Ermes Di Lenardo, per tutti Sdrindule, è unanimamente conosciuto come il più famoso comico del Friuli. Associare la comicità al Friuli è fatto piuttosto curioso. Non credo sia mai esistita da noi una tradizione in tal senso. Totò, Aldo Fabrizi, Massimo Troisi, Lino Banfi, Paolo Villaggio, Checco Zalone e Roberto Benigni di certo non sono friulani. Zoff, Bearzot, Pasolini, Sgorlon e Capello lo sono e non si sono certamente fatti conoscere per via della loro propensione a ridere e a far ridere! Ermes/Sdrindule, comico della gente, ama divertire, è la sua linfa. Racconta le avventure di Friz di Camporosso, della Frizza (moglie) e della Frizzona (suocera), dei cjargnei sparagnini, dei triestini Ucio e Furio, dell’enologo che si presenta da Zorzettig tutto unto di “caramello” ma subito dopo si trasforma e canta con malinconia la sua canzone più famosa “Gnot d’Amor” che su You Tube ha raggiunto quasi 200.000 visite, il tutto senza nessuna strategia di marketing! Insomma il comico Sdrindule lascia spazio anche all’altra parte di sé, quella più sensibile e delicata. L’ho incontrato per Instart.

Ermes Di Lenardo “Sdrindule” e Franco Giordani (Foto Mosè Corona)

Ermes, non è facile far ridere, è una dote rarissima. Qui da noi, ancora più difficile. Quando hai capito di avere questo dono? C’è stato un momento preciso o le cose sono nate un po’ alla volta?

La passione di far ridere le persone nasce dalle elementari, poi e’ proseguita in collegio, sui campi di calcio del Malborghetto. Mi facevano giocare solo mezz’ora per poi farli divertire dopo la partita. Far ridere è una ragione sociale e nemmeno mi accorgo che certe persone solo guardandomi si mettono  a ridere … Devo aver une “muse di mone” che consola.

Nella tua biografia, Mario Gariup ti ha definito “il re della barzelletta”. Ma è più importante avere una bella barzelletta o saperla raccontare?

Sono importanti tutte e due. Una bella barzelletta deve essere corta ed immediata, ma la dote di un comico è saperla raccontare. Le pause comiche tra una parola e l’altra non si possono inventare o imparare; nascono con l’individuo e sono un regalo di Dio.

Sei riuscito ad essere contemporaneamente personaggio pubblico e padre di famiglia. È stato difficile, complicato?

L’unico grande rammarico in questi quasi 40 anni  di Sdrindule è non aver potuto godere dei miei figli. Li vedevo pochissimo perché lavoravo  durante la settimana e il sabato e la domenica andavo a fare spettacoli in Friuli e in giro per il mondo. Ringrazio mia moglie che con la sua intelligenza e con il suo amore è riuscita a tenere unita e a far progredire la mia bella famiglia.

Quali sono i tuoi comici preferiti? Ti sei ispirato a qualcuno in particolare?

Non mi sono mai ispirato a nessun comico, anche se certe persone mi chiamavano il “Grillo friulano”. Come comici che riescono ancora a farmi sorridere sono Ollio e Stanlio, il grande Totò, Grillo e non posso dimenticare Gino Bramieri e Luciano Bronzi, comico triestino che mi ha insegnato molto.

Qual è il cantante che ti emoziona di più per la sua voce?

Devo dirti che io amo il country e la voce che mi emoziona di più e’ quella di John Denver.

Tu componi canzoni divertenti e anche “demenziali”, ma spesso emerge anche il tuo lato intimo. La tua canzone più famosa “Gnot d’amor” ma anche “Una nave bianca” parlano della perdita di persone care. Hai dedicato un brano a un vagabondo, hai scritto canzoni sulla solitudine e sull’emigrazione. Come convivono il cabarettista Sdrindule e il sensibile Ermes?

Convivono perfettamente perchè sono nato in giugno e sono un gemello di segno con ascendente gemelli. Momenti di grande ilarità e momenti di grande tristezza. Nelle mie canzoni uso spesso momenti di vita vissuta intervallati da momenti comici.

