Per una rassegna musicale, darsi un tema di riferimento è essenziale per creare una chiave di lettura del percorso proposto e dare al tutto una sua finitezza, una sua coerenza. Come il tema scelto quest’anno dal Festival Musica Cortese, Sonet Vox ritorno ad Aquileia, che ci indica il focus della rassegna: il Patriarcato di Aquileia e la musica che si praticava all’epoca, anche in paesi lontani come la Georgia.
Rassegna musicale che è iniziata l’altra sera, come da tradizione, al Castello di Gorizia, nel ricordo di Giuseppe Paolo Cecere, l’ideatore di Musica Cortese prematuramente scomparso due anni fa. Al suon de’ piffari, questo il nome del concerto di apertura, ha visto protagonista l’Ensemble la Pifaresca (Stefano Vezzani e Marco Ferrari alle bombarde, flauti, cornamuse, Fabio Tricomi alle percussioni, flauto e tamburo, viella, Mauro Morini e Corrado Colliard ai tromboni, tromba diritta e tromba da tirarsi), che, dopo le parole introduttive della curatrice della rassegna Alessandra Cossi, dell’Assessore alla Cultura del Comune di Gorizia e del Direttore Artistico Valter Colle, ha presentato una serie di composizioni databili fra il XIV e il XVI sec. che esplorano l’ambiente sonoro del Patriarcato di Aquileia, luogo di confluenza di svariate culture e tradizioni di origine slava, ungherese, tedesca e veneta che, di conseguenza, formaroààno un idioma musicale con caratteristiche sovranazionali. Lo esplorano attraverso un repertorio in buona parte anonimo, ma che negli autori noti risale a Paolino d’Aquileia (che fu anche Patriarca) per arrivare ad autori di prima grandezza del Rinascimento, quali Pierre Phalèse, Josquin Desprez (sua è la celebre chanson Mille Regretz), Tielman Susato, Pierre Attaignant e, soprattutto, Giorgio Mainerio.
Il concerto, che inizia con una prima parte all’aperto per poi continuare nella Sala degli Stati Provinciali, è apprezzatissimo dal numeroso pubblico presente grazie alla bellezza del repertorio ed alla bravura degli esecutori che, pur cambiando continuamente strumento, si producono in un’esecuzione improntata, almeno in certi passaggi, ad autentico virtuosismo.
Gli applausi del pubblico punteggiano l’esecuzione, ma dopo il brano finale (la Tedescha di Giorgio Mainerio) si fanno ancora più scroscianti, costringendo così gli esecutori a concedere un bis.
Dopo il concerto, nel cortile del castello, buffet storico con pietanze tratte da ricettari medievali e rinascimentali.
Sergio Zolli © instArt