Che energia, che vitalità. Claudio Baglioni a 71 anni non pare avvertire il logorio del tempo vissuto sul palcoscenico e nel 2022 si concede ancora con straordinaria generosità alle migliaia di fans che lo acclamano dalle platee dei più bei teatri d’Italia. Non pago di una tournée conclusa con enorme successo nel maggio scorso, ha deciso di concedere il bis infilando una serie di date che, tra novembre e dicembre, lo porteranno a fine anno all’invidiabile traguardo di 104 concerti. “Ho percorso 25.000 km in cento giorni cantando e suonando per sei sere a settimana senza mai provare un istante di noia o stanchezza. Senza mai cadere nella trappola della ripetitività. Teatri bellissimi e spettatori attenti ed entusiasti sono stati lo spettacolo per i miei occhi e le mie orecchie. Io ci ho messo la voce, le mani, il cuore. Gli altri le emozioni, le grida e gli applausi. Così che ogni concerto fosse speciale e si potesse ricordare. Sono alla fine di una lunga e fantastica avventura umana e professionale. Ma non termina qui. Se il pubblico chiama, l’artista torna in scena, ringrazia e concede il bis”.

Un bis che, ripartito il 7 novembre dal teatro San Carlo di Napoli, ha fatto tappa lo scorso 14 dicembre in un teatro Giovanni da Udine strapieno ed esultante. Una platea transgenerazionale e variegata (nonni, genitori, figli e nipoti) indubbiamente a netta prevalenza femminile che di Baglioni, oltre alle canzoni, apprezza il fascino, l’eleganza e il savoir-faire.

Strada facendo, per citare uno dei suoi pezzi più conosciuti e amati, il ragazzo nato a Centocelle, quartiere della periferia romana nel ’51, che chiamavano “Agonia” (serve spiegare il perché?) è oggi un autentico maratoneta del palcoscenico, capace di catturare la platea per tre ore e mezza parlando di vita, di sogni e, logicamente, dell’amore, declinato in tutte le sue molteplici sfaccettature, raccontandosi con aneddoti, ironizzando un po’ ma soprattutto cantando come lui sa e ancora può.

Questa volta ad accompagnare Baglioni non ci sono impeccabili musicisti, sontuose orchestre, coriste belle e brave, effetti speciali e sorprendenti scenografie. Per ripercorrere oltre cinquant’anni di canzoni (alla fine saranno una trentina), all’artista romano basta un pianoforte, anzi tre: un piano digitale- acustico e due tastiere. “Volevo rappresentare ieri, oggi e domani – ha spiegato – Il passato con il pianoforte rigoroso, il presente con il piano elettrico e i suoni che fluttuano come aria e acqua, e il futuro con il clavinova. Per muovermi in una sorta di circolo antiorario, anche per sconfiggere (o almeno provarci) il tempo che passa”.
Un tour in perfetta solitudine complice il bisogno di ritrovare il contatto con il pubblico dopo lo stop forzato dovuto alla pandemia. “Non è la prima esperienza da solo – aveva annunciato Baglioni presentando il tour – dopo Assolo nel 1986, InCanto nel 2001 e DieciDita nel 2011. Sarà un giro d’Italia senza bici, ma con gli strumenti”

Un recital solitario dunque per un viaggio nel tempo compiuto alternando ai successi più amati, quelli indiscutibilmente entrati nella memoria collettiva, (un filotto da urlo: “Avrai”, “Mille giorni di te e di me”, “Amore bello”, “Questo piccolo grande amore”, “E tu come stai?”, “Sabato pomeriggio”, “E tu”, “Strada facendo”) a canzoni meno scontate e particolarmente apprezzabili in questa veste intima e maestosa (“Io dal mare, “Con tutto l’amore che posso”, “Ora che ho te”, “Quante volte”).

Baglioni suona e canta senza il benché minimo cedimento (ottima forma vocale), sembra divertirsi molto, ironizza spesso con il suo pubblico, provando a disincentivare l’uso persistente dei telefonini di chi, per non correre il rischio di dimenticare le emozioni provate, si ostina a fissare un piccolo schermo anziché ammirare il suo idolo in carne e ossa sul palcoscenico solo a pochi metri da lui/lei….
Nel suo recital a mani nude Baglioni propone canzoni senza tempo e di struggente malinconia: “Solo”, “Fotografie”, “Poster”, “E adesso la pubblicità” e quel piccolo grande capolavoro che è “I vecchi” da cantare sottovoce per non farsi sopraffare dalla commozione.

Quello che rimarrà alla fine di un’incredibile maratona sonora sarà l’indiscusso valore poetico e sentimentale di testi che resistono gagliardi al trascorrere degli anni.
In fondo abbiamo capito che a Baglioni bastano 12 note per incantare migliaia di fans.
Applausi scroscianti, entusiasti e prolungati hanno messo la parola fine a una serata da incorniciare.

Rita Bragagnolo © InstArt