Doppia replica al Giovanni da Udine di “Pour un oui ou pour un non”, la pièce di Nathalie Sarraute, scrittrice francese di origine russa, portata in scena da Umberto Orsini e Franco Branciaroli, due inossidabili protagonisti della scena teatrale italiana diretti per l’occasione da quel maestro dello spettacolo che è Pier Luigi Pizzi ritornato al suo antico amore per la prosa dopo una vita di successi nei più famosi teatri lirici del mondo. Pizzi, oltre alla regia, ha curato la traduzione del testo e firmato scene e costumi mentre la produzione è della Compagnia Orsini e del Teatro de Gli Incamminati.
Lo spettacolo, che ha debuttato il 26 novembre scorso al teatro di Fano, è fondato su un serrato, lucido e spietato confronto verbale tra due amici che, dopo un non motivato distacco, s’interrogano sulle ragioni della loro separazione.
Due uomini (di cui non sappiamo i nomi propri come è abitudine di Sarraute) si muovono in una scena algida, asettica, come sembrano essere i loro rispettivi sentimenti. S’intuisce l’esistenza di un rapporto che ha perduto carica emotiva. E’ il non detto, sono i silenzi e le ambiguità ad avere minato una storia d’amicizia che pare giunta al capolinea. Pour un oui ou pour un non, ovvero per un si o per un no, semplicemente per un nonnulla anche i rapporti più solidi vanno in frantumi.
I due attori sono bravissimi a maneggiare il linguaggio fino a inoltrarsi nei meandri della psiche con un avvincente scambio di battute che finisce per distruggere la loro relazione e anche la loro stessa identità.
Una sfida fondato sul contrappunto di due parole, le vere protagoniste della pièce: degnazione e gelosia.
Orsini (in forma strepitosa visti i suoi 87 anni) è abile nel dare voce e fisicità a un uomo tormentato da dubbi e inquietudini, distaccato eppure determinato e sicuro nel suo incedere verso un finale inaspettatamente tragico. Così come Branciaroli sa rendere con incredibile spontaneità prima il senso di disorientamento per qualcosa di inaspettato poi il bisogno di chiarire i fraintendimenti del passato.
Due posizioni inconciliabili, destinate ad allontanarsi fino a quel finale spiazzante e drammatico su cui cala il sipario.
Il pubblico presente in sala ha gradito salutando i due eccellenti interpreti con calorosi applausi.
Resta la morale della storia: ricordarsi che equivoci e malintesi vanno immediatamente chiariti onde evitare sgradevoli sorprese.
Il consiglio è di fare sempre attenzione alle parole che usiamo perché come cantava qualche anno fa Samuele Bersani “le mie parole sono sassi precisi e aguzzi pronti da scagliare su facce vulnerabili e indifese; sono nuvole sospese, gonfie di sottintesi che accendono negli occhi infinite attese….”
Rita Bragagnolo © instArt