Dario Snidaro ha da poco pubblicato per l’etichetta Go Country Records il suo primo album solista The easy way e cominciamo subito a dire che è profondo e bellissimo. Profuma di musica d’autore americana e porta Dario SN ad occupare senz’altro uno dei gradini più alti delle proposte musicali provenienti dal Friuli Venezia Giulia. Dopo gli inizi con i Rusted Pearls ed alcune collaborazioni, Dario SN propone un album interamente suo. Teneva nel cassetto diverse canzoni e voleva ricercare un suono d’insieme con arrangiamenti che si discostavano dal suo standard live. Ci è perfettamente riuscito, grazie anche all’apporto artistico di validissimi musicisti, di cui si parlerà più avanti.

Dario, gigante dai capelli lunghi che sembra uscire da un set girato nel Far West (oppure da quello di Easy Rider?) compone e canta in inglese e si ispira sicuramente alla musica d’oltreoceano. Chiederemo direttamente a lui i suoi riferimenti, ma con un “giochino” proviamo a tirare a indovinare. Oltre ai grandi pilastri USA Neil Young, Ryan Adams, Tom Petty, Springsteen, Steve Earle & company (solo per citarne qualcuno), ho trovato parallelismi con artisti considerati minori e comunque non famosissimi come Richard Shindell, Jaffrey Foucalt, Grant Lee Philips, Joe Henry, Greg Trooper, Jon Dee Graham, Ben Weaver, Ron Sexsmith. Chissà se Dario SN li conosce, se li ammira. Chiederemo a lui.

Ascoltiamo le canzoni. Innanzitutto i suoni. Sono sempre ben calibrati, tutto ha sempre senso. Complimenti a Dario per le scelte e le soluzioni adottate. Inoltre, bisogna evidenziarlo, l’album suona veramente bene. Ricordiamo, a tale proposito che p interamente “Made in Friuli” in quanto  è stato registrato, mixato e masterizzato al Laak Studio di San Daniele da Jvan Moda.

Il disco si apre con la stupenda A spell, che presenta trame chitarristiche acustiche ed elettroniche perfettamente in simbiosi. Secondo l’autore il brano vuole rappresentare l’incantesimo che spesso rappresentano le parole delle persone che ci stanno a cuore. Su You Tube è presente una bellissima versione acustica, dove Dario duetta con Davide Zuin che nell’occasione dimostra un’abilità chitarristica fuori dal comune. Vi consiglio di andare a vedere il filmato al link  https://youtu.be/XVDKyyAXXYQ

The easy way è una ballata con una linea melodica accattivante e molto orecchiabile. Potremmo senz’altro definirla il “singolo” del CD. E’ presente la consapevolezza, dell’importanza di operare riflessioni costruttive. Anche in questo caso consiglio agli amici lettori di InstArt di vedere su You Tube il relativo video ufficiale al link https://youtu.be/4piHEp0Ykow

Confidence è un brano con una struttura che richiama sonorità alla Steve Earle, così come la successiva Ghost townIrene presenta interessanti variazioni con l’uso del banjo e della fisarmonica. Good people, un omaggio alle persone che ci danno una mano sempre e sono sempre presenti, è un pezzo elettrico molto energico.Troublemaker è una emozionante ballata che evidenzia anche l’abilità di Claudio Banelli all’armonica a bocca. Song for a brother (che tratta di relazioni familiari) e Homeless sono altre due ballate toccanti, con la voce di Dario sempre molto equilibrata.

The hours è il brano che corona un bellissimo album e, personalmente, è il mio preferito. Il pezzo parla del tempo che scorre ed è diviso in due parti: la prima giocata sulla chitarra e la seconda utilizzando solo un pianoforte. Complimenti, gran pezzo Dario! Ascoltate il brano su Youtube al link https://youtu.be/Jl77Hl9C5eE

Abbiamo incontrato Dario SN per InstArt e gli abbiamo posto alcune domande.

Innanzitutto, Dario, complimenti per l’album. Troverai scontato sentirti dire che “The Easy Way” profuma di American music. Oppure lo accetti come complimento? 

