L’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, dopo la riapertura dei suoi musei, è pronto a riprendere l’attività espositiva. E questa ripartenza, dopo un lungo periodo di blocco forzato di ogni attività culturale, non poteva che essere dedicata al Friuli Venezia Giulia e ai suoi artisti, alle sue collezioni e, naturalmente, ai suoi abitanti. A riaprire le sue porte è stato oggi, venerdì 26 giugno, il Magazzino delle Idee di Trieste con la mostra “OxE Fvg” [O per E] in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia.

 

LA MOSTRA

A comporre il percorso espositivo sono più di cinquanta opere degli ultimi decenni, scelte dalle collezioni gestite dall’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale: daranno vita a un allestimento che non procede per cronologie o temi, ma sottolinea continuità e scarti nella produzione di artisti che hanno segnato la storia dell’arte nel Friuli Venezia Giulia e oltre. A curare la mostra Guido Comis, Raffaella Sgubin, Lorenzo Michelli, Alessandro Quinzi.

Abbiamo fatto una selezione abbastanza rigida, volevamo che le opere dialogassero tra di loro – ha dichiarato uno dei curatori, Guido Comis – non volevamo semplicemente presentare delle opere delle collezioni in una successione cronologica o per ordine di acquisizione, volevamo che il percorso petmettesse di riscoprirle e che i dialoghi fossero in qualche modo rivelatori”.

È sempre un gioco la ricreazione attraverso le opere d’arte, che vengono rinnovate e rigenerate dagli ambienti, dalla ricerca e dalla progettazione”, ha commentato il curatore Lorenzo Michelli. “Il risultato sono opere molto importanti che testimoniano l’attaccamento dell’artista al territorio e all’ente pubblico: ogni opera ci racconta dell’artista e crea anche un certo tipo di mistero perché nell’arte c’è sempre un caso di alea che è giusto assecondare e riproporre in un’esposizione. L’insieme di questa mostra è notevole”.

 

LA SOPRINTENDENZA

Ripartire dopo il periodo di chiusura forzata e ripartire dalle proprie collezioni. È questa la strada scelta dall’Ente Regionale per il Patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia con la mostra, realizzata a tempo di record al Magazzino delle idee di Trieste, intitolata OxE Fvg, nella quale sono esposte opere provenienti dalle collezioni dei Musei Provinciali di Gorizia e della Galleria regionale d’arte contemporanea Luigi Spazzapan di Gradisca d’Isonzo, entrambe gestite dall’Erpac. Dipinti e sculture firmati da artisti della regione e disposti lungo un arco cronologico che dal secondo dopoguerra arriva sino ai primi decenni del nuovo millennio. Leggiamo, nel testo introduttivo della mostra, che l’esposizione procede principalmente per relazioni formali, anche se non mancano riferimenti alla storia del secolo breve. Sorge allora naturale l’auspicio che un tale confronto possa, in un futuro prossimo, allargarsi abbracciando anche le altre collezioni d’arte contemporanea del Friuli Venezia Giulia“, ha dichiarato la Soprintendente Simonetta Bonomi.

 

LE OPERE

L’astrattismo gestuale di Afro dialoga con i dipinti di Celiberti e di Mario Di Iorio, le geometrie di Getulio Alviani fanno riscontro a quelle di Ciussi e Saffaro, un rosone di sassi di Nane Zavagno si contrappone al diroccare di pietre da una montagna di Music. Il tempo sospeso delle fotografie di Sergio Scabar, che emergono dal buio di una nicchia, si confronta con l’alterità primordiale ed espressiva di un bucranio in marmo grigio di Stefano Comelli mentre al carattere più intimo delle composizioni di Dora Bassi e Gianna Marini si contrappone l’esuberanza, già nelle dimensioni monumentali, dell’opera di Miela Reina, così che quest’ultima diviene manifesto, se non di una nuova generazione – Miela è poco più giovane delle colleghe –di una nuova percezione di sé e del proprio ruolo d’artista.

Al percorso di relazioni formali qui delineato se ne affianca uno che procede per riferimenti alla storia congiungendo il Diario di prigionia di Celiberti all’Omaggio ai martiri della Risiera di Spacal o ancora uno di rivisitazione dell’iconografia religiosa che porta dal Cristo Rosso di Pino Mocchiut alla Sacra famiglia e all’Annunciazione Giorgio Valvassori.

Dalle opere esposte si dipartono le trame di una storia regionale, ma anche riferimenti che vanno molto più lontano. Emblematico è il caso di Afro la cui astrazione dialoga alla pari con quella dei colleghi americani. Su un piano diverso, quello della distanza storica, anziché geografica, possiamo chiederci se l’opera di Zavagno rappresenti una forma di attualizzazione della tradizione millenaria del mosaico o sia invece un tentativo di mettere un ordine nelle distese di sassi dei magredi.

Sono questi solo alcuni fra i tanti spunti di lettura offerti da una mostra che si presenta come riscoperta di uno spazio espositivo, delle collezioni regionali e della vitalità culturale del Friuli Venezia Giulia. Una vitalità che l’Erpac ha voluto far emergere proprio in questo particolare momento storico.