Nel conto alla rovescia per le celebrazioni dei 250 anni dalla morte di Giuseppe Tartini – mercoledì 26 febbraio 2020 – arriva una notizia importante: il Conservatorio di Trieste ha acquisito il “Trattato degli abbellimenti”, reperito e acquistato nel mercato antiquario. La pubblicazione ha una notevole rilevanza: edito a Parigi postumo un anno dopo la morte di Tartini (1771), era già stato redatto in italiano nei decenni precedenti in forma manoscritta col titolo “Regole per ben suonare il violino”. Il Trattato costituisce una fondamentale guida per l’interpretazione della musica tartiniana e della produzione strumentale coeva: si tratta dell’unica copia conservata in Italia della prima edizione, l’opera in sé è rarissima, tanto che nel mondo sono censite solo altre 9 copie. La celebrazione del 250° anniversario dalla scomparsa di Giuseppe Tartini offre un’occasione preziosa per restituire la poliedrica personalità musicale e culturale di un “gigante” dell’Età dei Lumi. Tartini infatti, nato a Pirano (Slovenia) nel 1692, è stato un uomo affascinante ed eclettico: non solo divenne il primo e più famoso violinista d’Europa del suo tempo, non solo è annoverato fra i maggiori compositori italiani, ma fu anche un grande didatta e con la Scuola delle Nazioni aprì un percorso formativo che passava attraverso il confronto e lo scambio fra studenti di tante latitudini. Fu, in aggiunta, scienziato e tecnologo: pubblicò importanti trattati sull’armonia e sulla teoria della musica, inclusa quella assai nota sul “terzo suono”. Si deve a lui la storica modifica dell’archetto del violino, che ha per sempre cambiato l’impatto della sonorità e la tenuta della nota. A Trieste mercoledì 26 febbraio si inaugura La Stanza di Tartini – Tartini Exhibition Point, un percorso espositivo con cimeli, documenti autografi, lettere e altri oggetti, uno spazio che sarà permanentemente aperto al pubblico. Appuntamento alle 16.30 al Conservatorio Tartini di Trieste intitolato proprio al grande compositore e violinista (via Ghega 12). Interverranno all’inaugurazione, con il presidente del Conservatorio Lorenzo Capaldo e il Direttore Roberto Turrin, i curatori del progetto, i musicologi e docenti Margherita Canale e Paolo Da Col. La Stanza di Tartini si apre nel contesto del progetto Interreg tARTini promosso da un ampio networking che riunisce il Comune di Pirano, il Conservatorio Giuseppe Tartini di Trieste, l’Università di Padova, il Segretariato dell’Iniziativa Centro-Europea (InCE), la Comunità degli Italiani di Pirano, il Festival di Ljubljana. Lo spazio espositivo permanente sarà curato dal Centro studi tartiniano attivo presso il Conservatorio di Trieste e visitabile nei giorni di martedi e giovedi (9/10 e 13.30/14.30) e ogni sabato dalle 10 alle 12.

La “stanza” del Maestro sarà il luogo in cui ritrovare l’atmosfera della sua ispirazione e le tracce del suo genio. Troveremo molti oggetti appartenuti all’artista: accanto ai cimeli tartiniani spiccheranno in mostra i due importanti archetti di violino conservati nel Conservatorio, oltre a documenti, manoscritti e stampe musicali. Un totem con accessi multimediali consentirà nello spazio la consultazione diretta di informazioni e dati sulla vita e l’opera di Giuseppe Tartini. Il percorso espositivo sarà inserito nella rete dei musei civici cittadini e ospiterà oggetti custoditi attualmente nella Bibliomediateca: come la parrucca, un ritratto in veste da camera, il crocifisso, la maschera mortuaria in cera di Tartini, giunti attraverso lasciti e donazioni nella sede triestina. Nel fondo antico della Bibliomediateca anche varie edizioni a stampa settecentesche di composizioni di Tartini, i suoi trattati teorici in edizione originale, lettere coeve che parlano della sua attività, le parti manoscritte di vari concerti per violino e orchestra, oltre a testi teorici settecenteschi collegati a Tartini, e alla acquisizione più recente: due fascicoli manoscritti autografi di Giuseppe Tartini con le bozze a mano del Trattato di musica secondo la vera scienza dell’armonia pubblicato a Padova nel 1754 e del De’ Principj dell’Armonia musicale contenuta nel diatonico genere, pubblicato sempre a Padova nel 1767. I due preziosi fascicoli sono stati acquisiti nel mercato antiquario nel 2018: erano inseriti in una miscellanea d’epoca. I cimeli sono stati affidati al Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali dell’Università di Pavia (sede di Cremona) per un’indagine scientifica con le più avanzate tecnologie presso il Museo del violino di Cremona. Le indagini sono volte a identificare la composizione dei materiali, la datazione e la creazione di modelli in 3D.

