Never forget the Warriors! Punk, punk hc, punk rock, oi, reggae e ska, incroci culturali e musicali. La città protagonista di questa storia è Londra, siamo nella seconda metà degli anni 70’, lo scenario che ci appare davanti è grigio, cupo e dominato da agitazioni sociali e politiche.

L’inglese medio è arrabbiato, confuso, soggiogato e istigato alla violenza razziale. Causa di tutto ciò è la propaganda del partito fronte nazionale inglese, “ National front “ il cui intento era di far riaffiorare negli inglesi il forte senso di nazionalismo e patriottismo, noi siamo inglesi l’Inghilterra domina!

Una crisi sociale ed economica domina la scena, il valore della sterlina cala e con lei il potere d’acquisto, gli operai scioperano, i salari e le condizioni di lavoro non sono adeguate. A tutto ciò aggiungiamo l’immigrazione giamaicana, avvenuta dopo la seconda guerra mondiale dagli anni 50 in avanti. Da questo clima si gettano le basi per una nuova ribellione per lo più giovanile ma non solo, qualcosa era già nato alla fine degli anni 60’.

Gli immigrati giamaicani erano arrivati in Inghilterra! Ragazzi disoccupati, grezzi, ragazzi di strada vissuti in gang, droga e violenza. Ragazzi dimenticati, quasi inesistenti, erano loro, erano i “Rude boy“. Ascoltano prevalentemente musica ska e reggae, ma non condividono l’ottimismo e il pacifismo, parte delle radici del primo ska. Vestono in stile gangster, giacche a tre bottoni, cappello pork pie, scarpe lucide e bretelle. Anche il loro modo di ballare non è lo stesso, i movimenti sono lenti e lo sguardo minaccioso. In Inghilterra abitano i quartieri operai e le periferie, è qui che si incontrano con i “Mods”, una sottocultura di rocker appartenenti alla classe operaia media inglese. Frequentano gli stessi ambienti e la stessa vita sociale, dall’unione di quest’ultimi nascerà l’hard mod, una versione più estrema che unisce musica e abbigliamento, è da qui che si getteranno le basi dei primi skinheads! Ma ritorniamo a noi.

Verso la metà degli anni 70’, i giovani iniziano a farsi sentire, a farsi valere, dagli angoli più bui delle periferie inglesi e dai sobborghi più lugubri, giovani arrabbiati figli di una musica rock che non è parte di loro, decidono di dare voce ad una nuova generazione di rock, un rock semplice e accessibile a tutti anche ai meno istruiti agli strumenti musicali, qualcosa che tutti potevano suonare e cantare.

Nasce il punk! I famosi tre accordi, la famosa leggenda dei tre accordi, anche perché molti gruppi punk dell’epoca per un motivo o per l’altro avevano solo qualche infarinatura di musica blues e rock. Tre accordi, pochi giri, gli assoli di chitarra sono ridotti al minimo, la musica ha toni alti, rumorosi, cattivi e grezzi, dentro è impressa la rabbia e la frustrazione. I testi sono cattivi e offensivi, in rivolta con i cannoni classici della società.

Il primo punk è un punk primordiale, si parla di politica, di razzismo, ma non solo, nel calderone troviamo anche molto svago e divertimento, una nuova energia, che da ai giovani un senso di emancipazione e di stravolgimento della normale vita quotidiana, si parla di sesso, alcool e anche droga. Ad aggiungersi alla musica grezza, uno stile, un modo di essere e di vestire altrettanto uguale. Scarpe rotte, semplici, rovinate, jeans strappati, camice e giacche usate spesso rotte e rattoppate con spille da balia. Piccole catene ostentate su giacche e pantaloni come gioielli, simboli estremi, svastiche e croci di ferro, come segno di provocazione, spesso e molto volentieri anche vestiario da sexy shop in lattice, pvc, pelle e oggetti erotici. Tutto ciò che poteva creare disagio e scandalo all’inglese ben vestito della domenica. Capelli pazzi e a volte colorati, pettinature estremizzate. Band come Sex Pistols, The Clash, The Danmed, Generation X, Sham 69 e molte altre… sono loro i protagonisti della scena.

