Davide Toffolo

Chiudendo in bellezza, tra gli ultimi incontri con l’autore dell’edizione 2020 di Pordenonelegge c’era la presentazione dello splendido volume Cinque allegri ragazzi morti – Il ritorno. La ripubblicazione delle avventure degli adolescenti zombi di provincia in una nuova lussuosa veste colorata, dopo i primi tre volumi antologici, aggiunge un inedito capitolo alla saga che non sarà di certo l’ultimo. Lo ha spiegato direttamente il loro creatore Davide Toffolo, eclettico musicista con la matita, grande disegnatore d’emozioni dal pentagramma alle chine.

Il pala Paff, tendone come tutti gli altri del festival dal nome roboante, si trova al centro del parco Galvani di fronte all’omonima villa, sede del museo del fumetto regionale (PalazzoArteFumettoFriuli) meravigliosa istituzione che valorizza e diffonde le culture del fumetto che in Regione vantano grandi eccellenze e decennali esperienze a livello internazionale.

Una di queste è certo Toffolo ma sul palco, in dialogo con lui, c’erano anche Emanuele Barison, storico disegnatore di Diabolik, Zagor, Tex, Lazarus Leed, anche lui esploratore dei mondi del fumetto e del rock e Sara Pavan che, oltre ad occuparsi della didattica del Paff, è bravssima disegnatrice, social media manager della Rizzoli Lizard, scrittrice e quant’altro.

E’ vero che il covid ha ridimensionato molti eventi. Alcuni sono saltati del tutto, altri sospesi o spostati a data da destinarsi

Paradossalmente però l’emergenza ha anche creato un circuito virtuoso di situazioni in parte del tutto nuove che hanno riportato in primo piano contenuti e qualità. Il riferimento, in questo caso specifico, è sia allo stesso Pordenonelegge sia al recente tour friulano dei Tre allegri ragazzi morti in luoghi insoliti che qualcuno definisce “marginali” ma che non lo sono proprio per niente.

Per lunghi anni ci siamo illusi che la musica fosse solo i grandi concerti da stadio con migliaia di scalmanati paganti fuochi d’artificio, fumi e raggi laser. Certo anche lo spettacolo mastodontico fa parte della storia del rock, ci mancherebbe, The Wall dei Pink Floyd, il Glass Spider tour di Bowie, Voodoo Lounge tour dei Rolling Stones ecc. ma per la vera musica basta anche solo un marciapiede e una chitarra, un furgone scassato, un parcheggio o una palude. Ce lo raccontano i bluesman o i folksingers. Così una sagra paesana è più che sufficiente per autentici avventurieri come i TARM.

Nasce così il mini tour La via di casa che come scrivono: Un’ occasione speciale per noi, per immaginare come sarà il rapporto con la musica e la nostra gente. Torniamo assieme alla natura. La cosa più bella che c’è”.

Ma visto che il rock’n’roll non si ferma mai, Toffolo si è presentato all’incontro con il pubblico del festival con un qualche ritardo perché veniva direttamente da Bologna dove un paio d’ore prima aveva suonato per una delle ultime tappe del loro Sobrio erotico Rock 2020 (Concerti per l’estate italiana).

I TARM se lo possono certo permettere, con più di 25 anni di carriera alle spalle, qualche migliaio di concerti e dopo aver creato dal nulla la cosiddetta scena indie italiana con la loro casa di produzione La Tempesta.

La saga a fumetti degli Allegri ragazzi morti nasce prima di tutto questo clamore ma è sempre stata una sorta di vademecum alla musica, esperienze apparentemente parallele che in realtà s’intersecano, s’imbevono, si nutrono vicendevolmente.

Lo si capisce subito anche solo soffermandosi sull’estrema innovativa cura grafica con cui si presentano da più di due decenni i prodotti della band, dalle copertine dei dischi fino al merchandising. Alle varie t-shirt ora si è aggiunto o meglio affiancato la variante articolo che ha fatto la storia dei TARM e che è un elemento di fascino di straordinaria attualità: la mascherina. Di certo tra i primi in Italia ad esibirsi e presentarsi indossando una maschera da teschio che lascia scoperta la bocca, possono essere additati come i precursori di uno stile che oggi fa tendenza, per ovvi motivi, però “con naso e bocca mai scoperti” come dicono i protocolli ma anche gli stolidi esperti di marketing e gli influencer.

