Caldo torrido alla diga Nazario Sauro di Grado. Qualche folata di venticello tra il Föhn e il mezzo Föhn, comunque… almeno una parvenza di miglioramento. Pubblico delle grandi occasioni e a ragione! Non dico ci sia il più grande cantante di tutti i tempi, ma questa sera sul palco di OndeSeaGrado Music Festival, organizzato da Onde Mediterranee per conto del Comune di Grado, c’è un interprete e autore che ha fatto cantare a squarciagola (e questa sera si ripeterà) milioni di persone. Tony Hadley, frontman degli Spandau Ballet, continua in solo il suo percorso musicale, dopo la rottura con la band che lo ha visto protagonista negli anni ’80, con inalterata freschezza giovanile sebbene la carta d’identità parli chiaro. Nonostante la temperatura elevata, Hadley esce con un impeccabile english style, giacca chiusa e pantalone lungo. Per la scelta stilistica ci sarà una carneficina di bicchieri di acqua, birra e jack daniels e un’asciugamano che dopo la quarta canzone sembra non essere più in grado di asciugare per nulla! Il crooner sale sul palco alle 21:37, letteralmente investito da un ovazione dell’esercito femminile presente, che non gli darà tregua fino alla fine concerto. La sua performance spazierà tra brani classici del repertorio classico degli Spandau Ballet a quelli di artisti e amici come Freddie Mercury, Bono, The Killers ed Elvis, per citarne alcuni… È circondato da una sessione acustica con tre grandissimi artisti, il pianista Robert Taggart, la percussionista e vocalist Lily Gonzalez ed il chitarrista Richie Barrett. Bravissimi, in grado di far riascoltare i brani con arrangiamenti da veri professionisti. La scaletta? Eccola. Take back everything, highly strung, delirious, round and round, ill fly for you, boys of summer, with or without you, skin deep, only when you leave, barricades, tonight belongs to us, crazy little thing, lifeline, true, every time, lets stick together, gold. Un viaggio attraverso la sua voce, nei ricordi di estati anni Ottanta dove l’amore, che lui declamerà tutta la sera, era protagonista indiscusso, dove il suo gruppo e i Duran Duran davano la stura a diatribe generazionali armoniche e stilose. La sua voce è inconfondibile, il suo estro e simpatia sono insoliti se legati allo stereotipo anglosassone, per cui si si aspetterebbe tutt’altro. Forse la sua particolare predilezione nei confronti del cibo e del vino italiano gli ha modificato un po’ il dna? Resta comunque il fatto che al di là dei preconcetti sul pop, quello che il pubblico presente ha apprezzato è la voglia di immergersi nella spensieratezza, nell’allegria, nella passione del momento, nelle note semplici ma ben strutturate di canzoni da cantare anche dai meno intonati. Lui ogni tanto si perde in frequenze non ben concilianti, ma non è una novità. Poco importa al pubblico, che verso la fine del concerto si assiepa sotto al palco! Tony chiude il concerto alle 23:15 ben conscio di non averci stancato, annoiato, stufato, viste le mani alzate al cielo e la standing ovation da parte di tutti i presenti. Se ne va e scompare nei camerini, lasciandoci con le luci del palco, un sottofondo musicale: Fly me to the moon e il suono cadenzato delle onde che si infrangono, come la nostra speranza di un po’ di refrigerio ventoso notturno che tarda ad arrivare.
Arriverà poco dopo rientrando in auto con l’aria condizionata a manetta.

© Massimo Cum per instArt