Entriamo ora nello specifico, nel punk neonato, fin da subito i Pistols dominano la scena insieme a Damned, Clash e molti atri. Per un primo periodo si può dire che sono tutti nella “stessa barca“. Anarchy in the U.K, God Save the queen, Submission, “ no future! “ I Pistols sono diretti, arroganti e distruttivi.

“Sono un anticristo, sono un anarchico, non so quello che voglio, ma so come ottenerlo, voglio distruggerti, perché sono anarchico e non uno schiavo”.  Della serie: non credo nelle religioni e nella politica. Non so nemmeno io in cosa credo, ma ti voglio distruggere. L’anarchia in questo caso è una forma di libertà, di disobbedienza, più che un progetto politico. Quello che però emerge meglio in questo testo è la ribellione verso tutto e tutti. Senza un progetto, solo rabbia e ribellione. Un auspicio e un’accusa: nella quarta strofa dice “Il futuro che sognate è la lista della spesa”, mentre nelle altre ci si auspica un arrivo dell’anarchia, non come soluzione dei problemi, ma solo per incasinare la vita dei borghesi.

“Dio salvi la regina – God Save the Queen” è l’inno nazionale inglese, un inno che, meglio di qualunque altro, resta legato ad un passato assurdo, fatto di superstizione, monarchia, bigottismo e servilismo. Quale miglior bersaglio per un gruppo che vuole demolire tutto l’ordine costituito?

Dio salvi la regina, il regime fascista, ti hanno reso un cretino, una potenziale bomba H. In questo caso il “God save the queen” sta ad intendere l’inno nazionale stesso, simbolo dell’Inghilterra cristiano monarchica. Non c’è futuro in Inghilterra per sognare. Insomma, non puoi sognare finché non abbatti questi dinosauri. Non puoi dire quello che vuoi, non puoi dire cosa ti serve, non c’è futuro per te! Non c’è futuro per te!

Una ribellione totale! Ma John Lydon non odia veramente l’Inghilterra, così dice lui almeno, è solo stufo di vederla stuprata e scempiata, in fondo anche lui vuole un pezzo di libertà e di benessere. Questi sono solo due esempi di quello che hanno scritto e suonato. Il punk 77’ è anche definito quella generazione del “no future”, uno slogan dell’epoca era “vivi in fretta e muori giovane“, vivi al meglio e nel modo più veloce, in fondo non c’è futuro, non c’è speranza, non ci sono soldi da mettere al sicuro in banca, non ci vere prospettive o grandi progetti per l’avvenire, sfrutta ora quello che hai o che puoi avere. In generale i soldi erano pochi e sono sempre stati pochi, gli stessi Pistols hanno avuto modo di farne e sfruttarli, ma alla fine di tutto nessuno è diventato ricco, in fondo non è un genere fatto per arricchirsi o essere importante.

Siamo sempre nel 77’ ma, come abbiamo detto, diversi sono i gruppi e diverse le origini. Vediamo ora un altro dei gruppi che ha rivoluzionato il mondo del punk e non solo. I toni cambiano, si fanno più seri e rabbiosi, ma una rabbia diversa, più cupa. Hanno origini Rude boy ascoltano reggae, ska e rock! Vestono un look più aggressivo, jeans, anfibi, pantaloni mimetici ( i primi), giacche di pelle, sono i Clash!, anche i testi sono più seri e meno banali. Non parliamo dello stesso punk rock alla Pistols, i Clash sono molto più garage, è un rock sporco, con tonalità alte, non hanno particolari distorsioni. Joe Strummer il frontman, ma anche Mick Jones il secondo chitarrista, si limitano ad alzare il livello degli amplificatori sporcando così il suono finale, una leggera distorsione, infatti Joe usava una fender telecaster, una chitarra adatta a toni molto più acuti. Mick Jones invece, oltre alla telecaster, usava una gibson les paul con un vecchio amplificatore ampeg v4. Infatti era proprio Mick che, con la sua esperienza con la chitarra, completava il suono in modo da dare corposità a tutto l’insieme.

I Clash condividono con il movimento punk le critiche al sistema ed alla monarchia e borghesia inglese. Rifiutano però le tendenze nichiliste, a differenza dei Pistols, danno invece solidarietà a diversi movimenti di liberazione dell’epoca e incoraggiano i giovani bianchi inglesi ad attivarsi nella politica, seguendo le orme della popolazione nera. “ Carrer oppurtunities “ esprime il malcontento riguardo agli scarsi posti di lavoro in Inghiterra. “ London’s burnig “ è la pura espressione della rabbia punk!