Grazie. Non lo trovo scontato, è un’ opinione ed essendo tale va rispettata. In questo caso diventa senza dubbio un complimento.

Facciamo subito un “giochino”. Leggendo questo articolo troverai i nomi di alcuni artisti che secondo me sono molto vicini al tuo modo di interpretare la musica. Senza dirti quali erano, ci potresti dare qualche coordinata dei tuoi riferimenti principali? Poi potrai verificare se ne ho azzeccato almeno uno…!

Mi impressionano i musicisti, siano essi artisti singoli o gruppi, dove traspare una forte matrice cantautorale. Dove la musica ha riferimenti intimi e personali. Dove si respira genuinità e sincerità nell’ esprimere anche le cose più nascoste. Mi impressionano gli stati d’animo in musica. Mi lascia indifferente il mero intrattenimento in musica. Cito due nomi con la parola “Ryan” messa in posti diversi. Matthew Ryan. Ryan Adams. Di artisti che mi lasciano tanto ne scopro diversi ogni volta che navigo su YouTube o Spotify.

La scelta di utilizzare l’inglese e non la lingua italiana deriva da esigenze artistiche oppure la senti semplicemente più adatta al tuo carattere?

La sento più musicale per quanto istintivamente mi è sempre venuto naturale scrivere. Molto semplicemente questo. Ciò è influenzato anche dagli ascolti che per la maggior parte sono in inglese.

Hai iniziato il tuo percorso musicale nella band “Rusted Pearls” dove scrivevi già canzoni. Come è nata l’esigenza di produrre un album tutto tuo?

Avevo canzoni complete e bozze di idee accantonate da tempo. Ho trovato degli amici musicisti che hanno ben inteso il suono che avevo in testa e tutto poi è venuto molto naturalmente.

Qual è l’argomento più presente nelle canzoni di “The easy way”?

Direi la speranza che una situazione bloccata, di vita, lavorativa, relazionale o personale, possa evolversi in qualcosa di molto più “fiorito” e “profumato” nel futuro. Questa fiammella sempre accesa che ci aiuta a scegliere la strada migliore, che a volte non è la “easy way” che ci si prospetta davanti come prima possibilità.

“The easy way” è un album profondo, ben composto, suonato, registrato. Tra tutte le canzoni ce n’è una in particolare a cui ti senti legato?

“Confidence”, la terza traccia. Parla molto di me, di come ero e di come sono ancora per tanti tratti.  Lo dice in modo sincero, senza paura di nascondere debolezze. Un nuovo punto di partenza ogni volta che la canto.

Io ho trovato molto speciale “The hours”, essendo affascinato (direi, quasi “ossessionato”) dal tema del tempo che scorre. Bellissima anche la parte finale col pianoforte. Ci puoi dire qualcosa di questo brano?

“The Hours” è una riflessione molto comune e semplice sulla percezione del tempo che scorre. Quando facciamo cose belle che ci nutrono sembra scorrere velocissimo. Quando invece ciò che facciamo non ci coinvolge lo sentiamo scorrere molto lentamente. La parte finale con il pianoforte, una sorta di “ghost track” originariamente intitolata “Room For More” è un riassunto di quanto ho voluto esprimere con il disco. Un senso di speranza, l’ arrivare alla consapevolezza che ci sono molte più cose di cui essere fieri rispetto a quelle che ci buttano giù. Il problema è che spesso non sappiamo riconoscerle. Dice infatti “there are more things to be proud of than things that drag you down, if you only know them better, you won’t let them go”.

L’amico “Pigi” D’Agaro, appassionato ed esperto in musica d’autore, mi ha detto che il suo brano preferito è “Homeless”. Hai incontrato veramente il ragazzo senza casa raccontato nella canzone?

