Lunedì 6 e martedi 7 dicembre 2021, Teatro dell’Elfo, LAC- Lugano Arte e Cultura e Teatro Stabile di Catania hanno presentato, presso il Teatro Comunale di Monfalcone, “Diplomazia”, uno spettacolo tratto da un testo teatrale di Cyril Gély tradotto da Monica Capuani con Elio De Capitani (che qui firma anche la regia con Francesco Frongia), Ferdinando Bruni, Michele Radice, Alessandro Frigerio e Simon Waldvogel. Le luci sono gestite da Michele Ceglia, mentre il suono è curato da Luca De Marinis.
Parigi, 1944, il generale tedesco Dietrich von Choltitz si prepara a far saltare in aria la città come da ordini; tuttavia, non sa che per tentare di fargli cambiare idea, qualcuno si è introdotto nella sua stanza: sarà l’inizio di un duello senza esclusione di colpi ove, per una volta, saranno le parole a prendersi il centro della scena e non le armi.
Per comprendere appieno il valore intrinseco di questo spettacolo e le contraddizioni che mette in luce è necessario conoscere che, per quanto riguarda l’ambito bellico, in termini giuridici, si è detto e scritto molto fin dalla notte dei tempi; in particolare si prenderà in considerazione una frase, attribuibile nientemeno che a Cicerone, che recita cosi: “Silent enim leges inter arma”, che parafrasato in Italiano sarebbe: “In guerra il diritto tace”, mentre la seconda istanza che si vuole portare all’attenzione consiste nella Convenzione dell’Aja del 1954, ove si stabilisce chiaramente che, in caso di conflitto armato, i beni culturali non vadano toccati, in quanto “patrimonio dell’Umanità” e sancendo, di fatto, la nascita dell’UNESCO.
Fatta questa doverosa premessa e tornando allo spettacolo, si è sempre ammirato il potere del teatro di abbattere letteralmente le pareti degli edifici al fine di fare entrare il pubblico di nascosto negli spazi privati dei personaggi, infatti questo è senz’altro uno di quei casi che si definiscono in gergo come “teatro da camera”, inoltre, mentre il medium cinematografico viene spesso imbrigliato nelle catene del montaggio, privilegiando l’azione per eccitare il pubblico, il teatro può permettersi di dimostrare la sua totalità portando in scena i gesti e le parole della quotidianità lasciando che sia lo spettatore a dover decifrare i vari enigmi e le ambiguità disseminate lungo il testo.
A proposito del testo, cosa insegna? Insegna prima di tutto che la diplomazia viene gestita lontano dai riflettori, secondo che la diplomazia viene fatta dagli uomini, non dai soldati, con il solito tema delle commistioni tra pubblico e privato che viene sempre fuori, terzo, questo testo inquieta ed inquieta perché porta alla luce le storture e le perversioni dell’ideologia nazista, il che fa sorgere nello spettatore un’altra tremenda domanda che contempla il tipico alibi nazista di questi casi: “Abbiamo solo eseguito gli ordini.” Ma chi ha veramente solo eseguito gli ordini?
Quando è lo spettatore ad essere messo sulla graticola vuol dire che si è davanti al migliore, o quantomeno a uno dei migliori , spettacoli della stagione e non si può che esserne felici.
Nicola Bertone – instArt 2021 ©