Nel foyer del Teatro Verdi di Pordenone inizia la presentazione della 38a edizione delle Giornate del Cinema Muto. Una gradita sorpresa, annunciata da Giuliana Puppin, ci porta direttamente a casa di David Robinson, grande esperto, conoscitore e storico del cinema, direttore delle Giornate del Muto per molti anni. Grazie ad un collegamento on line e alla traduzione di Suomi Sponton, ci racconta aneddoti dei personaggi del film attorno al quale ruota questa edizione: “The Kid” di Charlie Chaplin. Il Direttore Jay Weissberg presenta a grandi linee il programma con 217 titoli tra corti e lungometraggi. Segue l’intervento del Presidente Livio Jacob che con poche parole gela il pubblico presente alla conferenza. Già. Sembra surreale. Un evento tra i più importanti nella nostra regione perde i contributi delle istituzioni e dello sponsor, che ammontano a 69.000 euro. Ce lo dice con un certo disappunto, vista la modalità che quasi ricalca la caratteristica principale dell’evento: in poche parole. Questa edizione, che dovrebbe essere dedicata a pellicole divertenti, è venata da una smorfia di tristezza. Come sia possibile lo sappiamo. Non ci sono soldi! Inutile girarci intorno. Ci sono tante manifestazioni – tutte importanti non vi è dubbio – ma questa, a mio avviso, è veramente in un altro universo. Fioccano nomi altisonanti della storia del cinema, pellicole rarissime, ricerche che durano per anni di capolavori cinematografici che altrimenti andrebbero persi chissà dove, musicisti importanti della scena mondiale. Anche Remo Anzovino credo sia cresciuto proprio in questo meraviglioso frame pordenonese. Certo è che questa notizia gela il sangue. Un segno tangibile dei tempi che cambiano rapidamente e che non riescono sempre a riconoscere il bello, senza preoccuparsi dell'”obiettivo” magari legato al marketing più che alla cultura. La sofferenza non è solo delle Giornate del Cinema Muto, ma anche di tanti altri eventi importanti del nostro amato Friuli. È da approfondire se questo sia frutto di una reale impossibilità economica o forse di una errata distribuzione delle risorse. Compito certamente non facile con la miriade di eventi che si alternano durante l’anno nel nostro territorio. Il dubbio resta, ma ponendo in primo piano l’arte, le Giornate del CInema Muto numero 38 rappresentano un evento unico e mi auguro non diventino le Giornate del Cinema Chiuso.
© Massimo Cum per instArt
Di seguito il comunicato stampa
LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO – 38a EDIZIONE
Pordenone, Teatro Comunale Giuseppe Verdi, 5-12 ottobre 2019
217 film fra corto e lungometraggi, 19 curatori delle diverse sezioni, 50 esperti che hanno redatto le note ai film per il catalogo del festival: sono i primi numeri della 38a edizione delle Giornate del Cinema Muto, che si svolgerà dal 5 al 12 ottobre 2019 al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone, dopo una serata di pre-apertura, venerdì 4 ottobre al Teatro Zancanaro di Sacile e con la replica dell’evento inaugurale domenica 13 ottobre all’interno della stagione musicale del Verdi.
Il programma è talmente ricco e pieno di suggestioni e rimandi che risulta davvero difficile scegliere da dove cominciare. Per un doveroso omaggio a una delle dive più amate dal festival partiamo dal manifesto dedicato a Marion Davies che riproduce una foto della grande fotografa Ruth Harriet Louise scattata sul set del film Beverly of Graustark (Il principe azzurro), una commedia raffinata ed elegante dove la Davies è mattatrice assoluta. Abbiamo così individuato due dei fil rouge dell’edizione 2019: la commedia e la forte presenza femminile all’interno di quasi tutte le sezioni.
