Il monaco benedettino padre Pellegrino Ernetti (1925-1994), esperto paleografo e conoscitore della musica prepolifonica, retrodata al repertorio aquileiese l’origine della polifonia, solitamente e purtroppo ancora oggi attribuita alla scuola di Notre-Dame. Allo stesso modo, come ci ricorda il musicologo Alessio Screm nelle note del programma di sala, padre Ernetti ribadisce che l’origine del dramma sacro sia avvenuta proprio ad Aquileia, tra il VII-VIII secolo.

Proprio la Basilica di Aquileia, in cui tutto ha avuto origine, domenica 9 agosto ha ospitato la Cappella Altoliventina che sotto la direzione di Sandro Bergamo e la regia di Carla Manzon ha ridato vita al dramma liturgico con la rappresentazione del Trittico aquileiese, per ensemble, coro e voci soliste, del compositore e didatta friulano Daniele Zanettovich. La composizione, nella sua integralità alla sua prima esecuzione assoluta, prende spunto dai drammi sacri custoditi nel Museo Archeologico di Cividale e nello specifico da quelli che affrontano i passaggi fondamentali della vita di Gesù: l’Annunciazione, la Passione di Cristo e la Ressurrezione. Il compositore antepone a ogni scena un preludio, su testi trecenteschi, affidando quest’introduzione a un cantore, o sarebbe meglio dire a un cantastorie (interpretato dalla voce di Valentino Pase), accompagnato dalla chitarra (Luciano Russo).

Il maestro Zanettovich nella sua opera riprende e mantiene intatte le linee melodiche dei drammi sacri, reinterpretandole ritmicamente e portandole all’attualità grazie ai colori armonici e soprattutto timbrici di cui le riveste. Interessante, infatti, la scelta dell’organico strumentale composto da flauto, tromba, percussioni, arpa, chitarra e organo. Un particolare plauso va alla flautista Maria Lincetto che spicca nell’ensemble e ben dialoga con i protagonisti vocali che danno vita ai personaggi di Maria (sapientemente interpretata da Martina Zaccarin), l’Angelo (affidato alla voce realmente serafica di Sheila Rech), Elisabetta (Lisa Friziero), Maddalena (Flavia del Giudice), Giovanni (Sandro Bergamo) e Gesù (Roberto Cozzarin). Apprezzabili anche i costumi della Compagnia dei Grifoni Rantolanti che per fattezze e colori parevano provenire direttamente dagli affreschi della Basilica.   

Ritrovarsi spettatore di un simile spettacolo in cui il passato rivive nella contemporaneità dell’arte, in una cornice suggestiva come quella aquileiese, dove il tempo, così lontano, si rende tangibile ed eterno, è un’emozione preziosa da ben custodire nel taccuino dei ricordi.

© Maria Beatrice Orlando per instArt