Nel 2001 Leonard Cohen pubblicò l’album Ten new songs, ben 9 anni dopo il precedente The Future. Un giornalista gli chiese: “Perché hai fatto passare così tanto tempo prima di regalarci dieci nuove canzoni?”. Il Grande Canadese rispose lapidario: “Perché non avevo niente da dire”.

Anche se ci piacerebbe rispondesse così anche lui, sono sicuro che non lo farà, se non per sottolineare simpaticamente, e con ammirazione, la coincidenza dei tempi. Già, perché Francesco Ursino ritorna proprio dopo 9 anni con un album nuovo di zecca: Canzoni scritte a penna, “Twelve new songs”, aggiungo io! Lo presenterà in concerto, accompagnato da una super-band virata in rock, sabato 3 dicembre, alle 21, al teatro San Giorgio di Udine.

L’INCHIOSTRO DELL’ANIMA – Questo è uno di quei dischi che ti fa dire, con Edoardo De Angelis, che il cantautore è necessario, anche se – per fortuna – non ti fornisce le istruzioni per l’uso della vita, si tratti di amore o di politica, di soldi o di cose addirittura ancora più banali. Il cantautore vero e necessario è fatto di linguaggi e musica, ti parla con l’anima, parla alla tua di anima. E c’è un inchiostro speciale in cui intinge la penna per raccontare e raccontarsi, per regalare orizzonti e sogni, o soltanto per accarezzarci con una luminosa e avvolgente melodia. Quell’inchiostro è la poesia dell’anima, la luce, la strada maestra in questo mondo smarrito nella lunga e globale penombra che spesso ci soffoca, e ancora più spesso ci spaventa e disorienta per condurci in una solitudine fra tante altre infelici e innocue solitudini. Quell’inchiostro disegna per noi la dimensione, il perimetro di nuovi fecondi pensieri.

ILPENSIERO – Eh sì, c’era una volta il pensiero, con il teatro canzone di Gaber e Luporini, la frugale e immensa poesia di Cohen, la grandezza magnetica di De Andrè, la filosofia di Fossati. I Maestri di molti di noi, anche di Francesco. Il pensiero senza tempo sa attraversare la mente, toccare il cuore: il mio e il vostro quando ascolterete queste 12 stanze di vita, queste canzoni scritte a penna e colorate di poesia e di musica.

IL SUONO – Già, la musica. E qui arriva davvero una bella sorpresa, una graditissima novità, quasi una svolta stilistica. Infatti, per questo album Ursino ha messo insieme un gruppo inter-generazionale con un bel piglio elettrico e a tratti rock dove risplendono la freschezza di Anthony “Guitar” Basso in primis e la sapienza musicale di Vittorio Vella alle tastiere (nonché maestro della plancia in sala di registrazione). Il vestito sonoro delle canzoni così si fa più bello ed elegante, attualissimo, dando a ogni brano un ritmo e una vivacità a questo punto sorprendenti nel percorso affascinante al quale il cantautore ci invita.

LA PAROLA – Ogni parola – e ogni canzone – racchiude in sé un ricordo, memorie del cuore, incontri giusti e sbagliati, mondi che non ci appartengono più e mondi che ci ostiniamo a sognare, affamati come siamo di infinito, di pace e di giustizia. E soprattutto di amore, la stella polare di Francesco, compagna di sempre: la scorgiamo in ogni verso, in ogni dialogo, in ogni battito, in ogni stagione condivisa nel profumo dell’eternità. Parole pensate e pesate, accentate o smorzate, tornite o sfacciate, ma sempre efficaci, compongono una sorta di libro aperto sulla vita dei cantautore e, perché no?, anche nostra.