GLI EVENTI SPECIALI
Vediamo ora gli eventi speciali. L’apertura è con The Kid (Il monello, 1921), uno dei film più amati di tutti i tempi in cui Charlie Chaplin fonde un’altissima ispirazione poetica con elementi autobiografici legati alla sua difficile infanzia. Raramente nella storia del cinema si è arrivati a un sodalizio artistico più commovente di quello che lega nel film il Vagabondo al Monello, magnificamente interpretato da Jackie Coogan all’età di sei anni. Sembrerà strano ma è la prima volta nella lunga storia delle Giornate che The Kid viene proiettato al festival. Questa lacuna viene colmata, in occasione dei 130 anni dalla nascita di Chaplin, con la serata inaugurale di sabato 5 ottobre alle ore 20.30 al Teatro Verdi (replica nello stesso luogo domenica 13 alle ore 16.30). L’adattamento per l’esecuzione dal vivo della partitura composta da Chaplin nel 1971 è di Timothy Brock, che dirigerà l’Orchestra San Marco di Pordenone nella serata d’apertura, mentre il direttore nella replica domenicale sarà Günter A. Buchwald.
Londra è protagonista nel film di chiusura di sabato 12 ottobre (ore 20.30), The Lodger – A Story of the London Fog (1927) di Alfred Hitchcock. Tratto dal romanzo di Marie Belloc Lowndes e ispirato alla fosca cronaca di Jack lo Squartatore, il serial killer che terrorizzò la capitale inglese alla fine dell’800, The Lodger è il terzo film di Hitchcock, il secondo tra quelli pervenutici, e anche quello in cui più chiaramente mette in luce stile e temi che diventeranno il suo marchio di fabbrica. The Lodger inaugura anche la lunga serie di camei con i quali il maestro del brivido “firmerà” i suoi film successivi. La nuova partitura musicale che Neil Brand ha composto per il film viene eseguita dall’Orchestra San Marco diretta da Ben Palmer.
Musica e cinema, un binomio inscindibile anche per il terzo evento del programma, Oblomok Imperii (Un frammento d’impero), una produzione sovietica del 1929 presentata nel nuovo restauro realizzato da EYE Filmmuseum, Gosfilmofond of Russia, San Francisco Silent Film Festival con la collaborazione della Cinémathèque suisse. Il regista Fridrikh Ermler amava collaborare con i maggiori compositori del suo Paese e per il film in questione si avvalse della musica di Vladimir Deshevov, la cui fama all’epoca non era inferiore a quella di Shostakovic e Prokofiev. Un frammento d’impero è uno dei pochissimi film sovietici rimasti con la partitura originale, ritrovata solo recentemente e che al Teatro Verdi sarà eseguita in prima internazionale (dopo un’unica esecuzione a Mosca), mercoledì 9 ottobre alle 20.30, dall’Orchestra San Marco sotto la guida di Günter A. Buchwald.
Nella tredicesima edizione di “A colpi di note” gli allievi delle scuole secondarie di Pordenone accompagneranno, domenica 6 ottobre alle 14.30, due comiche americane del 1923, Carmen, Jr.di Alf Goulding, con la simpaticissima Baby Peggy (Diana Serra Carey) in versione torera e Dogs of War! di Robert F. McGowan, episodio della serie Our Gang, le mitiche “simpatiche canaglie”.
LE RETROSPETTIVE
Si diceva del grande spazio che ha la commedia nel programma. Una sezione prende in esame proprio le origini dello slapstick europeo, le sue derivazioni e i suoi legami con il music-hall, il vaudeville, il circo, e l’influenza che ha avuto sulla comicità americana, inclusa quella di Laurel & Hardy, di cui vedremo il primo film, Duck Soup (1927), nel nuovo restauro della parigina Lobster Films. Accanto a nomi noti come Max Linder e Karl Valentin, riscopriamo artisti austriaci, danesi, ungheresi, tedeschi e britannici oggi dimenticati, per non parlare degli esordi in qualità di attore di Ernst Lubitsch, prima che passasse all’altro lato della macchina da presa. L’anello di congiunzione tra la comicità e la forte presenza femminile è rappresentato dai cortometraggi delle “nasty women”, un felice ritorno all’insegna della ribellione e dell’irriverenza verso l’ordine costituito e le convenzioni, ad opera di Léontine, Cunégonde, Lea, Rosalie, e di tante altre portatrici di caos loro alleate. Altre “nasty women” compaiono nella sezione dei flipbooks, ovvero corti della durata inferiore al minuto ricreati partire da flipbooks fin-de-siècleritrovati in una collezione privata in Francia. I flipbooks, tratti all’epoca da film, alcuni dei quali non sono sopravvissuti se non in questa forma, sono stati fotografati e ri-animati in modo da mostrarci nuovamente le immagini in movimento. Grazie a questa impresa portata avanti da Rob Byrne, Thierry Lecointe e Pascal Fouché, avremo l’occasione di vedere alcuni titoli di Georges Méliès considerati perduti. Gli omaggi al femminile continuano con la sezione dedicata a due vedettes francesi: Suzanne Grandais, tragicamente scomparsa all’età di 27 anni, e Mistinguett, regina del music-hall parigino, famosa anche per le splendide gambe, assicurate all’epoca per una cifra record.
