Ottimo afflusso di pubblico al Teatro Nuovo Giovanni da Udine per uno degli eventi clou della Stagione 2017/18 firmata da Marco Feruglio: la Messa in si minore per soli, coro e orchestra BWV 232 di Johann Sebastian Bach. Protagonisti della serata il Kammerchor Stuttgart e la Barockorchester Stuttgart diretti da Frieder Bernius e con la partecipazione del soprano Johannette Zomer, del controtenore David Allsopp, del tenore Jan Kobow e del basso Christian Immler.
Questo capolavoro, che il luterano Bach scrisse in un arco di tempo lunghissimo (dal 1724 al 1747-49) per utilizzarne alcune parti in particolari solennità e nel 1733 per ottenere l’incarico di Kappelmeister presso la corte di Federico Augusto II, che aveva abbracciato la religione cattolica per diventare re di Polonia, si compone di ventisei pezzi, che a loro volta sono organizzati in cinque sezioni: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei.
Fin dalle prime battute del Kyrie il pubblico ha modo di apprezzare le qualità del Kammerchor e della Barockorchestra. Il suono è di grande qualità e straordinaria omogeneità sia per il coro che per l’orchestra grazie anche all’impiego di strumenti originali o di copie di essi che lo rende più morbido, il tempo non rivela il minimo cedimento e il fraseggio, grazie anche all’attenta conduzione di Bernius, risulta lieve e scorrevole. Il coro si rivela straordinariamente omogeneo fra le diverse sezioni e all’interno di esse. Il suo suono si adatta straordinariamente con gli strumenti dell’orchestra formando un tutt’uno con essa. Buone anche le qualità del quartetto vocale che esordisce nel Christe eleison con il bellissimo duetto fra Allsopp e la Zomer che incanta il pubblico con la sua delicatezza e anche per la singolarità della voce del controtenore, così levigata e piena di fascino. Tale incanto si ripeterà anche nel Domine Deus e nel Et in unum Dominum, punti della composizione dove tale abbinamento vocale verrà riproposto.
Ma non solo il soprano e il controtenore colpiscono per la loro bravura. Le voci del tenore e del basso si distinguono per bellezza timbrica, chiarezza di dizione e precisione ritmica. Più nello specifico, Immler è esaltante nell’Et in Spiritum Sanctum del Credo, mentre invece il tenore Jan Kobow fornisce una convincente prova dapprima nel Domine Deus in duo con il soprano e poi da solo nell’aria Benedictus qui venit.
Su tutto resta un’esecuzione di una bellezza emozionante che esalta la scrittura di Bach fin nelle sue pieghe più intime, illuminandone la bellezza, scolpendone le forme, l’incredibile scienza contrappuntista e armonica, la religiosità e il senso di umanità in un susseguirsi continuo di emozioni.
Le note finali del Dona nobis pacem vengono salutate da un interminabile e commosso applauso finale che sottolinea il gradimento del pubblico udinese.
Sergio Zolli © instArt