La realtà è molto più intricata. Davide Toffolo e i suoi hanno sempre cantato, partendo dalla “provincia sazia e disperata”, di una società infetta e terminale nella quale per sentirsi vivi bisogna morire e zombificarsi, trasfigurando il proprio viso per diventare invisibili mostrandosi. La realtà li ha quasi superati dopo averli raggiunti, “Oggi tutti portano la mascherina” dice Toffolo quasi schernendosi, era così anche prima in altra forma. Deve fare ancora un certo effetto guardare e parlare dal palco ad un pubblico composto, fermo e seduto nel quale tutti sono a volto coperto. Proprio tanti Allegri ragazzi morti che a stento possono dire di esser stati davvero vivi. La realtà quotidiana, il fumetto e la musica sono diventate una cosa sola e non si sa bene se esserne contenti o meno.

Nel nuovo volume delle avventure dei CARM, infatti, una delle prime cose che si nota, oltre ai magnifici colori, è la play list, una specie di colonna sonora ideale del fumetto. Attraverso il telefono è possibile associare praticamente ad ogni scena o situazione una canzone dei TARM e ascoltarla mentre si legge. Un’idea tutto sommato semplice ma di grande impatto e suggestione.

Ritornano gli adolescenti zombi, eternamente uguali a se stessi perché morti prima di diventare adulti come nel mito del rock (I hope I die before I get old, talkin ‘bout my generation cantavano gli Who). Il loro mondo però è cambiato; la provincia padana, livida e scura, nella quale s’aggiravano come fantasmi non esiste più. Il nuovo scenario è il presente distopico di una megalopoli, Milanogigante che si è espansa talmente da fagocitare tutto il nord della penisola. Ma al contrario di ciò che si può pensare non è stato o quasi un inurbamento forzato, è la periferia che ha voluto farsi città, portando con se le proprie miserie e le proprie nevrosi che sommate a quelle tipiche di ogni suburra garantiscono uno scenario iperreale, grottesco e squallido e, al contempo fortemente immaginifico.

Dal punto di vista grafico il nuovo formato, la ristampa e la colorazione delle tavole per i tipi della Panini, fornisce un nuovo smalto alla saga. “Il nuovo libro spacca, è bellissimo, lo consiglierei” dice beffardo e sornione Toffolo. Di certo funzionava tutto alla perfezione anche in bianco e nero ma nel nuovo formato tutto risulta più ricco, suggestivo e promette nuovi interessanti sviluppi, come quello annunciato in anteprima dal palco, di una serie animata di prossima realizzazione e molto altro.

Davide Toffolo carico, frizzante, irriverente, non ha mancato insieme ai suoi correlatori di riandare con la memoria agli esordi della sua carriera, inseriti nel passato glorioso di quella Pordenone rock che molti rimpiangono non certo per la sua tristezza di fondo e per la vacuità delle sue dinamiche sociale piccolo borghesi e degradanti ma per il fermento culturale, artistico e musicale che ha saputo generare che ha pochi paragoni in Italia.

A confermarlo, Il vulcanico disegnatore con la chitarra ha ricordato che la primissima idea dei Ragazzi morti gli venne dall’esaurimento nervoso causatogli dal servizio militare, vera e propria violenza nei confronti di persone sensibili come lui – dice. Nella caserma di Chiusaforte, negli ultimi mesi del 1990, l’alpino Toffolo non faceva altro che ciondolare e barcollare completamente svuotato, tanto che le reclute dicevano: “Il vecio è impazzito”. E invece nella depressione, da vero creativo, stava rielaborando tutto il proprio immaginario fatto soprattutto di vecchi fumetti americani horror portati per la prima volta in Italia dalla gloriosa Editoriale Corno. Così qualche anno dopo riuscì a farsi pubblicare le prime tavole da Luigi Bernardi delle Ed Granata press che però, amaro e apocalittico, gli disse anche di non confidare troppo nella propria inclinazione artistica perché “In Italia c’è un grande consumo d’immaginario che però viene prodotto da qualche altra parte”.