Una personalità notevole nell’ambito del cinema muto italiano è la milanese Elettra Raggio, un’autentica pioniera che fu attrice (nella sezione Riscoperte e Restauri la vedremo protagonista de La morte che assolve, del 1919), ma anche sceneggiatrice, regista e produttrice, un’interprete forse dallo stile troppo moderno ed elitario per i suoi tempi, tant’è che nonostante il favore della critica non riuscì mai a imporsi presso il grande pubblico e finì per ritirarsi presto dal cinema. Una vera leggenda è invece Joan Crawford, che vedremo in Sally, Irene and Mary (Le tre grazie), diretto nel 1925 per la MGM dal talentuoso regista Edmund Goulding, destinato a lavorare con altre dive dello schermo come Greta Garbo, Gloria Swanson, Bette Davis. Un misto di commedia e melodramma sulla vita di tre bellissime ballerine di fila, Sally, Irene and Mary è il quarto film della Crawford ma il primo in cui i suoi occhi espressivi e le sue doti di primattrice sono messi pienamente in risalto, anticipando il suo futuro di star indiscussa.
Virando al maschile, spiccano le due retrospettive dedicate a William S. Hart e a Reginald Denny. Hart arrivò piuttosto tardi al cinema, dopo una lunga e proficua carriera di attore teatrale, e divenne il più popolare interprete – oltre che regista – di western degli anni dieci e venti. Dei quindici film (più due frammenti) inclusi nel programma, realizzati tra il 1914 e il 1918, alcuni sono stati restaurati appositamente per la retrospettiva pordenonese, in certi casi a partire da frammenti provenienti da archivi diversi, pubblici e privati. Di particolare interesse per le sue controverse implicazioni razziste è The Aryan, considerato perduto e scoperto recentemente al Museo del Cine di Buenos Aires.
Nel periodo compreso tra il 1923 e il 1929, Reginald Denny fu il comico principale della Universal Pictures. Nato nel Surrey da una famiglia di teatranti inglesi da cinque generazioni, esordì a sette anni sul palcoscenico. Fu personalità poliedrica; cantante, pugile, pilota di biplani da caccia nella Prima Guerra Mondiale e geniale inventore aeronautico, la cui attività segreta per il governo americano nella Seconda Guerra Mondiale è all’origine della tecnologia dei droni. Uno dei titoli di punta della rassegna a lui dedicata, What Happened to Jones, sarà presentato al Teatro Zancanaro di Sacile venerdì 4 ottobre alle 20.30, nell’ormai tradizionale appuntamento di pre-apertura nella città che ha ospitato il festival dal 1999 al 2006. La serata è organizzata in collaborazione con il Comune di Sacile e con il sostegno del Rotary Club Sacile Centenario. Per il film, che sarà replicato al Verdi giovedì 10 ottobre, è stata composta una nuova partitura musicale da Juri Dal Dan per l’esecuzione dal vivo dalla Zerorchestra diretta dallo stesso Dal Dan.
Ritorni graditi sono quelli di John M.Stahl (con il lungometraggio The Woman Under Oath e l’unico rullo di The Wanters) e di John H.Collins (con A Wife by Proxy).
Torna anche Mario Bonnard, una figura di attore e regista di grande rilievo nel cinema italiano del muto e del sonoro, di cui quest’anno vengono proposti gli esordi e due titoli del periodo tedesco praticamente inediti.
