Frozen 2- Il segreto di Arendelle è un film del 2019 diretto da Jennifer Lee e Chris Buck. Ad Arendelle sembra tornata la pace, tuttavia un nuovo pericolo mette a rischio l’intero regno; sarà compito di Elsa ed Anna fare luce su un mistero che sembra risiedere nel passato della loro famiglia da generazioni, sarà l’inizio di un viaggio che le porterà a cambiare per sempre i loro destini.
“Da un grande potere derivano grandi responsabilità” diceva Stan Lee, fondatore della Marvel, ed è proprio questo che faceva la fortuna del primo capitolo; in altre parole il primo racconto si basava su una drammatizzazione del potere, tanto cara al creatore di supereroi.
Qui non c’è niente di tutto questo: perché, mentre il primo film affrontava l’infanzia delle due protagoniste, esplicitandola nel superamento del trauma per la morte dei due genitori, il secondo affronta una fase molto più conflittuale ma ugualmente complessa della vita umana: l’adolescenza. Potere per l’appunto che, in termini disneyani vuol dire anche crescita personale che si sviluppa attraverso un conflitto interiore ai personaggi; questo in Frozen 2 non è presente; ciò comporta anche la rinuncia alla linea narrativa femminista, vera novità del primo film, ovvero quel processo che porta, naturalmente, una ragazza a diventare donna.
Un altro tema del film è quello delle origini, fatto, che ne porta necessariamente altri due, quello dei ricordi e quello della memoria: ora, ove, normalmente si sarebbe optato per la manifestazione di un processo ad un complesso edipico latente, questo non viene reso. Quello che manca in questo sequel è la resa scenica dei problemi interni ai personaggi, il che è un vero peccato perché le premesse erano buone; i protagonisti entrano in una foresta, narrativamente, il luogo per antonomasia della perdita di sè, la protagonista viene messa in guardia dai pericoli che la sorella corre inseguendo un fantasma solo che, nessuna delle due problematiche viene sviscerata veramente.
Infine, sembra che Frozen 2 sia un film che abbandona il coraggio, in favore del riciclo di alcuni dei meccanismi narrativi della prima avventura; scelta senz’altro commercialmente più sicura ma che, narrativamente, lo fanno apparire come nient’altro che un semplice upgrade del primo capitolo.
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