I Clash, a differenza di altri, sono politicamente schierati a sinistra, danno supporto al movimento sandinista e ad altri movimenti marxisti dell’America Latina, da cui il nome del loro disco “ Sandinista “. L’obiettivo di Joe Strummer è quello di far aprire gli occhi alla gente, ai giovani e di metterli in allerta su quello che sta succedendo nel mondo, cosa già partita con london calling. Con Sandinista abbiamo una chiara messa in pratica. Il successo della rivoluzione sandinista in Nicaragua nel 1979: i Clash vogliono fare sapere a più persone possibili che una rivoluzione socialista ha trionfato dopo anni di lotte, in un piccolo paese del centro America, contro un governo conservatore, imperialista e capitalista.

Per concludere questo sguardo sul punk degli anni 70’ tiriamo in mezzo i mitici Sham 69!. Anche loro punk! Ma come i Clash, figli del movimento Rude boy. Sono famosi per la loro celebre canzone “ If the kids are united “, inutile dirlo che è diventato fin da subito uno slogan per tutti; punk, skins, ecc..

“If the kids are united then we’ll never be divided “, se i ragazzi sono uniti nessuno potrà mai dividerci!: gli Sham 69 come i Clash e altri gruppi sono grandi sostenitore dell’anti fascismo e dell’anti razzismo, sono già attivi nella scena e, con i loro testi, voglio unire tutte le sottoculture, mods, skinhead, e punk, ma anche scooter boy! Ormai agli sgoccioli degli anni 70’ il partito del fronte nazionale inglese è diventato molto forte è ha già iniziato a reclutare e radicalizzare i ragazzi, ed è da qui che iniziano i veri problemi.

Con l’arrivo degli anni ottanta inizia a cambiare tutto, gli skinheads una volta uniti iniziano a dividersi, formando due fazioni, i veri skinheads o original skins, che continuano a portare avanti la tradizione della musica ska reggae e il neo punk, e i boneheads, quest’ultimi sono il lato cattivo e rappresentano la parte estrema nazionalista, fascista e razzista.

La musica cambia e anche lo stile. Il look punk diventa più cattivo e aggressivo, iniziano ad apparire creste e punte colorate, acconciature ancora più forti e trasgressive, iniziano a borchiare i giubbotti di pelle. Il chiodo, come in altre correnti musicali, diventa un simbolo forte, chiodi coperti di borchie, spille, simboli politici e scritte di band. Jeans strappati, anfibi, cinture borchiate e catene sempre più grosse. Non era una questione di look, visto il periodo, gli scontri fra bande e fra giovani erano frequenti, quindi queste ultime potevano diventare un arma. Anche la musica e le idee iniziano a radicalizzarsi, una parte di skinhead si mescola con il punk dando origine alla musica ”Oi!“ o “Street punk “.

In questo calderone possiamo trovare ragazzi che continuano a portare avanti l’idea di un punk anarchico distruttivo, e quelli che decidono di schierarsi all’estrema sinistra e seguire le orme iniziate dai clash. I punk e skinheads si uniscono, seguendo sempre di più uno stile “ da strada “. Anche il look degli skins cambia, gli anfibi da semplici tre/otto buchi diventano da dieci se non quattordici, i jeans che una volta lasciavano intravvedere le scarpe anfibio, alti per via delle bretelle che portavano, ora lasciano ampia visione allo stivale con punta in ferro, scarpa simbolo della classe operaia inglese e per enfatizzare ancora di più la loro aggressività. Jeans, bretelle, anfibi, e soprattutto la cosa più cattiva, la giacca Bomber!

Le cose che accomunano gli skins sono sempre state: l’appartenenza alla classe operaia e lo sport, in particolare il calcio, ma non per un fatto puramente sportivo, ma per il semplice fatto che è un modo di incontro nel dopo lavoro, oltre ai concerti. Da qui anche il fatto di portare acconciature sempre più estreme da hooligans , con capelli sempre più corti se non del tutto rasati. La musica, come dicevo, prima evolve, da semplice punk rock, diventa punk hardcore, (punk HC! ). I ritmi e i tempi sono molto più veloci e aggressivi, le chitarre e le basi distorti iniziano a farsi sentire come non mai, da una voce a tono quasi parlato, si passa ad una voce urlata, grezza.