È tradizione che la geografia delle Giornate non trascuri le cinematografie di Paesi considerati periferici. Quest’anno il focus è sull’Estonia, una nazione dalla storia molto travagliata ma con una piccola e vivace produzione cinematografica di cui viene dato un assaggio con cortometraggi, documentari e due lungometraggi provenienti dal Filmmuseum estone.
Un’altra istituzione presente quest’anno è il Musée Albert Kahn di Parigi, noto soprattutto per il suo ineguagliabile patrimonio fotografico, che propone a Pordenone alcuni film delle sue collezioni finora mai proiettati.
Completano il programma la sezione “Film sul cinema”, il cinema che guarda sé stesso, il proprio mito e la sua funzione industriale, ad appena pochi anni dalla sua nascita.
La sezione sui cortometraggi di Weimar comprende documentari scientifici, corti d’avanguardia e di attualità, film di educazione all’igiene e pubblicità.
Quest’ultima ritorna nella sezione sulla pubblicità scandinava, che si propone di analizzare il modo in cui i cortometraggi pubblicitari si ibridavano con altri generi, spesso con risultati molto divertenti.
“Il canone rivisitato” è l’appuntamento con i classici. Gli autori e i film di quest’anno sono Cecil B. DeMille con l’epico Joan the Woman (1916), sontuosa biografia parallela su Giovanna d’Arco e su un soldato della prima Guerra Mondiale; F.W. Murnau e il suo leggendario Faust (1926); Yacov Protazanov con uno dei massimi capolavori del cinema pre-sovietico, Otets Sergii (Padre Sergio, 1917), protagonista il grande Ivan Mosjoukine; e il maestro francese Jean Grémillon, autore del folgorante dramma familiare Gardiens de phare (1929).
Infine, tra le proposte della sezione delle riscoperte e dei nuovi restauri segnaliamo anche El último malón (L’ultima insurrezione), Argentina 1918, unica pellicola di Alcides Greca, che non solo ricostruisce minuziosamente una strage della tribù Mocoví avvenuta nel 1904, ma racconta la vicenda dal punto di vista degli indigeni, illustrandone le usanze e le tradizioni.
Importante è anche il ritrovamento di un film di Shangai del 1932, Fen dou (La lotta), che unisce una forte connotazione ideologica a una sorprendente raffinatezza estetica.
Un altro arrivo dall’Estremo Oriente è Chushingura (1910-1917), che comprende anche il più antico film del genere ronin, databile al 1910, che narra reali fatti storici avvenuti in Giappone nel 1701. La proiezione sarà commentata in sala dal vivo dal benshi, attore che nel cinema muto giapponese aveva il compito di dare voce a tutti i personaggi e alle vicende del film, con il sottofondo musicale eseguito da un ensemble nipponico.
In un restauro della Cineteca Nazionale troviamo un’altra conoscenza delle Giornate, quel Robert Vignola che dalla natia Trivigno, in Lucania, andò con successo alla conquista di Hollywood. Quest’anno viene presentato The Moment Before (Profezia di zingara), del 1918, e ci piace pensare che quel “before” (prima) alluda anche al periodo che precedette il sodalizio artistico di Vignola con Marion Davies.
E così davvero si chiude il cerchio.
Il 16 agosto scorso abbiamo appreso con profonda tristezza la notizia della scomparsa di Richard Williams, che non è stato soltanto lo straordinario animatore premio Oscar, il creatore di Roger Rabbit, il tramite tra la generazione dei grandi vecchi del cinema animato e le nuove generazioni, ma un grande amico delle Giornate. È nel cuore di tutti coloro che lo hanno incrociato, presenza discreta e sorridente, in mezzo al pubblico del festival, a cui ha regalato, nel 2003 a Sacile una memorabile masterclass, alcune anteprime dei suoi ultimi, emozionanti lavori e, soprattutto, la splendida sigla che precede tutte le proiezioni. Al grande Richard Williams è dedicata l’edizione 2019 delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone.
Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.
Pordenone, 27 settembre 2019
Comunicato stampa