MARAVEE OBJECT presenta
ESPLOSI E RICREATI
Mostra / spettacolo con sculture, dipinti, video, fotografie, installazioni di:
Anotherview [ Marco Tabasso, Tatiana Uzlova, Robert Andriessen ] / Julia Artico / Michele Bazzana / Gaetano Bodanza / Nina Koželj / Lorena Matic / Simone Miani / Eloisa Missinato / PiattoUnico / Antonio Riello / Silvano Rubino / Paola Tassetti
Performance canora e musicale con Milena Ermacora / Gabriella Pellos / coriste del Teatro La Fenice di Venezia / Gianluca Micheloni
Performances coreutiche di e con Erica Modotti / Matilde Ceron /Francesco Collavino Esibizione attoriale Fabiano Fantini e Aida Talliente
Videomapping Liceo Artistico Sello di Udine
Inaugurazione:
venerdì 8 novembre 2019, ore 19.00
Castello di Susans, Majano (UD) 9 – 17 novembre 2019
Orario: tutti i giorni 15-19
Esplosi – metaforicamente o realmente – e Ricreati, con altri materiali e diversi pensieri, defunzionalizzati o rimessi in funzione, sono gli oggetti di un curioso “teatro dell’arte” elevati a protagonisti in sculture, dipinti, video, fotografie, installazioni di Anotherview [ Marco Tabasso, Tatiana Uzlova, Robert Andriessen ], Julia Artico, Michele Bazzana, Gaetano Bodanza, Nina Koželj, Lorena Matic, Simone Miani, Eloisa Missinato, PiattoUnico, Antonio Riello, Silvano Rubino, Paola Tassetti; animati dalla performance canora e musicale con il soprano Milena Ermacora, il contralto Gabriella Pellos, coriste del Teatro La Fenice di Venezia e il clavicembalista Gianluca Micheloni, dalle performances coreutiche di e con Erica Modotti e Matilde Ceron, di e con Francesco Collavino e dall’esibizione attoriale con Fabiano Fantini e Aida Talliente. Il tutto anticipato dal videomapping realizzato dal Liceo Artistico Sello di Udine, che sulla facciata del maniero traduce in immagini animate il concept festivaliero.
In un viaggio immersivo e pervasivo che nel dialogo fra idea e sensi inscena il rapporto tra oggetto e corpo umano, il Festival ideato e diretto da Sabrina Zannier – realizzato dall’Associazione culturale Maravee grazie al sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, del main sponsor Gervasoni, del Comune di Gemona del Friuli, delle Obalne Galerije Piran con il Ministero della Cultura sloveno, di AssiUdine e CP & Partners – prosegue il suo intrigante viaggio visionario. Per reinterpretare – nel cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci – il concetto dell’uomo mediatore fra l’artificiosa natura e un nuovo mondo fatto di prodotti umani.
Dopo la mostra estiva “Verde Respiro” al Palazzo Elti di Gemona del Friuli e lo spettacolo teatrale “Blanc Object” al Castello di Colloredo di Monte Albano, “Esplosi e ricreati” realizza un viaggio dell’arte e dello spettacolo contemporaneo attraverso tre sezioni: Il Moto / il Suono / I gesti quotidiani.
Per mettere in scena, con allestimenti sensoriali e immersivi, l’invenzione, la progettualità, la produzione di oggetti e marchingegni che dalla bicicletta alla moto e alla carrozzina, dai vasi agli alambicchi, dai complementi d’arredo alle stoviglie, dalla biancheria di casa ai belletti agli strumenti musicali, fino alla “finestra aperta sul mondo”, ai gesti, alle parole, alle posture che reinterpretano l’Ultima cena e l’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, si catapultano nell’orizzonte dell’arte dando vita a nuovi esiti progettuali e artistici stimolati dal dialogo fra uomo e cose.
Un dialogo costantemente pervaso dalla relazione fra l’uomo e la natura, elevati a soggetto di studio in disegni, dipinti, sculture e performance, dove dalla sezione alla ri-composizione riaffiora il valore degli esplosi di Leonardo, che dall’anatomia ai fenomeni del macrocosmo inquadrava la “scientia macchinale” in un’ampia cornice concettuale di valenza organica.
LE SEZIONI DELLA MOSTRA / SPETTACOLO I GESTI QUOTIDIANI
Il viaggio di Maravee Object inizia dal primo piano del Castello con le sale di Simone Miani, che crea universi pittorici in cui la relazione fra oggetti e corpi umani si dipana su una via squisitamente surrealista. Per narrare l’affondo nella condizione umana, nella gestualità interattiva con le cose del quotidiano, nel costante passaparola fra soggetto e oggetto, messo in scena dallo spostamento semantico, dalla decostruzione e ricostruzione. Così nascono i busti femminili che al posto della testa presentano un tulipano, una gruccia o una nuvola quasi a suggerire simbologie del pensiero pensante; l’incontro conviviale di una coppia su un tavolo abitato da selezionati oggetti elevati a metafore di un discorso muto, gli uomini con le teste trasformate in veliero o in tazzina fumante o, ancora, il busto femminile stretto in un abbraccio che dal corpo genera una torre, un faro, un rebus abitativo e affettivo.
