Passa spesso in secondo piano, eppure è un tema cruciale, perché spesso, dopo aver subito la violenza maschile, le donne divengono vittima una seconda volta nel loro percorso di denuncia: nei tribunali, nei percorsi legali e sanitari, nella rappresentazione dei media, nel contesto sociale, nel giudizio delle scelte di vita. Nella sua edizione 2020, il festival Vicino/lontano annuncia la sua adesione a “Never again”, progetto biennale finanziato dalla Commissione europea, al via il 25 novembre in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, per iniziativa dell’Università Vanvitelli di Napoli – capofila -, e di Alley-Oop Il Sole 24 Ore,Prodos Consulting, D.iRe-Donne in rete contro la violenza, l’associazione teatrale M.A.S.C. e Maschile Plurale, e con la partnership di molte istituzioni quali la presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento delle Pari opportunità, la Scuola Superiore della Magistratura e il Consiglio Nazionale Forense. «Abbiamo aderito con convinzione al progetto – spiega la curatrice di Vicino/lontano Paola Colombo –, che verrà presentato per la prima volta nell’ambito del festival 2020». La manifestazione, in programma a Udine dal 25 al 27 settembre, ha quest’anno come parola-chiave “passione” e al tema della violenza sulle donne dedicherà due dei suoi percorsi. 

Appuntamento, innanzitutto, sabato 26 settembre, alle 21.30 nella Chiesa di S. Francesco: a mettere in scena il tema sarà il Teatrino del Rifo con lo spettacolo “Se non avessi più te”. Scritto e interpretato da Manuel Buttus – che sarà sul palco con l’attrice e cantante Nicoletta Oscuro e con Matteo Sgobino alla chitarra -, lo spettacolo indaga il significato della violenza degli uomini come fenomeno strutturale e trasversale della società, che affonda le sue radici nella disparità di potere fra i sessi.

L’evento sarà introdotto dalla presentazione del progetto “Never Again”: lo illustreranno Manuela Marchioni, fondatrice e amministratrice di Prodos Consulting, project manager presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Firenze, impegnata nella progettazione e nella gestione di progetti per la giustizia, i diritti umani, l’inclusione sociale e socio-sanitaria; con lei interverrà Teresa Bene, professore ordinario di Diritto processuale penale all’Università della Campania Luigi Vanvitelli, capofila del progetto “Never again”, autrice di oltre un centinaio di pubblicazioni scientifiche e responsabile di programmi di ricerca ministeriali ed internazionali sulla violenza di genere e la tutela processuale della vittima.

“Never Again” agirà attraverso la formazione di rappresentanti delle forze dell’ordine (100 agenti di polizia), professionisti della giustizia (200 professionisti) e di 50 giornalisti sulla prevenzione del fenomeno della vittimizzazione secondaria. Contestualmente, attraverso azioni di comunicazione, si propone di migliorare la sensibilità del sistema giudiziario nei confronti delle donne vittime di violenza, sapendo che spesso il linguaggio usato nelle aule dei tribunali consolida gli stereotipi di genere; di  rafforzare le competenze delle figure professionali del sistema giustizia che entrano in contatto con le donne vittime di violenza, di contribuire a una più efficace attuazione delle disposizioni di legge in materia di violenza contro le donne a livello nazionale ed europeo. Ma anche di sensibilizzare i giornalisti sull’importanza di abbandonare le rappresentazioni sociali dominanti attraverso un cambiamento dell’uso del linguaggio nel raccontare i fatti di cronaca riguardanti donne vittime di violenza.

Domenica 27 settembre nell’Oratorio del Cristo alle 15 vicino/lontano propone poi la presentazione, in anteprima, del saggio “La violenza di genere al cospetto della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo” firmato dall’avvocato del Foro di Udine Maddalena Bosio: l’autrice converserà con il magistrato Francesco Crisafulli.  Il libro analizza l’approccio della Corte Europea al fenomeno della violenza di genere e, in particolare, della violenza contro le donne, ripercorrendone la giurisprudenza maggiormente significativa, nella sua portata evolutiva. Dopo una panoramica preliminare del fenomeno – che evidenzia l’assoluta peculiarità dei gender oriented crimes – e del panorama legislativo nazionale, internazionale e sovranazionale, il saggio focalizzerà sugli obblighi positivi e negativi che incombono sugli Stati, sui limiti dell’ingerenza Statale e sull’incidenza nel merito di fattori quali la “vulnerabilità”, concetto al quale viene restituita la giusta rilevanza. Al centro dell’analisi anche la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, cosiddetta “Convenzione di Istanbul”, con lettura critica delle sentenze e decisioni più significative, delle esperienze ed eventuali responsabilità statali sottese, in vista dell’evoluzione giuridica e giurisprudenziale sul tema della vittimizzazione secondaria.

Comunicato stampa