Qualche tempo fa tu dicevi di essere il più famoso comico friulano perché non c’era concorrenza. Ultimamente il panorama dei comici “popolari” si è molto ravvivato. Cosa dici?

Certo anni fa eravamo in due o tre comici, ricordo con affetto il mio amico Gelindo Tittiliti al quale sono molto legato, oltre che bravissimo anche una persona speciale. Adesso non parliamo di concorrenza ma sono usciti alla ribalta diversi comici e cabarettisti di valore, ben vengano a ravvivare la tristezza cronica del friulano!

Quando sono uscito dal Friuli per suonare ho notato che, in generale, tutti cercano di darsi una mano dal punto di vista artistico. Qui, forse, siamo rimasti un po’ troppo individualisti, non riusciamo a fare squadra. È vero? Cosa ne pensi?

Abbiamo purtroppo due grandi difetti che ci limitano e non poco, l’invidia e la paura che qualcuno ci tolga la terra da sotto i piedi. Questo è un grave errore, se non si collabora siamo destinati a chiuderci in noi stessi e morire lentamente come artisti e come persone.

So che ti piace viaggiare. Qual è il posto più bello che hai visitato, quello che ti ha colpito di più dal punto di vista emotivo?

Ho viaggiato in tante parti del mondo come turista e come ambasciatore di friulanità nei Fogolars furlans di mezzo mondo. Il posto più bello per me è l’Australia, avrei voluto vivere lì.

La tua carriera è iniziata negli anni ottanta. Il mondo è molto cambiato, ora, rispetto a quel periodo. Dal palco sicuramente tu puoi osservare bene i cambiamenti del gusto e degli stili. Quali sono le tue impressioni sul mondo attuale?

Tutto e’ cambiato, la musica, il modo di esprimersi, ma per quanto riguarda le barzellette sono sempre rimaste un veicolo per far sorridere le persone, anche se i grossi problemi che ci affliggono in questi momenti non danno molto adito ad esplosioni di felicità. Eravamo più poveri, avevamo meno di tutto ma eravamo più contenti.

Tu lavoravi come tecnico informatico. Prima dell’avvento dell’era di Internet, Whattsapp e i Social Network, avevi previsto che il futuro sarebbe stato così?

Non avrei mai creduto che l’elettronica si sviluppasse cosi velocemente.  Se la meccanica avesse avuto lo stesso sviluppo, una macchina adesso costerebbe 10 euro! La gente della mia età comincia pian piano a capire che senza Internet non si va molto lontano.

Una curiosità da appassionato di calcio. Quando giocavi a pallone, quale ruolo ricoprivi? E, di la verità, eri bravo?

Giocavo centravanti e ho segnato molti goals. Ero forte di testa, penso di esserlo ancora (è una battuta alla Sdrindule).

Hai creato un gruppo musicale che ti accompagna, la Sdrindy Band. Ce ne vuoi parlare?

Si, ho creato una Band che mi accompagna quando canto le mie canzoni. Sono tutti amici e bravissimi musicisti. Desidero presentarli: Gianni Iardino alle tastiere, Andrea Musso al basso, Claudio Cappelli alla batteria, Flaviano Miani al clarinetto, Paolo Del Degan  alla chitarra. Stiamo finendo il nostro primo cd dal titolo “Come sono bello” chiaramente riferito a me.

Sdriny Band

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Ho appena terminato il mio cd “Turbo mix”. Ci sono barzellette e canzoni. Collaboro con il mio grande amico Daniele Bellotto e con lui formiamo un duo speciale che è amato ed applaudito da tutti (modestia a parte).

Prima di salutarti…. C’è qualcosa di personale, un ricordo, un pensiero mai svelato pubblicamente, che vorresti raccontare ai lettori di InstArt?

Saluto con piacere InstArt augurando a te e a tutti voi tanti successi. Ve lo dico piano in un orecchio: diventare nonno non ha prezzo. Mandi