Questa volta parliamo di una bella produzione che esula dalla nostra regione, il Friuli Venezia Giuliaa, ma che merita di essere condivisa.
Stiamo parlando di una video-produzione originale che mette insieme due artisti apparentemente molto distanti, ma capaci di creare un linguaggio assolutamente comune: Alfio Antico, il musicista – pastore erede di un’antica tradizione e artista a suo modo unico, anche nel panorama del folk italiano e Vera Di Lecce, giovane musicista della scena pop / elettronica sperimentale, con un background che affonda le sue radici nella musica della Puglia (i genitori infatti erano entomusicologi e musicisti) tra i protagonisti della riscoperta della pizzica e della taranta.
Nel concerto oggetto del video, però, chi cerca facili soluzioni potrà rimanere spiazzato, perchè l’area musicale è più vicina a quella della nuova scena elettronica sperimentale, secondo una linea tracciata dalle collaborazioni già in essere di Alfio Antico: prima con Colapesce, nell’album “Antico” e recentemente con Lay Llamas, Deadburger Factory, Go Dugong e Max Casacci.
Il concerto si apre con una danza di guerra, tra i vigneti della Puglia, un ritmo marziale in cui Vera Di Lecce mette in luce le sue doti di performer, per poi approdare a un set allestito all’intenro del Museo Del Negroamaro, dove è presente anche Mattia Antico, figlio di Alfio, e suo partner musicale nei progetti più sperimentali, con corde, elettronica e una molla.
E’ musica sciamanica, un magma organico in cui in tre brani uniti come una suite vengono esplorati diversi momenti. “I Venti Parlano” è la prima traccia originale, in cui anche il testo ha un ruolo fondamentale in questo rituale pagano / dionisiaco, dove si guarda anche ad oriente (a quella zona tra Grecia e Bulgaria), soprattutto grazie agli intensi vocalizzi di Vera Di Lecce, che in questa collaborazione si dimostra capace di dialogare alla pari con il maestro.
“Dialogu d’Amuri” è invece dominata da una chitarra elettrica mantrica e psichedelica, figlia di ascolti di noise, Sonic Youth su tutti, ed è forse uno dei brani più riusciti del concerto, insieme a un momento di grande improvvisazione vocale, dove Vera si esibisce emulando temi e suoni tipici dell’Ehru, strumento tradizionale cinese. Si chiude con “Venditori Ambulanti”, un blues sulle note del banjo di Mattia Antico, con un altro momento di improvvisazione strumentale e noise molto ispirato.
Un concerto di qualità, che non sfigurerebbe sicuramente anche come produzione discografica!
Luca A. d’Agostino © instArt