EX OSPEDALE PSICHIATRICO DI SANT’OSVALDO DI UDINE AL CENTRO DELLA MOSTRA “OLTRE LE PORTE” DI ULDERICA DA POZZO
A 40 anni dalla emanazione della legge Basaglia, fotografie e memorie dell’ex ospedale psichiatrico di Sant’Osvaldo a Udine
Venerdi 6 luglio alle ore 18, nelle sale del Museo Civico Palazzo Ricchieri a Pordenone, verrà inaugurata la mostra “Oltre le porte”, della fotografa friulana Ulderica Da Pozzo, che rimarrà aperta al pubblico fino al 29 luglio 2018.
L’esposizione, promossa dall’Azienda per l’Assistenza Sanitaria 5 “Friuli Occidentale” in collaborazione con il Comune di Pordenone è curata da Angelo Bertani, storico dell’arte, e verrà presentata da Guido Cecere, storico e critico della fotografia.
L’iniziativa rientra nel programma di manifestazioni che con il titolo La città di tutti sono state organizzate dal Dipartimento di Salute Mentale di Pordenone a 40 anni di distanza dall’approvazione della legge 180 meglio nota anche come legge Basaglia.
La città di tutti e di ciascuno. Una comunità che ritrova se stessa, la sua lingua e la sua storia, nell’incontro con quelle dell’altro, il “diverso”, lo straniero. Questa è la città a cui pensava Franco Basaglia. Quarant’anni fa la posta in gioco non si limitava al superamento del manicomio con i suoi orrori. Si trattava di contrastare i processi di disumanizzazione che corrodono l’impianto civile della società, e solo l’ascolto della sofferenza, della follia, di quelli che sono gli “scarti” della macchina sociale, le avrebbe permesso di leggere in se stessa e riconoscere, pesare, la mole di disagio che si cela dietro i miti della produttività e del benessere. Quarant’anni dopo, cosa è rimasto vivo di quel pensiero e di quelle pratiche di trasformazione? Come riconoscere e contrastare le nuove forme di marginalità prodotte dalla standardizzazione dei percorsi educativi, di cura e assistenza? Ma soprattutto – ed è in fondo la domanda che percorre lo spirito della legge 180 – che città abbiamo in mente, per noi oggi e per chi sarà qui domani?
Interverranno l’assessore alla cultura del Comune di Pordenone Pietro Tropeano, il Direttore Generale dell’AAS5 Giorgio Simon, la psicologa Margherita Gobbi del Dipartimento di Salute Mentale, lo storico della fotografia Guido Cecere oltre, naturalmente, all’autrice.
“Ero una bambina che immaginava un luogo da lontano, che lo sentiva evocare nelle parole come uno spauracchio. Un luogo dei matti. Storie raccontate o immaginate. Ci sono luoghi che vedi quando non esistono più nella loro funzione e che hai immaginato bambina.” Con queste parole Ulderica Da Pozzo introduce il suo inedito approfondimento sull’ex Ospedale Psichiatrico di Sant’Osvaldo di Udine.
“Tenevamo molto a ospitare un’artista del suo spessore – commenta il Direttore Generale dell’AAS5 Giorgio Simon – perché nei suoi lavori, Ulderica Da Pozzo ci invita ad andare oltre, a spingerci ad attraversare i confini fisici e riappropriarci dei simboli, anche dolorosi, propri di una memoria collettiva. Questo progetto – conclude – è anche un invito ad avvicinarsi e scoprire ancora di più gli spazi dell’ex ospedale psichiatrico di Sant’Osvaldo, che fino alla sua chiusura è stato il luogo di ricovero, di dolore e sofferenza per i tanti malati psichici sia della provincia di Udine che di quella di Pordenone.
“Uno dei temi centrali della ricerca di Ulderica Da Pozzo è da sempre quello della memoria -sottolinea Angelo Bertani. – Tema centrale per ogni collettività che voglia davvero definirsi tale, ma spesso trascurato per varie ragioni nella nostra età appiattita sul presente se non anche sull’urgenza virtuale dell’istante, dell’attimo, dell’occasione del momento”.
Esplorare fotograficamente un luogo così carico di storie individuali di sofferenza come Sant’Osvaldo, l’ex Ospedale Psichiatrico Provinciale di Udine, significa credere fermamente nella possibilità di rintracciare ancora e isolare segni significativi del passaggio di tante esistenze tormentate e afflitte, non per certo per una sorta di inutile pietismo a posteriori, quanto piuttosto, in qualche modo, per risarcirle, per ridare loro piena dignità attraverso la memoria attualizzante di cui è capace la fotografia. “Credo che Ulderica Da Pozzo – conclude il curatore – abbia saputo fare questa esplorazione nel vissuto di tante esistenze dolenti con l’acuta sensibilità che le è propria e con il rispetto che era necessario: da fotografa capace di grande empatia ha saputo aprire le porte chiuse di quel luogo per liberare memorie, per far parlare attraverso tracce e segni minimi tante voci dimenticate, per far scaturire umanità da un luogo apparentemente vuoto e desolato ma in realtà ancora ricco di senso, di cruciali significati individuali e collettivi”.
La mostra è corredata da un prezioso catalogo edito da Forum.
La mostra, ad ingresso libero, rimarrà aperta al pubblico da mercoledì a domenica con l’orario 15-19.
comunicato stampa