© Luca Del Pia

Pippo Delbono continua a sorprendere e a stupire, a coinvolgere ed emozionare con quel suo originalissimo modo di fare teatro che da sempre porta in scena la vita, sé stesso e tutto il suo smisurato mondo poetico. E’ teatro che sfugge alla retorica, che stupisce per la semplicità di un rito in cui convergono creatività, sogno e sentimento.
Una cifra espressiva ampiamente avvalorata dal suo più recente lavoro teatrale “Amore” (una produzione ERT Emilia Romagna Teatro), approdato al teatro Palamostre lo scorso 1° ottobre (stagione 40/41 di Contatto by CSS Udine), un’altra smagliante dimostrazione della vena geniale e profondamente umana dell’artista ligure.
Il titolo essenziale per un sentimento, l’amore, di enorme complessità. Agli spettatori Delbono regala un viaggio nell’universo amore, inteso non solo come sentimento ma come stato dell’anima. Un viaggio malinconico, arduo, doloroso e nostalgico, un viaggio musicale e lirico attraverso una geografia esterna, che oltre al Portogallo principale protagonista della scena propone incursioni in Angola, Capo Verde e Messico, e una interna, quella delle corde dell’anima che vibrano al più impercettibile colpo di vita.
C’è l’amore e la paura di amare nei quadri che come tableau vivant si susseguono sulla scena mentre Pippo Delbono, seduto in platea, con quel suo registro timbrico caldo e ipnotico conferisce forza all’azione attraverso la parola di poeti (da Carlos Drummond De Andrade, a Jacques Prèvert, da Rainer Maria Rilke a Eugénio De Andrade, da Daniel Damàsio Ascensao Filipe a Sophia de Mello Breyner Andrasan).

Punto di partenza e d’ispirazione di questa creazione è il Portogallo, terra crocevia di tradizioni e contaminazioni, a tenere insieme le fila dello spettacolo un ininterrotto tappeto musicale, in cui a farla da padrone è il fado che trova nel chitarrista Pedro Jóia e nel cantante Miguel Ramos (che firmano anche alcuni pezzi) due eccezionali interpreti di questa musica che è “canto del destino umano”. Fado infatti si può tradurre, con fato, destino, e narra storie d’amore, di passione o di lontananza.
C’è tanta musica (gioielli preziosi come la canzone popolare dell’Angola interpretata dall’intensa Aline Frazão) e c’è tanta poesia in questo spettacolo, in cui l’amore è declinato in tutte le sue molteplici sfaccettature attraverso eleganti suggestioni estetiche, luci tagliate e vibranti, ombre che amplificano i gesti e le atmosfere.
E’ un susseguirsi di emozioni nei quadri che accendono il palcoscenico di vita, rosso come il fuoco, rosso come l’amore.
Un viaggio nell’amore che incrocia anche la morte, come accade in Messico. A rappresentarlo uno dei quadri di maggior impatto emotivo dello spettacolo con donne vestite di bianco con maschere delle stesso colore a celare i loro volti, protagoniste di una danza ritmica e gioiosa.
Vitale e passionale, malinconico e doloroso, un’accorata dedica all’amore che può morire ma che non smette di sperare.
Una speranza che si materializza nel finale in cui è lo stesso Pippo Delbono, entrato in scena dalla platea, che con un gesto semplice come quello di sdraiarsi e abbandonarsi ai sogni sotto a un albero secco ritornato a fiorire c’invita ad amare senza condizioni, senza retorica, senza temere il dolore.
In questo ritorno alla vita, alla speranza si percepisce un profondo senso di pace.
Rimangono e risuonano dentro le parole del poeta brasiliano Carlos D. De Andrade, citate dal regista, “che altro può una creatura se non, tra creature, amare?”.
Così alla fine pensiamo che questo viaggio ci ha permesso di vivere un adorabile incantesimo che solo gli applausi calorosi, prolungarti e prorompenti sono riusciti a dissolvere. Standing ovation meritata per uno spettacolo destinato a rimanere imprigionato nelle pieghe del cuore.
Ineccepibili tutti i protagonisti Pippo Delbono, la sua Compagnia di attori e musicisti, Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente, Ilaria Distante, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella, Jóia, Miguel Ramos e Aline Frazão, i collaboratori artistici Joana Villaverde (scene), Elena Giampaoli (costumi), Orlando Bolognesi (luci) e Tiago Bartolomeu Costa (consulenza letteraria).

Rita Bragagnolo © instArt