L’ho incontrato veramente. La notte tra il 22 e il 23 Giugno 2011 per le strade di Brighton(UK) dopo aver visto un concerto acustico chitarra/piano e voce di Ryan Adams al Brighton Dome. Avevo perso l’ultimo treno per Londra, dove dormivo, così ho vagabondato per la città di notte, appoggiandomi qua e la tra le panchine cercando di chiudere mezzo occhio. Camminavo e ad un certo punto ho sentito una persona seduta a terra che mi chiamava dicendomi di essere un “homeless”. Ci ho scambiato qualche parola e lui mi ha offerto una birra. Era appena uscito di prigione per problemi di droga e spaccio. Non gli ho chiesto il suo nome, ma a distanza di vari anni spero se la passi meglio. O magari stava bene anche così per le strade, chi sono io per dirlo.

Le tue atmosfere sono spesso dolci e malinconiche. Corrispondono al tuo carattere oppure si tratta solo del tuo stile di scrittura delle canzoni?

Corrispondono al mio carattere. Si, decisamente. 🙂

Sei legato a qualche brano in particolare di “The easy way”, e per quale motivo?

I brani che sento più miei sono ‘Confidence’, ‘Ghost Town’ e ‘Song For A Brother’. Raccontano tre tipi di esperienze. “Confidence” è  personale. “Ghost Town” di evasione. “Song For A Brother” è altrui. Sono le tre sfere in cui anche le altre canzoni rientrano.

Su You Tube c’è un bellissimo video del brano che dà il titolo all’album (per i lettori di InstArt il link è: https://youtu.be/4piHEp0Ykow). Ci racconti come è nato e come è stato realizzato?

Ho conosciuto il videomaker, Matteo Prodan di Sonicyut, a Settembre 2018 durante le riprese di una session acustica di ‘Confidence’ su una barchetta tra i canali di Venezia per le IndieMood Sessions. Ci siamo successivamente tenuti in contatto ed il video, girato all Espace M’Old di Trieste, rispecchia benissimo il modo ironico in cui è descritta la tematica della canzone. Non dico nulla di più. Spero a voi piaccia e possiate condividerlo.

Ti ho conosciuto nell’ambito delle iniziative promosse dal Circolo Acustico. In Friuli esistono alcuni cantautori la cui musica pare confinare con la tua… Cosa dici?

Assolutamente, il Circolo Acustico negli anni ha unito tanti cantautori. Bellissimo è imparare ad ascoltare la proposta altrui e lasciarsi trasportare ed ispirare. Anche la tua scrittura Franco, la sento molto vicina per varie sfaccettature.

Tutti i musicisti che hanno collaborato con te nel disco hanno dato prova di grande maestria e sensibilità. Puoi parlarci degli strumentisti che ti hanno accompagnato in questo bellissimo viaggio?

Il disco è stato registrato da Jvan Moda nel suo LAAK Studio di Muris di Ragogna. Le  basi strumentali di tutte le canzoni non acustiche sono state registrate suonando insieme in trio dal vivo, guardandosi e dopo il “1…2…3…4…” andando dritti fino alla fine. Arricchite poi con delle sovra-incisioni. Oltre a me che ho suonato chitarre acustiche, armonica, alcune chitarre elettriche, ukulele, banjo, piano( su “The Hours”) gli altri musicisti che hanno lasciato il loro segno sono stati: Mirco Tondon (contrabbasso), Paul Zewell (batteria), Davide Zuin (chitarra elettrica) Sarah del Medico (cori su “A Spell”, “The Easy Way” e “Troublemaker”) Claudio Banelli (armonica su “Troublemaker”) Elisa Ulian (fisarmonica su “Irene” e “The Hours”) Alberto Chiavone (tastiere su “The Easy Way”, “Good People” e “Troublemaker”) Mariano Bulligan (violoncello su “Confidence” e “Homeless”) Lucia Zazzaro (violino e viola su “Confidence” e “Homeless”) Jvan Moda (percussioni su “ A Spell”, “The Easy Way” e “Ghost Town”, basso elettrico su “Confidence”)

Puoi fornire ai lettori di InstArt indicazioni utili per acquistare il tuo album e per seguire i tuoi concerti?

 “The Easy Way” si trova su tutti gli store digitali e fisicamente a Udine all’ “Angolo della Musica”.  Potete seguirmi su:

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