Nonostante tutto, per Toffolo cominciò un periodo forsennato e intensissimo di disegni e concerti perché contestualmente il vulcanico disegnatore aveva fondato i TARM. Dice – “Di mattina disegnavo e di notte suonavo. Quando dormivo? Mai! Ancora adesso sono sempre in una specie di veglia creativa nella costante attesa di un’idea da realizzare”. Aggiunge anche che quando lo raggiungono delle suggestioni davvero buone, ha bisogno di farsi delle lunghe dormite prima di realizzarle attraverso la gioia dei suoi pennarelli o la forza decorativa dei pennelli. Un metodo non nuovo di certo che lo accomuna ad una intera legione di artisti con disturbi “creativi” del sonno.

Molto gustosi anche gli aneddoti di Barison da una parte legati alla scuola di Fumetto Il gorilla bianco fondata insieme a Toffolo e dall’altra alla propria lunga esperienza nel settore. Tra i tanti spicca quello che riguarda lo scomparso scrittore Giorgio Faletti che si ispirò ad un suo lavoro per il racconto “Una gomma e una matita”, nel quale un fumettista scopre di poter cancellare i propri errori o mancanze anche nella realtà. Molto divertente anche la storia di una delle prime collaborazioni con l’allora neofita Toffolo che in un colpo solo perse le tavole originali di un faticoso lavoro di entrambi durante un viaggio in treno. I disegni rimasero abbandonati e negletti per vent’anni in un anonimo deposito ferroviario per gli oggetti smarriti per poi ritornare fortunosamente nelle loro mani.

Sara Pavan, che interviene di tanto in tanto con interessanti testimonianze e puntuali precisazioni, li guarda per tutto il tempo assorta, adorante, devota e riconoscente. Si capisce bene che gli deve molto e che gli è molto grata. Con Barison continua l’avventura del Paff, mentre sembra legata non solo al Toffolo didatta ma anche al suo immaginario e alla sua musica. E’ stata sua allieva ed è sua collaboratrice ma è sempre stata anche una sua fan che negli adolescenti zombi ha riversato e attinto molto del proprio sentimento ed emotività. Quelle storie hanno pervaso e formato la sua interiorità e l’hanno ispirata come artista e come donna. E’ del tutto evidente e, giustamente non fa niente per nasconderlo. Perché mai dovrebbe?

Divertentissimi ancora i momenti in cui Toffolo ricorda la pernacchia che fece al telefono al critico che aveva stroncato una sua storia dedicata a Pazienza, per poi, in aggiunta, bruciarlo in effige in un altro suo fumetto. Suggestivo il riferimento all’immaginario collettivo che coinvolge tutti gli artisti del mondo moderno o meglio post-moderno che, avendo una formazione comune, possono accedere al medesimo mondo dei sogni dal quale attingere ed ispirarsi. Un modo molto elegante per parlare di alcune contiguità e similitudini tra le sue opere e quelle dei Gorillaz di Damon Albarn e Jamie Helwlett. E poi ancora l’omaggio a quello che considera il suo vero maestro ispiratore, Roberto Raviola “Magnus” (di nome e di fatto) cui sta dedicando un lavoro che esce a puntate su Linus.

In ogni caso, alla faccia sia di chi gli vuole bene sia a quella di chi gli vuole male, Toffolo da vero istrione ha tenuto a sottolineare che nonostante gli anni che passano, ha superato da un pezzo i cinquanta, ha ancora delle gambe pazzesche. Senza farsi pregare, si è alzato in piedi davanti al pubblico divertito e plaudente, si è calato i pantaloni con vera scostumatezza dadaista e lo ha dimostrato pavoneggiandosi in mutande. Davvero, un sorprendente coup de théâtre, anche se, a dire il vero, a livello anatomico preferiamo di gran lunga il suo cervello di creativo, la sua musica e le sue straordinarie opere delle quali possiamo leggere e ascoltare un nuovo, fiammante meraviglioso capitolo.

Dada is everywhere!

© Flaviano Bosco per instArt