Con la sala bianca di Silvano Rubino i Gesti quotidiani si dipanano silenziosamente in Viaggi paralleli che traghettano passato e presente nella sospensione temporale di narrazioni in bilico tra il qui e l’altrove. Luoghi inventati ed essenziali, sorti da un atteggiamento meditativo di struggente valenza poetica, sono abitati da pochi oggetti e figure umane, provenienti dal lontano passato della storia dell’arte, così come da fotografie, installazioni e performance dell’artista stesso. Sono costrutti metaforici che affrontano inquietanti quesiti sulla natura umana, dalla morte alla vanità, dalla memoria al tempo…mettendo in scena segni-segnali incarnati dagli oggetti e dai corpi. Il drappo, il lenzuolo, gli sgabelli, il libro sul cuscino, lo specchio infranto, quasi sempre bianchi o trasparenti, sospesi in una solitudine silente, scelti e selezionati rigorosamente, come si fa con i vocaboli della poesia: sono loro a tracciare il contenuto dello spazio e della scena rappresentata, a suggerirci nuovi ambienti mentali attraverso i quali abitare l’esistenza quotidiana. Al centro di questi viaggi nell’altrove, un drappo bianco unisce corpi e oggetti, mutuandosi da tovaglia per un lungo tavolo del convivio culturale ad abito attoriale per la performance con gli attori Fabiano Fantini e Aida Talliente.
Nelle sale di Paola Tassetti la relazione fra corpo e oggetto ha il sapore leonardesco di un’unione armonica, estetica ed esperienziale tra l’anatomia umana e la fisiologia botanica, raccolta e visualizzata tra alambicchi, vasi, bottiglie, in installazioni, video e performance in cui l’artista entra in scena con il proprio corpo. Perché i processi di raccolta ed essicazione dei materiali naturali, lo scatto fotografico, il disegno, la pittura, il meditato ritmo compositivo che concorrono all’intero processo creativo, nascono da un’analisi introspettiva e da un processo di identificazione nella relazione fra corpo, paesaggio e oggetti del quotidiano. In un processo sperimentale teso fra biologia, botanica, anatomia e antropologia, Tassetti si espone in prima linea, con un’analisi quasi scientifica delle piante associate al corpo umano, per rivisitarne le forme stravolgendole nell’utilizzo di più linguaggi.
Esplosi e ricreati per via di gesti pittorici sono anche i corpi e gli oggetti di Eloisa Missinato, che prende le distanza dall’osservazione scientifica per stravolgere l’anatomia sul fronte della simbologia emozionale. Il cuore, la tiroide, i polmoni, il feto, il cranio dipinti a tratto spesso, con il sapore di un ritratto immortalato innanzi al soggetto, figurano come una parte che narra del tutto. Decontestualizzati dal corpo, stagliati su fondi monocromi dalle tonalità vivaci, si ergono a soggetti di uno stato emozionale spesso animato da una sottile vena ironica, che nell’indagine sull’identità umana svela caratteri e sentimenti.
Nell’appartamento sulla torre del castello, Lorena Matic presenta un nuovo progetto in cui stampe fotografiche, installazione ambientale e sonora, oggetti d’uso domestico – dai belletti ai bigodini, dai rocchetti di filo alla biancheria ordinatamente riposta negli armadi, dai farmaci alle stoviglie agli abiti – celebrano il silenzio dell’assenza, si elevano a indispensabili generatori della memoria, catapultando il dolore della perdita di una persona cara nella tenera dolcezza alimentata dal ricordo delle sue quotidiane e abituali gestualità. A rivisitare tale processo, provato in presa diretta, ci sarà il pensiero e la voce dell’artista tra le stanze della casa.
Con PiattoUnico by Emanuela Sala i gesti quotidiani di relazione fra corpi e oggetti si catapultano sul fronte del design con un’opera site specific nella cucina del Castello, che reinterpreta stoviglie in ceramica italiana del ‘900, prodotte da manifatture storiche e attualizzate da illustrazioni che appartengono al nostro immaginario collettivo. Prodotti seriali di uso quotidiano, sopravvissuti e dimenticati, si trasformano così in pezzi unici e attuali, che per Maravee Object presenteranno anche tre nuove illustrazioni che rivisitano oggetti d’uso domestico selezionati fra i prodotti Gervasoni.
IL MOTO
La sezione del moto si apre nel grande salone al secondo piano con una strada cittadina sulla quale s’illumina l’installazione di Antonio Riello. Un vero e proprio “esploso e ricreato”: due carrozzine “Inglesina” smontate e rimontate perdono la funzionalità di ospitare un bimbo, ma mantengono quella del passeggio, di un moto lento, che da un lato ammicca alla necessità di recuperare il tempo perduto, il tempo dell’affettività e dell’accudimento; e dall’altro lato ironizza ludicamente sulla defunzionalità dell’oggetto ricreato.
