioni, il guadagno è assicurato). E‘ munito della classica valigetta contenente i contanti necessari per ungere il sistema. Il termine tangente appare volgare, non viene mai citato. E‘ una prassi ineludibile: chi vuole fare affari deve trovare i giusti agganci per lavorare, per mantenere 40 dipendenti!
E‘ una sorta di servizio sociale, in fondo, o no? Il dialogo tra i due, in accappatoio, procede con una serie di luoghi comuni tratti dalla realtà quotidiana (il cinese, il nero, il bordello, il rumeno): la dubbia moralità dei protagonisti (da loro vista come normalità) è espressa con un linguaggio esplicito, senza filtri che evidenzia una certa bassezza di pensiero e una smisurata concretezza nell’individuare gli obiettivi da raggiungere. Raimondo – il vigile – in enorme ritardo, viene contattato più volte, in viva voce, in un crescendo comico che accompagnerà tutto lo spettacolo. Ha una serie di contrattempi vissuti tragicamente dall’imprenditore e dal politico, quest’ultimo imbarazzatissimo dal comportamento del fratello, poco dotato dal punto di vista intellettivo (ma come? Ha fatto la prenotazione dando i nostri nomi veri?).
La responsabile del centro benessere irrompe in questo scenario come un‘aliena (E jè fulminàde, spanàde). I suoi interventi sono bizzarri. Si esprime in modo poetico, cita versi, evoca persone che loro non conoscono, come un certo Dante (chi è? Ah, sarà quel Dante che gestisce la ditta di spurghi?). Emerge un contrasto abissale tra i due mondi: da un lato la visione onirica del vivere, dall’altro il realismo spietato degli affaristi. Moretti – imprenditore esclama più volte esasperato: Dai, dai! Non siamo qui per rilassarci! Lei, totalmente ignara del motivo dell’incontro, elargisce ai due ospiti cure per la bellezza dell’anima. La beauty farm appare come un labirinto che si articola in stanze dedicate a Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi (Jacum?). Le citazioni di poesie di Pierluigi Cappello e Federico Tavan si perdono nel vuoto, vengono fraintese con una serie di gags molto divertenti. E‘ un bel viaggio quello di Cumbinìn. Un bel mix di teatro popolare, teatro comico friulano e poesia. Il numeroso pubblico accorso applaude a lungo il quartetto protagonista della piece: è un tributo meritato e sincero. Lo spettacolo trae linfa dai colloqui quotidiani in un Friuli in fase di trasformazione. Un mix tra teatro dell’assurdo e la riflessione su cosa sia la poesia e a quanto potrebbe ancora servire.
In chiusura la bravissima Martina Delpiccolo descrive così la sua esperienza: è stato come salire su una giostra. Claudio Moretti chiude la serata nel migliore dei modi: il nostro mestiere è ascoltare: tanti luoghi comuni si sentono in giro: noi li portiamo in scena.
© Franco Giordani per instArt