Un’opera in un atto dedicata alla figura di Leonardo Da Vinci nel cinquecentesimo della scomparsa: con “Le nozze di Leonardo”, una nuova commissione affidata al compositore Antonio Di Pofi, libretto di Giuseppe Manfridi e Guido Chiarotti, la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste rende omaggio al talento e all’ingegno universale di Leonardo, aggiungendo un importante tassello alle tante iniziative culturali legate al tema scelto per il 2019 dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
Uno spettacolo – presentato oggi nella sede della Regione, alla presenza dell’Assessore alla cultura della Regione Friuli Venezia Giulia Tiziana Gibelli, dell’Assessore ai teatri del Comune di Trieste Serena Tonel, del Sovrintendente della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste Stefano Pace del Direttore artistico della Fondazione Paolo Rodda e di tutto il team artistico – che testimonia la grande vivacità della Fondazione per le nuove commessioni e per la musica contemporanea, come ha sottolineato il Sovrintendente Pace ricordando anche le produzioni affidate a Marco Taralli (“Il Castello Incantato”) e a Nicola Piovani (“Amorosa Presenza”).
Nuove composizioni – ha aggiunto il Direttore artistico Rodda – create dalla Fondazione per rispondere alle richieste del pubblico, cercando di dare un servizio alla collettività. “Le nozze di Leonardo” è stata un’occasione di riflessione e di studio per dare un segnale di innovazione.
Grazie al Melodramma – ha affermato l’Assessore alla cultura Gibelli – abbiamo ereditato un patrimonio immenso che ci consente di essere continuativamente presenti su tutti i palcoscenici del mondo da un paio di secoli. Eppure è fondamentale commissionare nuove opere per poter lasciare un pezzettino di eredità musicale alle generazioni future. Leonardo è una figura tanto più affascinate quanto più la si conosce per quello che ha effettivamente fatto – ha affermato Gibelli – e il suo genio si sposa perfettamente con la musica contemporanea che è in continuo divenire e che non ha un consolidato”.
“Le nozze di Leonardo” cerca di incarnare lo spirito della sua epoca in modo innovativo, proponendo Leonardo raccontato dalle voci di Beatrice d’Este (interpretata da Miriam Carsana), Cecilia Gallerani (Tonia Langella), Isabella d’Aragona (Claudia Urru), Bernardo Bellincioni (Nicolò Ceriani) e Macinella (Ilaria Zanetti), presenti a Milano durante i festeggiamenti per le nozze di Ludovico il Moro e Beatrice d’Este nel gennaio del 1491.
Maestro concertatore e direttore dell’Orchestra della Fondazione Andrea Certa, lo spettacolo si avvale della regia di Morena Barcone, delle scene e scenografia virtuale di Federico Cautero per 4DODO e dei costumi di Andrea Binetti.
La prima mondiale andrà in scena al Teatro Verdi di Trieste mercoledì 23 ottobre (ore 20.30) con repliche fino al 5 novembre (anche doppie rappresentazioni, alle 11.00 e alle 17.00), nell’ambito della Stagione “Da Zero a 100… & più”.
Nel lavorare a questo testo Antonio Di Pofi ha tentato di perseguire la potente capacità della musica di essere motore delle emozioni, capace di penetrare nel testo, esprimendone atmosfere e stati d’animo veicolandoli allo spettatore a livello sensoriale immediato. Accantonando qualsiasi questione riguardo la modernità del linguaggio e rifuggendo da scelte ideologiche formali Di Pofi ha preferito seguire il corso delle emozioni che i personaggi vivono sulla scena con la discrezione che meritano le umane fragilità e gli umani affetti.
La scena si svolge nel castello sforzesco di Milano, quando nel gennaio del 1491 vengono organizzati i festeggiamenti per le nozze di Beatrice d’Este con Ludovico Sforza detto il Moro. Leonardo da Vinci, all’epoca trentottenne, è arrivato a Milano da Firenze nove anni prima presentandosi a Ludovico soprattutto come architetto militare. Da allora ha però svolto per gli Sforza innumerevoli incarichi, tra i quali anche l’organizzazione e l’allestimento scenografico di importanti feste – quali la Festa del Paradiso, in cui si erano celebrate un anno avanti le nozze tra Isabella d’Aragona e Gian Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano e nipote di Ludovico – e appunto questa, in cui si celebrano le nozze tra il Moro e Beatrice. È proprio realizzando le scenografie delle feste milanesi, in cui sorprende gli spettatori con il volo di attori agganciati a invisibili sistemi di corde e carrucole, che Leonardo si incuriosisce delle problematiche del volo umano. Alla festa sono presenti praticamente tutte le casate nobili d’Italia che vengono a rendere omaggio al potere emergente di Ludovico – tra gli altri gli Aragonesi, gli Estensi, gli Sforza e i Gonzaga.
In quanto giovane amante del Moro, la festa di nozze di Beatrice è interdetta alla nobildonna milanese Cecilia Gallerani, residente nel castello e ritratta da Leonardo un anno avanti nel celebre dipinto de La dama dell’ermellino. Cecilia, reclusa in un’ala interna del castello, riceve le notizie di quanto avviene nella piazza d’armi dove si svolgono festeggiamenti e giostre, da Bernardo Bellincioni, poeta di corte conoscente ed antagonista di Leonardo – avevano infatti organizzato insieme la Festa del Paradiso.
Tutti i protagonisti ci parlano di Leonardo, del loro rapporto con il Maestro la cui strada hanno avuto la fortuna di incrociare, rendendosi conto – non senza rimpianto – che la Storia si ricorderà di loro solo per questo fortuito accadimento.
L’opera mette in scena la relazione tra due piani prospettici: la prospettiva del mondo esterno — in cui si svolgono le nozze, la giostra dei cavalieri e le relative scommesse — e la prospettiva del mondo interno (chiuso e claustrofobico) nel quale è momentaneamente reclusa Cecilia cui è interdetta la partecipazione alle nozze del suo amante Ludovico il Moro.
Messaggero tra questi due mondi il protagonista, il poeta Bernardo Bellincioni, latore della narrazione degli avvenimenti del mondo esterno e tramite per le scommesse di Cecilia. Il mondo esterno è dominato da Leonardo, vero deus ex machina di tutto ciò che accade là fuori (non solo durante le nozze, ma in genere nella realtà milanese). Il mondo interno è invece metafora della dimensione psicologica (intima) dei protagonisti, mondo che essi cercano di difendere — disperatamente e senza successo — dall’immanenza di Leonardo.
La scenografia si sviluppa quindi su due piani verticalmente separati: il piano a livello del palcoscenico a rappresentare il mondo esterno, e un piano rialzato in cui è confinata Cecilia e dove si svolge la quasi totalità della scena.
La realtà virtuale (scene e scenografia virtuale di Federico Cautero per 4DODO) rende possibile creare negli spettatori effetti di stupore/meraviglia — effetti che Leonardo, così come altri scenografi rinascimentali, notoriamente inseguiva.