Una carrozzina che sulla strada ci conduce verso una finestra aperta su The Floating Piers, l’installazione temporanea realizzata nel 2016 dall’artista Christo sul lago d’Iseo. Ripresa per ventiquattro ore, con tutto il via vai di gente che attraversava le passerelle galleggianti, è ora il contenuto dell’opera del collettivo Anotherview [ Marco Tabasso, Tatiana Uzlova, Robert Andriessen ], che ritorna a Maravee Object dopo la mostra gemonese “Verde respiro”. Anche questa finestra si erge a metafora del qui e dell’altrove, ma anche del tempo che scorre e che deve essere riattraversato nella memoria di un’impresa e di un’esperienza trascorsa, oppure nella visione di un paesaggio naturale come quello che scorre lento, sempre nel grande salone del castello, da un’altra finestra. Tutte concepite strutturalmente sull’identità della scena ripresa, tutte capaci di stravolgere l’architettura che le ospita, inscenando, nella tensione fra design e arte, sorprendenti trabocchetti visivi e concettuali. Per regalare visioni spiazzanti e stranianti, che consentono l’approdo in un luogo altro rispetto alla propria quotidianità, dove la natura muta e l’uomo passa, con le sue azioni, i suoi oggetti, i pensieri e le parole.
Dal moto lento, suggerito anche dall’atteggiamento riflessivo innanzi all’oggetto/finestra, si passa alla velocità moderata della Motohome di Michele Bazzana, che sull’identità del mobilio del Castello di Susans presenta un nuovo modello entro il progetto che dal 2012 propone curiose moto d’appartamento rivisitate nella propria carenatura in base alle caratteristiche delle case per le quali sono pensate. La Motohome di Maravee Object abita una sala del maniero divenendone soggetto abitativo, ironicamente riflessivo e mnemonico, tanto da conservare affettuosamente sul proprio comò i ritratti incorniciati dei suoi familiari! E da brava “padrona di casa”, la moto intratterrà gli ospiti nel corso della serata inaugurale, con la performance del coreografo e danzatore Francesco Collavino.
Ancora il Moto con la slovena Nina Koželj, che in una stanza dell’appartamento sull’altra torre del Castello presenta un’installazione gonfiabile, un “marchingegno” che respira e cresce su se stesso, per poi ridiscendere in un gioco d’interazione con il pubblico. E’ un oggetto teso fra apparenza e scomparsa, che nella sua epidermide di trasparenze, nell’atto di gonfiarsi e sgonfiarsi svela sempre lo spazio circostante, suggerendo una sorta di sottolineatura, di moto dello sguardo sui complementi d’arredo, sugli oggetti del quotidiano.
Questi visionari viaggi su due ruote fanno un plauso a Leonardo da Vinci, che grazie alla maestria del compianto Renato Catto, che ha ricostruito in legno moltissime macchine seguendo minuziosamente i disegni e i progetti leonardeschi, è virtualmente presente con l’esemplare della bicicletta.
IL SUONO
La sezione del suono si apre al piano terra del Castello con gli strumenti musicali dell’epoca leonardesca realizzati da Mario Buonoconto, liutaio, anche in questo caso con certosino rispetto dei progetti originali e con minuziosa attenzione alla perfezione del suono che ogni strumento deve generare. Oltre all’esposizione dei singoli pezzi, l’atmosfera a cavallo fra ‘400 e ‘500 verrà evocata sul fronte sonoro con la performance musicale e canora di e con il soprano Milena Ermacora, il contralto Gabriella Pellos, coriste del Teatro La Fenice, e il clavicembalista Gianluca Micheloni.
La sala di Julia Artico ci catapulta in un’atmosfera dal sapore bucolico che inneggia a una rinnovata sintonia con il misterioso sussurro della natura tra uomo, cose e animali, che ha portato l’artista alla realizzazione di sculture in cui la materia prima e predominante è il fieno, recuperato come valore nella vita di montagna. Dalla rivisitazione dell’Uomo vitruviano – che verrà animato nella performance coreutica di e con Erica Modotti e Matilde Ceron – inscritto nell’esagono che ricorda la cella dell’alveare e inneggia all’armonia con ogni regno naturale, fino alle sculture degli animali che riecheggiano l’animazione dei cortili e delle praterie, qui il Suono diventa ascolto dei valori originari.
Un ascolto che ridiventa Suono con il video di Gaetano Bodanza, che già negli anni Ottanta rivisitava l’Ultima cena di Leonardo da Vinci per ricostruirla per via di segno e pittura, nel dettaglio di gesti, oggetti, scene e personaggi, tra i quali figura lo stesso artista. Il tutto tradotto in una concitata animazione che scorre repentinamente dal gesto pittorico ai soggetti effigiati, tra musiche, suoni e vocii che dei gesti svelano il sapore dei pensieri che li sottendono e delle relazioni che inscenano.
Comunicato Stampa