Si parla di «cimeli tartiniani» non solo per la preziosità e per l’antichità, ma anche perché la loro proprietà è fatta risalire allo stesso Tartini: in particolare erano di sua proprietà due archi, una custodia di violino di stoffa riportante le iniziali G T, alcuni elementi della montatura di un violino, un quadretto che lo ritrae, una parrucca, un crocifisso. Ad essi è unita la maschera mortuaria, racchiusa entro una scatola di cartone colorato. La Biblioteca conserva anche documenti che attestano l’autenticità degli oggetti, descrivendo i passaggi che essi subirono dalla morte di Giuseppe Tartini a Padova (26 febbraio 1770) sino alla donazione al Liceo Musicale G. Tartini di Trieste nel 1903. Quando Tartini morì, la famiglia del suo allievo violinista Giulio Meneghini (suo successore dal 1765 alla guida degli strumentisti della basilica di S. Antonio di Padova), fece eseguire un calco in cera del suo volto, «per un prezzo esorbitante». Una testimonianza del 1807 attesta che egli possedeva «un celebre violino appartenente ad un tempo al Tartini, e da esso lui maneggiato, del pari che diverse autografe suonate, e la maschera pure originale del medesimo» (Antonio Neumayr, Illustrazione del Prato della Valle). Quasi un secolo più tardi, nel 1903, la maschera mortuaria ricomparirà tra i cimeli triestini, donati dal privato cittadino Ettore Rampini al Liceo Musicale Tartini fondato in quell’anno. Rampini stese una dichiarazione richiesta da un giornalista per un articolo apparso sul

quotidiano L’Adriatico il 3 settembre 1902. Dal racconto, a tratti avvincente, risulta che la storia di questi cimeli è anche la storia di una serie di situazioni finanziarie disagiate, nella quale i vari possessori cedettero di volta in volta i materiali per poterne trarre qualche vantaggio economico. Nel 2007, grazie a una munifica donazione, si costituì presso il Conservatorio il Centro di documentazione e studi tartiniani “Bruno e Michèle Polli”, che negli anni arricchì le dotazioni della biblioteca acquisendo antiche edizioni a stampa e manoscritti di musiche e trattati tartiniani oltre a due scritti teorici autografi del compositore.

Il 26 febbraio, inoltre, esce nelle librerie l’Epistolario “Lettere e documenti” (EUT 2020): un volume in cui per la prima volta sono raccolte oltre 200 lettere, per la maggior parte inedite, che gettano un fascio di luce sulla personalità artistica di Giuseppe Tartini e sulla sua dimensione umana e quotidiana. La pubblicazione del corpus delle lettere di Giuseppe Tartini offre una viva testimonianza della vita musicale settecentesca. L’edizione “Giuseppe Tartini. Lettere e documenti” è realizzata in tre lingue (italiano, sloveno, inglese) su iniziativa del Conservatorio Tartini e dell’Università di Padova, ed è affidata alla pubblicazione di EUT – Edizioni Università di Trieste, per la cura di Giorgia Malagò con Margherita Canale. L’epistolario tartiniano consta di 229 lettere, 83 delle quali ad oggi inedite, oltre a 6 documenti di varia natura. Queste fonti si rivelano fondamentali per delineare la personalità di un artista poliedrico e interessante, sia dal punto di vista professionale che umano. L’utilità dell’epistolario è potenziata da una gran quantità di informazioni preziose su personaggi e vicende del Settecento musicale italiano, sugli scambi culturali tra diverse regioni europee e sulla vita quotidiana in terra veneta. Le lettere rivelano l’apporto di Tartini, grande intellettuale del Settecento, alla cultura non solo musicale della sua epoca. Accanto a disquisizioni di fisica acustica o di scienza dell’armonia, dall’epistolario emergono tratti di vita quotidiana: l’amore di Tartini per la cioccolata, la richiesta di calze per la moglie o di stoffa per le sue camicie … Oltre a un testo introduttivo alle lettere, la pubblicazione comprende alcuni approfondimenti. Il primo affronta il tema della dispersione e della conservazione del materiale, cercando di rendere conto delle vicende di questo prezioso materiale nei secoli passati. Il secondo prende in esame il sostanzioso carteggio con il musicista bolognese Giovanni Battista Martini, anch’esso didatta e figura chiave del Settecento musicale italiano. Le cinquanta lettere raccolte nel carteggio Tartini-Riccati erano già state pubblicate nel 2007 (a cura di L. Dal Fra, Commercio di Lettere intorno ai Principj dell’Armonia fra il Signor Giuseppe Tartini; ed il Co. Giordano Riccati, LIM) rendendo superfluo l’inserimento in questo lavoro.

Per tutti + già online il nuovo sito www.discovertartini.eu che ricostruisce la vita e le opere di Giuseppe Tartini e permette di navigare fra archivi digitali, un motore di ricerca musicale, lettere, scritti scientifici e didattici, la guida a musei e luoghi tartiniani, le informazioni sulle eccellenze del territorio e una sezione, Tartini Junior, che racconta ai più piccoli la straordinaria figura di Tartini. I turisti si possono avventurare attraverso il percorso della Tartini Route fra Italia e Slovenia: un itinerario che collega i luoghi fra Pirano e Padova dove Tartini è nato, ha amato, vissuto e lavorato, influenzando il più vasto ambiente culturale europeo, attraversando la città di Trieste che gli ha intitolato il Conservatorio e uno spazio espositivo.