CANZONE DELLE 12 STANZE – Nascosto in fondo all’anima si agita sempre il sentimento del ritorno, una necessità capace di condurci ad un agognato riequilibrio cosmico che non esige bilanci e che invece dona pace e verità in un nuovo e ritrovato domani: “Sono pronto ora per gettare le maschere che hanno nascosto bene le sconfitte e gli sbagli, ché ora è il tempo del silenzio e dei pensieri lenti”. Questo è Il ritorno, brano che apre il disco. Le citazioni degli incontri di una vita sono la spina dorsale di Impronte digitali (la mia preferita). Un po’ di malinconia e un po’ di gratitudine accompagnano la mai nascosta gioia di aver vissuto quelle stagioni che sono le orgogliose rughe del nostro cuore: “Io me li ricordo bene, me li ricordo ancora gli amici dei vent’anni. Troppi si sono spenti o persi, volati via all’improvviso senza un saluto. Altri sono ancora qui con me, ché abbiamo un tempo da saziare”. Il ritmo si fa più raccolto, intimo e quasi folk in un altro gioiello dell’album: Il nichilista mette a nudo le delusioni di un mondo crollato e incenerito, ma anche la chiave di volta di un’esistenza: “E mi rifugio in te, amore mio, ché qui nessuno mai mi troverà. E lascio gli ideali e l’utopia a chi crede ancora in questa umanità”. Meravigliosa l’acustica di Anthony. Ogni vita ha il suo Dritto e rovescio: una canzone che sarebbe piaciuta a Faber nelle sue contrapposizioni semantiche e nel ritornello che ricorda i tempi di Creuza de mä: Ma tu sei lì a perdonarti nell’oblio e nel disincanto e intanto il vino qui diventa aceto in un tempo troppo breve. E le colombe bianche della pace armano fucili e pistole”. Canzone del ricordo è… Canzone per un amico, un amico di sempre lucidamente presente nei ricordi. “Ma non basta cantare di te, perché sei più di questa canzone, l’unica vera ragione di questo mio andare” canta Ursino in I colori di Chagall, che sono i colori dell’amore più vero, più grande, più suo, per sempre suo perché “e il destino di chi si è cercato e trovato”. Cosa ti manca è una canzone di domande, un’offerta di aiuto in nome di una memoria condivisa in cui l’autobiografia detta il messaggio e indica il destinatario. Abbiamo bisogno di utopie, sempre. La città della speranza ci invita ad un percorso tappezzato di sogni disegnati con una metrica avvolgente e solare, con l’ostinato bisogno che la penna del cantautore ci doni ancora una luce vera: “Devi crederci!”. Ritorna l’amore con la A maiuscola in Canzone piccola (la voce femminile è di Elisabetta Cecchinel): “Siamo qui noi due caduti da una stella dentro una canzone, dentro il nostro tempo”. Ed è ancora la stella polare di Più di una parola: “Tu difendilo con i denti e vivilo com’è. E’ pane e musica per l’anima, perché l’amore è”. Ombra su ombra descrive il vagabondare penoso di un’anima che aspetta ancora il suo destino, un’anima vagante ma non perduta che ha conosciuto l’inferno, un’ombra arresa al mondo eppure assetata di luce. La chiusura è affidata a Suite per una notte, per raccontare un mondo altro che cammina al buio dentro e fuori di sé. Fino al ritorno della luce e dei ritmi del giorno capaci di trasformare uomini e storie, strade e futuro.

LA PROVA DEL 9 – Dunque il 9 è divenuto il numero portafortuna di Francesco Ursino. Un ritorno atteso e importante, poetico e musicale, che mi ha detto molto e mi ha colpito nell’intimo: per il nuovo elegante abito sonoro e per i testi delle canzoni, ancora una volta profondi, capaci di evocare memorie, storie, sogni e sentimenti forse comuni ma mai banali, sempre misurati, liberi e sinceri. Semplicemente belli. Canzoni scritte a penna, ma con un inchiostro che pochi hanno.

FRANCESCO URSINO
Canzoni scritte a penna (U.F. Project 2022)

I brani

  1. Il ritorno
  2. Impronte digitali
  3. Il nichilista
  4. Dritto e rovescio
  5. Canzone del ricordo
  6. I colori di Chagall
  7. Cosa ti manca
  8. La città della speranza
  9. Canzone piccola
  10. Più di una parola
  11. Ombra nell’ombra
  12. Suite per una notte

Testi e musiche Francesco Ursino

I musicisti di Francesco

Anthony Basso: chitarra elettrica e acustica, armonica a bocca
Riccardo Casanova: basso elettrico e chitarra acustica
Gianluca Zavan: batteria e percussioni
Valerio Simonini: tastiere e pianoforte
Antonio Merici: violoncello (3)
Elisabetta Cecchinel: voce (9)
Vittorio Vella: pianoforte e Hammond (2, 4, 6, 9,10)
Arrangiamenti Ursino, Zavan, Casanova, Basso
Registrazioni e mixaggio Delta Studios di Vittorio Vella a Remanzacco
Stampa e grafica Arte & Video Palmanova

© Nicola Cossar per instArt