TARM e Cor Veleno ph Leo Giordani

E’ iniziato al Capitol di Pordenone il Tour dell’accoppiata Cor Veleno e Tre Allegri Ragazzi Morti per presentare l’album Meme K Ultra (La Tempesta Dischi). Quella del Capitol è la data zero che precede tappe prestigiose: Milano (19 aprile), Bologna (22 aprile), Roma (23 aprile) e Napoli (25 aprile). La scrittura degli undici brani dell’opera è iniziata prima della pandemia e del conseguente lockdown anche con l’inevitabile ricorso a contatti a distanza: un modo di rapportarsi che ha costretto molti artisti ad adottare nuovi modi di comporre. La collaborazione tra i TARM e i Cor Veleno ha subito suscitato grande interesse e aspettative in quanto la fusione degli stili di questi gruppi, colonne portanti delle rispettive scene, rappresenta una novità assoluta nel panorama della musica di qualità. Ascoltando Meme K Ultra ho colto il lavoro di ricerca di un sound originale, senza il ricorso a espedienti tesi al già sentito o ammiccamenti alle mode del momento.

Qualcuno ha scritto che la fusione del sound è senza compromessi e ha un sapore decisamente vintage. Non mi pronuncio sul vintage, ma sicuramente l’album è collocabile in uno spazio definito, proprio, non confondibile, è un’opera originale, punto! I due gruppi hanno dato il meglio per creare una sintesi dei loro universi espressivi. Davide Toffolo (che, naturalmente ha curato la parte grafica dell’album) ha detto che “è stato come fare il primo disco“: l’entusiasmo è un’arma artistica micidiale. Brani come L’effetto del merlo, Chiedo il nome (feat Remo Remotti), Come le onde, La musica sai cos’è? (con la partecipazione di Francesco Bearzatti al sax), A me di Roma piace il rap (con Metal Carter), solo per citarne alcuni, rappresentano appieno l‘ottimo equilibrio raggiunto attraverso testi brillanti e soluzioni sonore mai scontate.

Ma veniamo al concerto. L’atmosfera che precede lo show è, come capita sempre al Capitol, piena di incontri piacevoli e il locale (non mi stancherò mai di ripeterlo) è il luogo perfetto per gustarsi un evento al massimo delle percezioni sensoriali.

TARM e Cor Veleno ph Leo Giordani

Il concerto inizia con una sorta di annuncio composto da un collage di suoni, richiami al cinema, all’universo musicale e alla TV, con tanto di countdown finale. Sembra di essere seduti in un aereo in attesa di una partenza per un viaggio, e in effetti così sarà. “Ci siete tutti? Avete appena dato il vostro consenso….”. E via con La gente libera: La gente libera la riconosco / Tutta tatuata e con l’occhio sveglio / Hai fatto bene a chiedermi che cosa faccio / Frequento solo chi mi dà coraggio, Chiedo il nome: Io non giudico dal nome chi si fuma lo stemma / La famiglia, madre e figlia, fino all’ultima gemma / Buio fitto sopra il cosmo riconosco la stella / E so mettere una croce sotto la tua casella.

L’affiatamento dell’ensemble – sette musicisti sul palco – è perfetto: Davide Toffolo (con iniziale mantello rosso) e Grandi Numeri assieme a Squarta, Gabbo al basso, Enrico Molteni (che nell’occasione suona la chitarra), Luca Masseroni (batteria), Andrea Maglia (chitarra) propongono un sound originale, penetrante. Dietro agli artisti uno scenario di grande impatto, un quadro disegnato da Toffolo suddiviso in cinque sezioni: forte, evocativo.

Seguono A volte ci consola, la bellissima Come le onde: Dentro la testa di tutta la gente / come le onde / Come le onde si va, si sta, (prima dell’esecuzione viene proposto uno scambio di residenza tra Roma e Pordenone e Davide Toffolo esclama: “Fatta”!), l’ipnotica Meme K ultra, Mica serve aver fatto la guerra e la prima parte della serata si chiude con Meglio andarsene affanculo.

Il secondo set è interamente dedicato ai Cor Veleno che ripercorrono la loro discografia con un omaggio a Primo Brown che crea momenti di forte emozione nei fans del gruppo romano: Le guardie, i pompieri e l’ambulanza (da Heavy Metal), Non me ne fotte un cazzo (da Bomboclat), Trastevere (da Rock’n’roll), Cor veleno, preceduta da un “Daje!” di Grandi Numeri, Ciao fratè e l’esplosiva Il nome del tuo esercito, tratto da Lo spirito che suona. Grandi Numeri, affiancato dal poliedrico Squarta, padroneggia la scena con sicurezza, domina e trasmette, un grande set.

Con un rapido cambio palco ecco i Tre Allegri Ragazzi Morti (Enrico Molteni imbraccia il basso) che nella loro città portano l’entusiasmo a mille: sette brani in rapida successione tra i quali Puoi dirlo a Tutti, La faccia della luna (la luna è molto presente nei testi di Davide Toffolo), Il mondo prima (con coro di tutta la sala), e la stupenda La mia vita senza te, a mio avviso uno dei brani più belli e profondi della carriera dei TARM. Staremmo ore ad ascoltare i pezzi di Davide & Company, ma è ora del gran finale, che riserva ulteriori emozioni.

TARM e Cor Veleno ph Leo Giordani

I TARM e i Cor Veleno sparano gli ultimi pezzi dell’album: L’effetto del merlo: D’inverno il merlo non canta / non canta più / Il merlo d’inverno mi butta giù / Mi siedo e scrivo / io vivo con poco / nel corpo mi giro nel marmo il tempo non esiste più (bellissima e poetica), La tua anima che balla, A me di Roma piace il rap: Non mi dimentico chi è autentico e chi è nickel / Chi ha il cuore in petto e chi lo ficca dentro a un freezer/ Dentro alla rete nessuno che ci crede / L’amore che ti danno non lo tolgono due haters (grandissimo pezzo, forse quello che dell’intero album avrà più seguito per immediatezza e soluzioni sonore) e il finale di La musica sai cos’è?: La musica sai che cos’è? / È la sola cosa vera che resta / Se quella nell’aria non gira / Puoi cercare la tua nella testa / La musica è quella che c’è / Non può vivere senza memoria / È la cosa più seria che c’è / Per capire qual è la tua forma.

Se la data zero del Capitol doveva rappresentare il biglietto da visita del tour dei due gruppi, siamo certi che l’estate regalerà forti suggestioni a chi avrà la fortuna di seguire questo progetto musicale. Nulla manca, c’è tutto. Contenuti, spettacolo, testi intelligenti, musica forte. L’unione delle due anime TARM & CorVeleno è una miscela esplosiva. Ci auguriamo che questa fusione possa trascinare chi si crogiola nel facile ascolto limitandosi a controllare l’andamento del numero dei followers a prendere strade meno comode ma artisticamente più appaganti. Si torna a casa contenti e più leggeri dopo un bel concerto.