Molte parvero le guerre giuste, per esempio quella che affrontò il tiranno che nascondeva armamenti nucleari, e fu così che parte del mondo democratico plaudì l’intervento degli USA in Iraq contro il despota Saddam Hussein. Migliaia di morti, soprattutto fra i civili (come sempre accade) per deporre il dittatore e chiedere scusa dell’errore; ovvero, non vi erano progetti di tentativi di dotarsi di armi di distruzione di massa da parte del governo iracheno.

A quel tempo le Fake News erano più elementari, meno invasive, anche se, come sempre accade, i Governi promuovevano, tramite la propaganda incalzante, notizie che oggi definiremmo bufale.

Il tifo per l’una o l’altra parte era dettato quindi più per rancori verso i governanti che per sincera ricerca della verità.

Nella guerra di Ucraina accade lo stesso, e oggi le Fake News abbondano nello strapotere dell’informazione, tanto che gli studiosi più attenti faticano a cogliere il significato di quanto accade.

Oggi come ieri i tifosi raccontano le loro idee, le loro posizioni, danno consigli, inneggiano al patriottismo, esaltano gli eroi. Pochi analizzano il tema più importante: Fermare il conflitto, e quei pochi non sono certo tifosi.

Ma quali soluzioni adottare, o meglio consigliare?

Mi sposterei nel tempo, fino a incontrare personaggi che diedero al mondo le prime equazioni metafisiche per spiegarlo il mondo, per interpretarlo, per dare un senso al vivere in armonia: Talete, Gorgia, Diogene, fino a Tolstoj e Kropotikin. Quale consiglio ci rimandano dal passato questi signori affinché la guerra si taccia? Nessuno naturalmente, essendo troppo sofisti e cinici per risolvere un problema, ma anche non volendo, attraverso il pensiero ontologico, possiamo giungere a un risultato: Annullamento dell’interesse e azioni inerti sui mass media. Il popolo non segue più la partita. Le trasmissioni video dei contendenti vengono offuscate. Non ci interessa. A parlarne resteranno politici e soldati. I giornalisti si auto sospendono, gli intellettuali smettono di far la morale. Accadrebbe come in uno di quei programmi televisivi di giochi: se non vi è share viene sospeso. Non diamo share alla guerra e soprattutto non tifiamo, che le bombe sugli ospedali le hanno gettate tutti, che venti anni di Afganistan non han portato a nulla. Resistenza passiva, indolente, cinica. 

Certo, è una proposta assurda e inverosimile. Ma non è forse inverosimile anche la guerra? A che pro l’assassinio di migliaia di persone per… Già, per cosa? Annettere un pezzo di terra? Portare la democrazia? Socrate si farebbe due sane risate.

Ma non c’è niente da ridere: i criminali sanno come parlare all’emozione della gente.

A proposito di gente: certo la geografia, in un conflitto, ha la sua importanza, e la vicinanza la vince sulla disperazione della lontananza, quindi ritengo sia umano e sostenibile l’interesse e gli aiuti nei confronti dei profughi ucraini che molti, oggi, definiscono fratelli, e certo mi emoziono alle immagini di donne e bambini che scappano e che vengono accolti e aiutati. Le stesse immagini che rimandano ad altri profughi su imbarcazioni semi affondate che vengono soccorsi nel Mediterraneo e spesso ne raccogliamo i corpi senza vita. Come dimenticare certi commenti atroci e disumani sui “neri palestrati?”. Quindi facciamo attenzione a medagliarci, che non è, non dovrebbe essere una gara.

Conclusione senza fine: in questo momento, nel mondo, ci sono 20 guerre “importanti”. Saggio sarebbe non parteggiare e cercare di spegnerle con soluzioni disarmate, che tanto non contiamo nulla, quindi… Antinomia.

P.S. il Governo italiano donerà armi. Altro che antinomia: scempiaggine criminale. Impieghiamo gli stessi denari per portarli in salvo.

© Rocco Burtone per instArt