Nella cornice del bellissimo parco San Valentino si erge il palco delle grandi occasioni addobbato con i colori del Blues Festival 2018. Questa sera è di scena il rock in quattro stili differenti uno dei quali inframezzerà i concerti dei Big, senza nulla togliere alla sua qualità. Si parte con i Dr Feelgood dal suono potente del rhythm and blues. La band inglese composta da Kevin Morris alla batteria e Phil Mitchell al basso, Steve Walwyn alla chitarra, e il vocalist Robert Kane suona in modo perfetto, pulito, ruggente e trascinante. Il pubblico non è ancora numeroso ma durante il loro concerto riempirà la parte avanti-palco seguendo la band con il classico tripudio di mani alzate che battono al ritmo coinvolgente dei brani proposti. Un’ora abbondante di concerto per il quartetto inglese che impera sul palco pordenonese del blues con l’apprezzamento incondizionato del pubblico presente. Un power quartet da manuale, che fa onore allo stile musicale suonato dal vivo.
Sul fronte opposto al palco parte il concerto di Tao sul suo caratteristico pulmino anni 70 perfettamente allestito e personalizzato per la performance live. Tutto rigorosamente rock e stile figli dei fiori, sviolina cover e pezzi propri in chiave rock moderno, ricorda nel suo stile un mix di Negramaro, Luna pop e Le Vibrazioni. Si crea così un cerchio di pubblico che lo filma e lo segue battendo le mani e muovendosi al ritmo dei suoi brani. Un’idea originale per portare la musica in giro per i luoghi più svariati. Tornerà altre due volte per coprire i vuoti del cambio palco, ma al di là della scelta artistica, avrebbe potuto coprirli anche sul palco stesso. Strappa applausi a scena aperta.
Arriva lui, il mago della chitarra, Eric Gales. L’istrionico chitarrista presenta il suo quindicesimo album ricco di feats con grandi star della musica mondiale, Una performance che lascia il segno per energia, talento, siparietti vari tra i quali uno scambio di battute sulla moglie di Gales LaDonna Gales che è sul palco alle percussioni. Suoni, stili proposti e tanti assoli che caratterizzano tutta la sua performance e quella dei suoi compagni di palco. Un quartetto di altissima qualità dove Gales è libero di spaziare sul manico della sua chitarra producendo una quantità di note impressionante, su brani rigorosamente suonati alla perfezione. Gli stili musicali si alternano tra rock, blues, funk. Lui dialoga con il pubblico, lo sprona a gesti e urla per ricevere energia e restituirla attraverso la sua performance. Un altra ora abbondante dove il ripetersi di assoli di Gales forse non riesce a soddisfare totalmente il pubblico presente che applaude qualche volta trascinato dall’artista stesso in cerca di consenso. Parliamo comunque di un concerto spettacolo, un artista veramente unico che forse non ha trovato il feeling che si aspettava.
Finito il secondo siparietto di Tao, è il momento atteso da tutti, lo si capisce dall’improvvisa affluenza della gente presente in direzione del palco. Arriva la leggenda del Rock mondiale, Glenn Hughes. Anche lui in quartetto con chitarra, tastiera e batteria a supportare il suo basso. “How you feel?” il suo primo contatto con il pubblico che è già carico e pronto a esplodere. Lo accompagnano sul palco Soren Anderson alla chitarra, Jesper Bo Hansen alle tastiere e Fer Escobedo alla batteria. Sembra che il tempo non abbia tolto l’energia ai caratteristici vocalizzi di Huges che non lesina durante tutta la performance. Una serie di assoli si susseguono nei vari pezzi suonati e nel complesso non ci trovo niente di particolare, anzi in alcuni perdo un attimo il senso del loro esserci, sia per inutilità, sia per non buona fattura, forse abituato ai precedenti ascoltati, trovo un livello non eccelso. Anche Hughes e seconda voce ogni tanto non raggiungo perfettamente la nota, ma l’insieme comunque è una botta sonora gigantesca. Tutta la storia del Rock esce dalle potenti casse laterali dell’impianto. Alle 23:58 è il momento della indimenticabile “Smoke on the Water” che invade ogni spazio. A seguire Georgia in una rivisitazione caratterizzata dalle note altissime profuse dalla voce di Hughes.
Una serata ricca, coinvolgente, a tratti impegnativa, ma di altissima qualità per i presenti, Un grazie a tutti gli organizzatori, tecnici audio e al direttore artistico Andrea Mizzau per l’opportunità che ci hanno dato di ascoltare questi Big della musica mondiale in una città che ama l’arte in tutte le sue diramazioni e contaminazioni.
Appuntamento questa sera per un’altro bagno nella grande Musica del Pordenone Blues Festival.
© Massimo Cum per instArt