Formazione insolita al Teatro Bon di Colugna per il quinto concerto della stagione 2017/18. Si è esibito infatti lo Zurich Ensemble, un trio formato da Fabio Caurich ensemblesola al clarinetto, Alfredo Zamarra alla viola e Benjamin Engeli al pianoforte. Singolare anche il repertorio proposto, che spazia da Mozart a Rebecca Clarke.
Dopo le presentazioni di Claudio Mansutti, direttore artistico della stagione musicale, la serata inizia con il celebre Trio in mi bemolle maggiore K498 (trio dei birilli) di Wolfgang Amadeus Mozart. La ricchezza melodica che connota questa pagina fin dalle prime battute dell’Andante dà modo al clarinetto ed alla viola di dispiegare tutta la loro bravura strumentale: gli unisoni sono di rara precisione, il suono bello e arioso e il fraseggio terso e scorrevole. Nel successivo Minuetto possiamo ammirare la mirabile resa del gioco imitativo che lo caratterizza, successivamente, Il lirismo del Rondò. Allegretto è illuminato dai tre con il loro bellissimo suono.
Completamente diversa l’atmosfera della successiva Sonata n.2 op.25 per clarinetto e pianoforte di Johannes Brahms, opera della sua maturità e sorta di testamento spirituale e sintesi stilistica del compositore amburghese. Nell’Allegro amabile che apre questo capolavoro, il clarinetto, al quale vengono affidati i due temi e il terzo spunto tematico, si esprime con un suono ricco, caldo e intrigante che illumina la scrittura brahmsiana. Il dialogo con il pianoforte è seducente per suono, precisione e intenzione espressiva. Il successivo Allegro appassionato viene eseguito in tutto il suo giovanile slancio con grazia e una vitalità contrastata dall’austerità del Trio, mentre il tema dell’Andante con moto. Tema con variazioni. Allegro viene sottoposto ad una continua elaborazione, caratteristica – questa- della tecnica compositiva brahmsiana, per sfociare nella brillantezza della coda. Bravi i due musicisti a evidenziare tutte queste particolarità compositive e le diverse atmosfere a loro sottese con musicalità, precisione ritmica e splendido suono.
La seconda parte della serata scende dall’empireo cielo dei massimi musicisti, a quello dei musicisti meno famosi, come la Clarke e Reinecke.
Si comincia dunque con Preludio, allegro e pastorale per viola e clarinetto di Rebecca Clarke, una musicista americana nata alla fine dell’Ottocento e morta nel 1979, le cui opere sono ancora in parte inedite. Opera, quella presentata da Casola e Zamarra di ascendenza neoclassica, di cui i due musicisti esaltano l’affascinante impasto timbrico con la loro bravura.
Il concerto si conclude con il Trio il la maggiore op. 264 di Carl Reinecke, compositore tedesco coevo di Giuseppe Verdi, di netta impostazione tardo romantica, pieno di slanci immaginifici che si possono ascoltare fin dall’iniziale Moderato-Allegro. Il Trio. Op.264 si sviluppa poi nei movimenti successivi oscillando fra lirismo, umori popolari, tuoni scuri e rassegnati ed esaltata vivacità. Il tutto in un’esecuzione assolutamente impeccabile che viene ampiamente applaudita dal pubblico del Bon, il cui entusiasmo viene compensato da un bis con Max Bruch.
Sergio Zolli © instArt