Che “Il Segreto del Bosco Vecchio” sia conosciuto dai più, sia per lo splendido racconto del suo autore, Dino Buzzati, che per la trasposizione filmica del grande Ermanno Olmi, è cosa risaputa.
Ben han fatto gli amici di Anà-thema Teatro a presentarla come prima ad inizio stagione “Eureka 12” presso lo splendido spazio del Teatro della Corte ad Osoppo.
L’emergenza sanitaria si sa ha colpito duramente il mondo dello spettacolo e ben due anni sono passati dall’ultima magica produzione dei nostri: già però ne “Il Bosco di Margherite” (con lo stesso regista Luca Ferri e con lui Silvia Bottini, Caterina Forchì, Raffaella Giampaoli, Sofia Zago e Damiano Monte) si sondava poeticamente il rapporto e la distanza fra il mondo dell’infanzia e della maturità.
L’elegante analisi degli esseri umani e la natura ritornano quindi sul palco con grande attenzione verso le componenti surreali e magiche tipiche del mondo di Buzzati.
La scena è semplice, quanto d’effetto: scenografie essenziali con le sembianze del bosco, tre marionette ad impersonare alcuni personaggi, le preziose maschere Original Venice, un attento uso delle luci e del controluce a ricreare quel mondo poetico ed incantato tanto importante.
Al termine di poco più di un’ora di pièce quello che subito ci affascina è essere pienamente riusciti da parte degli attori (e quindi del regista) a creare quella sorta di atmosfera sospesa che porta gli spettatori dalla trama così semplice e drammaticamente reale (il colonnello Sebastiano Procolo vuole in tutti i modi ottenere la proprietà totale del bosco, sbarazzandosi eventualmente anche del giovane nipote Benvenuto al quale il vecchio proprietario Antonio Morro aveva donato tutto, per poi abbatterlo completamente e goderne dei frutti) al tipico mondo fantastico pregno di significati (i geni custodi degli alberi, la gazza, il vento Matteo …).
In questo viaggio ben ritornano quindi anche tutti i temi amati dall’autore del libro: dal non semplice rapporto fra vecchiaia (pesante, dura, avara) e fanciullezza (libertà dei sogni), il tracollo (con la perdita della propria immagine/ombra) e la redenzione (la riconquista dell’affetto e dell’amore), il non semplice ma necessario ed importante rapporto fra l’uomo e la natura.
La specificità di Anà-thema Teatro – è forse quello che più ci piace – è di riuscirci senza lanciarsi in produzioni faraoniche, ma di affidarsi come sempre alla professionalità, all’eleganza ed al cuore dei suoi attori. Un plauso quindi a Luca Marchioro, Alberto Fornasati e Massimiliano Kodric (e all’assistente alla regia Tiziana Guidetti), con la rara e preziosa regia di Luca Ferri, per essere riusciti così bene a curare e a regalarci un momento di pura poesia, che non può che arricchire tutti, dai più grandi a più piccini.
Proprio come, in fin di conti, avrebbe sicuramente voluto lo stesso Dino Buzzati.
Luca d’Agostino © instArt