Nella mia vita c’è una linea sottile che collega il Piemonte con il Friuli Venezia Giulia. Sono quasi trent’anni che frequento con gioia gli amici musicisti ed i festival bagnati dalla Dora Baltea. Perché Ivrea non è “solo” la città di Olivetti (e già questo basterebbe!), ma proprio come nella regione dell’estremo est della nostra penisola, vi è un fermento musicale enorme.

Non lo so se questo dipenda dall’essere regione di confine e da tutti quegli stimoli, interscambi culturali e collaborazioni che nascono naturalmente con le altre nazioni confinanti: ma è un bellissimo dato di fatto.

Mi ha fatto enorme piacere ricevere dall’amico chitarrista Loris Deval un nuovo disco, edito da poco, che mi ha fatto conoscere, io quasi eporediese di adozione, un artista proprio originario di Ivrea che non conoscevo: Alberto “Bergu” Ferraro.

Loris, ottimo chitarrista dalle mille sfaccettature musicali, non è nuovo all’ambiente della musica d’autore italiana. Ricordo un bel disco, che già allora mi piacque molto, Il Jolly Matto a firma Talkin Drum, una folk band reggae molto interessante che vedeva alla voce il bravo Paolo Primus.

Paolo e Loris sono attivamente presenti in questo splendido omaggio di Alberto, classe 1956, all’indimenticabile Fabrizio De André. Un regalo enorme, per me amante fin da piccolo della musica del grande Faber.

Mettiamo però subito in chiaro una cosa: non trovo questo disco, (è prodotto dalla SMC Records) sorprendente solo perché vi sono riportate alcune fra le pagine più belle della nostra musica d’autore italiana. Lo trovo straordinario per le innumerevoli emozioni che salgono nell’ascolto fra traccia e traccia.

Inutile, forse anche sbagliato, non dire che Alberto è portatore di handicap: già da “Il suonatore Jones” sei spiazzato dalla sua voce tremolante. Di sicuro non è nemmeno un caso che il disco si apre con questo immenso inno alla libertà. “C’è una forza motrice più forte del vapore, dell’elettricità e dell’energia atomica: la volontà”: Alberto lo dimostra di brano in brano e conferma con partecipe cuore questo aforisma di altro omonimo ben famoso. Dopo un paio di ascolti già ti dimentichi della sua voce, a tratti magari anche imprecisa, ma così profonda e colma di significati.  Ne vieni rapito fra Rimini, Giugno ’73, Verranno a chiederti del nostro amore e tante altre bellissime canzoni, colte dall’immenso patrimonio musicale di Fabrizio.

Con Alberto, Loris e Paolo (che spesso lo accompagna con la voce), ci sono anche i bravissimi Massimo Marino alla fisarmonica (altro componente storico dei Talkin Drum), Veronica Perego al contrabbasso, Anna Forloni alla voce e cori (bravissima nell’affrontare la non semplice Khorakhané). Con la collaborazione di Anais Drago al violino ed Alberto Occhiena alla batteria e percussioni. Delicati e partecipi anche gli arrangiamenti, mai banali e sempre accurati.

Insomma la curiosità colma di attenzione con la quale ci si accosta a questo disco è presto premiata dalle inaspettate emozioni che salgono al cuore. Non credo ci sia bisogno di sottolineare quanta densità di significati serba tutto il progetto. Basta veramente poco per riuscire ad aprire quella serratura che campeggia in copertina: fatelo, non ve ne pentirete!

Sono convinto che Alberto abbia le capacità di proseguire su questa strada sempre Ostinato e Contrario. Altresì convinto che il nostro Faber, se fosse ancora qui con noi, lo plauderebbe senza alcuna perplessità: sicuramente comunque, con sincerità, lo sta apprezzando veramente, da lassù, fra quelle nuvole.

Luca A. d’Agostino © instArt