Uno spettacolo visionario ed elegante, una storia fantastica, una messa in scena che è puro incanto, frutto di una sapiente combinazione di teatro, danza e musica. “Tango Macondo – Il venditore di metafore” (una produzione del Teatro Stabile di Bolzano), andato in scena il 20 gennaio scorso sul palco del teatro comunale di Cormons per la stagione di Prosa 2022/2023 firmata dal Direttore Artistico Walter Mramor, esibisce una combinazione perfetta di reale e magico, andando alla ricerca del sapore incantato di un tempo lontano in cui le storie servivano ad alleviare il peso, a volte, insostenibile della fatica del vivere.
Un progetto teatrale che racconta una storia fantastica liberamente ispirata a “Il venditore di metafore”, l’opera letteraria di Salvatore Niffoi, scrittore barbaricino i cui racconti traboccano di tradizioni e superstizioni in uno stile linguistico che combina lingua italiana e lingua sarda.
Tango Macondo è la storia di Matoforu, un venditore di metafore sardo e del suo amore per la cantatrice Anzelina Bisocciu. La vicenda narrata parte da Mamoiada, il paese della Barbagia famoso per il suo Carnevale e le sue maschere diaboliche e grottesche per arrivare a Macondo, il paese immaginario nato dall’universo onirico di Gabriel Garcia Marquez (Cent’anni di solitudine). Quella di Metaforu e Anzelina è una storia fantastica di un viaggio che dalla Sardegna li farà approdare in Sudamerica, una storia di memoria e di fantasia.
Un lavoro ricco di bellezza, di parole che rimbalzano tra passi di danza (interpretati da Luca Alberti, Alice Pan, Valentina Squarzoni e Francesca Zaccaria del DEOS Danse Ensemble Opera Studio di Genova su coreografie di Giovanni Di Cicco) musiche che disegnano geografie e frammenti di umanità, giochi scenici inventati da Marcello Chiarenza che sorprendono (piroette di fiamme e scintillii di specchi e cristalli) rinvigoriti dal disegno luci di Luca Mantovani e dai costumi di Francesca Marsella.
Inappuntabile anche la recitazione dei tre attori protagonisti: l’irresistibile e inebriante venditore di metafore di Ugo Dighero/Matoforu (ve lo ricordate a metà degli anni ’80 con i Broncoviz, il quintetto comico specializzato nella satira e nella parodia che condivise con Marcello Cesena, Maurizio Crozza, Mauro Pirovano e Carla Signoris?), un’ammaliante Rosanna Naddeo/Anzelina dalla vocalità espressiva e un rigoroso Paolo Li Volsi.
La musica, eseguita dal vivo dalla tromba e dal flicorno di Paolo Fresu, un gigante del jazz e un instancabile ideatore di progetti, autore anche dell’intera colonna sonora (Tango Macondo è infatti anche il titolo del cd pubblicato nel 2021 per Tŭk Music, l’etichetta fondata dallo stesso Fresu che unisce le sue due più grandi passioni: la musica e l’arte), dal bandoneon di Daniele di Bonaventura e dall’organetto di Pierpaolo Vacca, conduce e compatta l’evolversi di una storia sempre in bilico tra sogno e realtà, disegnando deliziose atmosfere fino a farsi poesia.
Un lavoro “intricato e articolato con una sorta di meccanismo a orologeria” come lo ha definito il regista e drammaturgo Giorgio Gallione che ha diretto magistralmente i protagonisti in scena capaci di sedurre gli spettatori rendendoli partecipi di un viaggio fatto di memoria e narrazione, di tradizione e innovazione.
Un lavoro originale che mescola linguaggi e stili in una scenografia evocativa, un po’ antropologica un po’ magica, un racconto che è globale ma anche locale, che parla dei sogni e dei bisogni di tutti noi. E che ci ricorda quanto siano preziose parole come diversità e condivisione.
Il pubblico presente al teatro di Cormons con applausi calorosi e prolungati ha dimostrato di avere apprezzato molto.
Per chi se lo fosse perso, lo spettacolo torna in Regione dal 28 febbraio al 1° marzo 2023 al Teatro Rossetti di Trieste. Consigliatissimo.
Rita Bragagnolo © instArt