Faceva sorridere sentirli cantare alla fine di un concerto bello e coinvolgente come pochi “Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere…..”.

Shel Shapiro e Maurizio Vandelli, la strana coppia di ragazzi d’oro del beat italiano, con due ore abbondanti di musica e parole, in realtà avevano indiscutibilmente vinto. Una vittoria netta, per la tappa friulana del tour “Love & Peace” approdata sul piazzale del Castello di Udine per una felice intuizione degli organizzatori di Folkest 2019.

Un acquazzone, caduto sulla città a poco più di mezz’ora dall’inizio dello show, non ha scoraggiato un mezzo migliaio di persone che ha accompagnato con cori e calorosi applausi l’esibizione friulana dei due straordinari protagonisti. Un passato comune fatto di grandi successi, di collaborazioni importanti ma anche di dichiarata rivalità giovanile quando Shel era il cantante front-man del gruppo The Rokes e Maurizio il leader indiscusso dell’Equipe 84. Avrebbero potuto fare a meno l’uno dell’altro per sempre e invece le loro strade, a lungo parallele, in tempi recenti si sono incrociate. Nel 2018 è uscito il disco “Love & Peace” e subito dopo è partito un tour che ancora continua con successo.

Impossibile non farsi coinvolgere quando snocciolano uno dopo l’altro pezzi che hanno fatto la storia della musica. Nessuna operazione nostalgia perché le canzoni, senza essere snaturate, hanno ora sonorità contemporanee e testi tremendamente attuali. Provate a riascoltare “Che colpa abbiamo noi” oppure “E’ la pioggia che va”.

Le collaborazioni con Battisti/Mogol ci hanno dato il privilegio di ritrovare canzoni immortali: “Nel cuore e nell’anima”, “Io ho in mente te”, “29 settembre”, “10 ragazze”. Impossibile non unirsi al coro, iniziando a cantare sottovoce e finendo a squarciagola. 

Tengono il palco con leggerezza e consumata professionalità i due, si concedono qualche riflessione e un po’ d’ironia. Non si risparmiano questi due giovanotti (Vandelli classe ’44, Shapiro classe ’43) e il concerto fila via spedito come un Frecciarossa.

Non incespicano mai nella banalità né risultano patetici come qualche collega con meno talento e in difetto di personalità.

Shapiro si merita un applauso supplementare perché in scena nonostante il lutto familiare che lo ha colpito il giorno prima. Non si arrende a una costipazione che lo perseguita da qualche tempo e canta proprio come 50 anni fa’. La voce di Vandelli poi è superba nel tono, unica nel timbro. Bellissima!

Tanta musica italiana e qualche apprezzabile incursione internazionale senza far rimpiangere gli interpreti originali: Bod Dylan di “Blowin in the wind”, Cat Stevens (Gatto Stefano come lo chiama Vandelli) di “Wild World”, i Beatles di “Let il be”, The Mamas And The Papas di “California Dreamin’”.

Godibile il siparietto in cui i due artisti provano a ricreare l’atmosfera del Piper, il locale dove entrambi hanno ottenuto visibilità e successo. Si raccontano con le parole e con le canzoni, si divertono e divertono la platea che non lesina loro applausi.

Lo schermo, che fa da sfondo al palco, rimanda immagini paradigmatiche e sorprendentemente suggestive.

La commozione è in “Auschwitz”, il pezzo firmato da Francesco Guccini.

Oltre due ore godibilissime, dove non si è di certo giocato al karaoke o al jukebox né è stata messa in atto un’operazione puramente nostalgica. Piuttosto si è trattato di un’occasione imperdibile per chi c’era di rivivere quella che è stata una stagione irripetibile della musica italiana, per chi non c’era di capire che cosa si è perso Avrebbe meritato più pubblico.

Una menzione infine anche per i musicisti della band con cui Shapiro e Vandelli hanno condiviso la scena nella prima data del tour estivo: Alessio Saglia alle tastiere, David Casari alla batteria, Gianmarco De Feo e Daniele Ivaldi alle chitarre e Massimiliano Gentilini al basso.

Standing ovation finale doverosa e meritatissima.

Shel Shapiro e Maurizio Vandelli “Love & Peace tour” – Udine piazzale del Castello 9 luglio 2019 organizzazione Folkest 2019

© Rita Bragagnolo per instArt