L’occasione giusta è arrivata proprio martedì sera, perchè pochi attimi prima del concerto inaugurale della ventesima edizione di Jazz&Wine of Peace 2017 è stato presentato il cd “Connessioni (Povezave)”, una splendida compilation, curata dal direttore artistico Mauro Bardusco, realizzata proprio per questo importante traguardo dell’inimitabile festival targato Circolo Controtempo e con esaustive note di copertina dell’amico Flavio Massarutto.

“Connessioni” esce per Klopotec, una bellissima realtà di produzione discografica con sede a Podnart in Slovenia, che ci ha colpito per la ricchezza del catalogo e la qualità delle sue registrazioni. Ne abbiamo voluto parlare con il suo creatore, nonchè ingegnere del suono e soprattutto grande amico fotografo Iztok Zupan.

Ci si incrocia sempre sotto i palchi di numerosi festival jazz. Da anni conosco la tua passione per la fotografia, ma è anche da diverso tempo che ti vedo registrare con passione numerosissimi concerti! A Jazz&Wine of Peace, ho scoperto che in realtà hai anche aperta una etichetta discografica, la Klopotec, che a catalogo ha numerosissimi titoli interessanti e da più di cinque anni … Ci vuoi raccontare un po’ come è andata?

Mi interesso di musica da più di 40 anni, ho cercato sempre di migliorare la qualità dell’audio. L’inizio delle registrazioni è datato poco prima del 2000, quando ho iniziato con un Dat e un microfono stereo per registrare concerti in incognito. L’audio, sebbene non a livello professionale, era molto diverso dai dischi, molto più reale. Poco tempo dopo, con l’ausilio di due microfoni di alta qualità fatti a mano da un produttore sloveno, è iniziato il lavoro serio. Una volta imboccata questa strada non potevo fare marcia indietro e oggi mi ritrovo con nuovi strumenti di alta qualità e un piccolo studio di registrazione.

Immagino che tutte le registrazioni siano frutto del tuo lavoro…

All’inizio tutte le registrazioni sui cd erano lavoro mio, ma oggi non è più così. Ho pubblicato anche registrazioni fatte dall’austriaca Ortf e in questo momento sto pubblicando il quartetto di Erhard Hirt realizzato a New York. Altre mie registrazioni sono state pubblicate da note case discografiche cone Leo Records, NotTwoRecords, Okka Disk, Rudy Records…

Sono tutte registrazioni live? Probabilmente richiedono molto lavoro preparatorio e concentrazione. Come le realizzi?

Qualcosa è stato realizzato in studio, sebbene preferisca assolutamente lavorare dal vivo nelle sale con una buona acustica. Questo tipo di lavoro richiede maggiori sforzi per il rumore proveniente dall’ambiente e dagli strumenti stessi. Però i risultati dimostrano che i bravi musicisti che suonano dal vivo si sentono ispirati dagli ascoltatori e dall’ambiente, e quindi suonano meglio. Se devo quindi registrare un concerto, devo adattarmi alla configurazione del luogo e alle sue caratteristiche, mi preoccupo addirittura dei minimi dettagli, ad esempio dove piazzare un microfono in un posto piccolo. Se devo registrare nelle sale acustiche senza il pubblico, preferisco le chiese e in genere cerco dei posti fuori dai luoghi affollati e con un’acustica buona per il materiale che voglio registrare. Tante volte registriamo la sera tardi, anche fino alle tarde ore del mattino, quando vanno a dormire anche gli animali, ad esempio gli uccelli. Ad esempio, quando registravo con Sabir Mateen a gennaio in una chiesa, avevamo un temperatura di 10 gradi e quindi ho dovuto addirittura procurami una stufa e del the caldo, quindi potete solo immaginare quanto deve essere difficile per un musicista registrare anche solo per un paio d’ore.

Immagino che tutto questo possa essere mosso da una grande passione, ma nel panorama immenso del jazz qual è la direzione che più ti interessa?

Non mi limito a una direzione, sicuramente il jazz nel suo complesso. Preferisco i piccoli gruppi che compongono la musica improvvisando, però non respingo l’idea di musica etno elettronica e tanto altro …

Vedo che la Klopotec produce anche libri di fotografia (lo splendido volume di Ziga Koritnica Jezero/The Lake) e mi domando fino a che punto le due forme d’arte si compenetrino… a quale delle due darai più spazio nei prossimi anni e soprattutto sei tu quello che decide dove lo porterà l’ispirazione o è l’arte stessa che ti trascina?

Entrambe le forme sono arte e penso che collaborino bene. Ad esemoio, ad un concerto posso fare delle foto che in un secondo momento, quando le controllo, come per magia mi fanno tornare in testa i suoni, oppure viceversa quando sento le registrazioni mi tornano in mente le immagini. Fare una buona foto durante il concerto significa conoscere l’artista, inserire nella composizione la stanza, la luce e fondamentalmente la stessa cosa richiede una registrazione. Dipende dal fotografo o da chi è dietro il tavolo di registrazione cosa ne uscirà fuori. Noi non siamo semplicemente delle persone che immortalano una certa occasione, posso tranquillamente affermare che ogni fotografia o registrazione creerà delle circostanze con una nota artistica personale. Tante volte è facile farlo diventare più interessante rispetto a come è stato dal vivo.

Hai delle ottime produzioni in catalogo …

Attualmente ho pubblicato un cd molto particolare, di Sabir Mateen, registrato nel 2008 in una chiesa, poi il quartetto sloveno There Be Monsters, il cd di Mikolay Trzaska (Eggersdorf), le registrazioni del Brda Contemporary Music festival e diversi concerti a La Porta Azzurra di Monfalcone, ma sono sono anche in trattativa con Anthony Coleman e Keith Tippett!

Luca A. d’Agostino © instArt

(si ringrazia Erika Sosic per la traduzione )