Nascono band come Exploited!, G.B.H (Grievous Bodily Harm ), Broken bones, Disorder, Chaos U.K. Per quanto riguarda l’Oi!, Street punk, scendono in campo, i Blitz, i Business, i 4 skins, The last resort, Combat 84, i già veterani Cock sparrer, Angelic upstars e molti altri. Una parte di questi è chiaramente politicizzata nella scena sinistroide, altri decidono di non scegliere un chiaro estremo politico, ma restano comunque schierati dalla parte anti razzista. Ovviamente visti i tempi non era da escludere che qualche gruppo apolitico venisse comunque visto e ascoltato anche dai boneheads (skins fascisti).

La faida cresce, i punk e gli skinheads si schierano contro i boneheads, colpevoli anche di aver rubato e stuprato uno stile di vita che nulla aveva a che vedere con razzismo, fascismo, nazismo. Odio comune per entrambi, le forze dell’ordine. I testi delle canzoni iniziano ad essere sempre più violenti e cattivi, descrivendo sempre di più la vita da strada, la lotta di classe e l’avversione al fascismo e al razzismo.

Ma, oltre a questo, c’era anche una certa nota di quasi felicità, più che felicità possiamo definirla euforia o divertimento sfrenato, un pezzo simbolo è “ Sex and violence “ degli Exploited. Uno dei gruppi più importanti secondo me oltre ai 4 skins sono i Blitz! Possiamo trovare pezzi come “ Warriors “, “ Razors in the night” “ We are the boys!”.

“I ragazzi indossano anfibi e bretelle! Lame affilate e facce arrabbiate, troppa tensione, troppa paura! Cosa ci fai qui “

Dal testo “ Razor in the night “

Il sole tramonta, la giornata è tarda, ci sono persone che si arrabbiano in queste ore più buie, c’è sangue per le strade, e le strade sono nostre, guerrieri! Non dimenticate i guerrieri! I nostri compagni sono diamanti e noi brilliamo come loro, non puoi abbatterci, non puoi togliere ad un guerriero il suo orgoglio, è il tuo odio di cui ci nutriamo, siamo la nuova classe, la nuova razza!

Questa era invece “ Warriors “ a parer mio uno dei pezzi migliori!

Altri pezzi famosi di questo periodo sono “ A.C.A.B “ dei 4 skins, diventato slogan universale usato da cani e porci per descrivere l’odio per la polizia, dico così perché è stato stra usato da tutti dimenticando il senso del pezzo e di chi l’ha scritto. tradotto testualmente è “ All Cops Are Bastrads” . Mi fermo qua altrimenti devo aprire un capitolo solo per questo.

Apro una piccola parentesi a proposito degli anni 80’ che riguarda un gruppo di punk, un gruppo di persone che rifiuta il punk nichilista distruttivo del 77’ e da un senso politico reale all’anarchia. Parliamo degli anarco punk, si schierano nei veri valori politici dell’anarchia, un’anarchia utopistica, parliamo di autogestione degli spazi e solidarietà, non c’è politica, non c’è comunismo e fascismo, c’è il rifiuto generale del sistema, del governo.

Non c’è bisogno di una legge o milizia che regola e governa l’uomo ma la semplice autogestione di se stessi e il rispetto del prossimo. Qui vediamo introdurre elementi come l’essere vegani o vegetariani, quindi schierarsi dalla parte degli animali e di tutto il consumo sfrenato di carne animale come cibo e quindi un’azione diretta contro mattatoi e lager per animali. Inoltre una netta avversione alla droga pesante, l’eroina che da sempre miete vittime in qualsiasi ambiente e sotto cultura.

Una cosa importante che sarà il fulcro per molte generazioni è il centro sociale o lo spazio autogestito da ragazzi e per ragazzi, uno spazio libero dove suonare e manifestare le proprie idee, in inglese detto anche squat!. Su questo movimento personalmente sono pro e contro, non condivido tutto, onestamente non condivido il fatto che possa esserci una vera anarchia e una vera auto regolazione, è un idea troppo utopistica.

Stefano “Swan” Bellusci © instArt